Cristo è veramente Risorto…tu non morirai!
Il Risorto porta la nuova umanità in sé, ed è l’ultimo glorioso sì di Dio all’uomo nuovo
La croce sembrava la fine. Se la croce fosse stata l’ultima parola su Gesù, il mondo si sarebbe perduto, ma Dio ha compiuto per noi la salvezza, destò Cristo dai morti: è così che la risurrezione di Gesù è il sì di Dio a Cristo e a noi, poiché risuscitando l’uomo Gesù, Dio ha risuscitato tutta l’umanità e ha ricreato cieli nuovi e terra nuova.
A Pasqua, un Vangelo dove tutto si colora di urgenza e di amore. Come il sole, Cristo ha preso il proprio slancio nel cuore di una notte: notte di terribile silenzio, di buio ostile, di sgomento, notte che apre alla luce del primo giorno della creazione. Urgenza, del seme che si apre, del masso che rotola via e il sepolcro è spalancato, vuoto e risplendente nel fresco dell’alba. Amore, che sorregge il correre di tutti in quel primo giorno dopo il sabato; amore, come le lacrime dal buio del cuore di Maria di Magdala che si ribella all’assenza di Gesù. Amore, come le parole sussurrate al cuore dell’umanità: “tu non morirai”.
Il Vangelo accompagna passo passo il disvelarsi della fede, che prende avvio da un corpo assente, “dove l’avete portato?”. Maria vide la pietra tolta e la tomba vuota. L’evangelista utilizza il verbo greco blépo che indica uno scorgere, una percezione fisica. Poi, la prima parola del Risorto, umile, commovente, che incanta ancora: “Donna, perché piangi?”, Maria vorrebbe afferrarlo e non lasciarlo andare. Ma Gesù: “Noli me tangere”. Non mi trattenere, devo andare, da questo giardino al cosmo intero, da queste tue lacrime a tutte le lacrime del mondo. Oltre la morte. Giunge al sepolcro Pietro, “entrato, vide le bende”. Qui il verbo utilizzato è theoréo, vedere con attenzione, osservare con calma, riconoscere i particolari. Oráo è il verbo, invece, che indica uno sguardo interiore, profondo, che tocca lo spirito e propone un cambiamento come nel discepolo che “vide e credette”.
Il vedere della fede sa andare oltre quello che materialmente è stato visto, oltre l’evidenza. Vedere con gli occhi del cuore, vedere dentro. E per vedere bisogna andare e uscire: andare verso quanto sembrava scontato, protetto dalla notte, un corpo dilaniato dalla sofferenza e dalla morte , per scoprire invece che Dio lo ha sconvolto e rinnovato. E la luce ha vinto il buio, la vita ha sconfitto la morte.
Dio non risuscita Gesù spaccando la pietra del sepolcro davanti a tutti perché credano, ma Dio oggi risuscita Gesù in ogni piccolo gesto in cui fiorisce la vita: in ogni bambino che viene concepito e nasce magari a fatica nel grembo di una mamma; in una donna che è capace di risollevarsi e di continuare a sperare nell’amore anche dopo una violenza, fisica, psicologica o affettiva che essa sia; in un padre di famiglia che perde il posto di lavoro e si inventa qualcosa per arrivare a fine mese; in una Chiesa che ha il coraggio di aprirsi alle periferie del mondo. Cristo non solo è il Risorto, al passato, ma risorge qui e ora, e continua a rotolare via i massi dall’imboccatura del cuore dell’uomo. Cristo non è semplicemente risorto una volta per tutte, ma risorge per l’eternità in ogni persona che sa accoglierlo. Pasqua è la festa dei macigni che rotolano via e noi usciamo pronti a una nuova primavera.
E allora, che sia qualcosa di più che un semplice augurio! La constatazione che qualcosa in noi è morto, e ha lasciato il posto a qualcosa di nuovo…che non morirà.
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