Il peccato di gola è colpa dei geni?
Una ricerca mostra che alcune preferenze alimentari dipendono anche da un recettore difettoso.
Ironia della sorte: i cibi che più attirano e soddisfano il nostro gusto… ahinoi, sono spesso anche quelli che fanno più male alla nostra salute. E che fatica accogliere le raccomandazioni da parte dei nostri medici di “stare alla larga” (almeno ordinariamente!) da queste succulente ma dannose squisitezze. Tra queste, in alcuni casi, ad attrarre particolarmente il nostro palato sono i cibi grassi. È solo golosità? Sembra proprio di no. Alcune preferenze alimentari, infatti, pare abbiano anche una spiccata base genetica, come dimostrano i risultati di una recente ricerca – pubblicata sulla rivista “Nature Communications” -, realizzata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge. In base alle evidenze riscontrate, gli studiosi hanno potuto concludere che i soggetti che possiedono un recettore difettoso – situato nei neuroni dell’ipotalamo, centro cerebrale coinvolto nella regolazione del comportamento alimentare – per l’ormone melacortina hanno la tendenza “naturale” a nutrirsi di alimenti con un alto contenuto di grassi. A tal punto che il loro organismo riesce a identificare questi cibi anche fra altri, indistinguibili dal punto di vista organolettico. In compenso, la persona che possiede questa variante del recettore (relativamente frequente fra gli obesi) pare non sia invece attirata dagli zuccheri.
A dire il vero, già precedenti studi sui topi avevano dimostrato che l’alterazione di un particolare circuito cerebrale che coinvolge il recettore per l’ormone melanocortina-4 (MC4R) induce questi animali a preferire nettamente gli alimenti molto grassi.
Ma finora non era stato possibile stabilire se tali risultati fossero confermati anche negli esseri umani. Perciò, Agatha A. van der Klaauw, I. Sadaf Farooqi e colleghi, in questa ricerca hanno testato ed analizzato le preferenze alimentari di 14 soggetti, portatori di rare variazioni del gene MC4R, tali da determinare una ridotta funzionalità della via di segnalazione basata sulla melanocortina, mettendole poi a confronto con quelle di soggetti magri e obesi di controllo.
Beh, va riconosciuto che, in questo caso, gli studiosi non si sono risparmiati sulla scelta del menù “sperimentale”: essi hanno approntato tre varianti di un pasticcio di pollo al curry, che avevano rispettivamente un basso, medio e alto contenuto di grassi. Naturalmente, le tre versioni culinarie sono state manipolate in modo che aspetto, consistenza e gusto fossero gli stessi per tutte. Dopo aver dato un piccolo assaggio a ciascuna pietanza, i partecipanti erano liberi di servirsi come preferivano dai tre piatti apparentemente identici. Ed ecco il risultato: i soggetti con il gene MC4R difettoso hanno mangiato la preparazione ad alto contenuto di grassi in una quantità quasi doppia (per la precisione il 95% in più) rispetto agli individui di controllo magri e il 65% in più rispetto agli individui di controllo obesi.
Lo stesso test è stato successivamente risomministrato agli stessi soggetti, ma questa volta le tre preparazioni consistevano in un dessert rispettivamente ad alto, medio e basso contenuto di zuccheri, tutti con lo stesso livello di grassi. Anche questi erano stati preparati in modo da essere indistinguibili.
Tutti i soggetti di controllo – sia magri che obesi – hanno espresso un apprezzamento maggiore per il dessert con un elevato livello di zuccheri, mentre i soggetti portatori del gene MC4R difettoso non hanno apprezzato molto quei dolci, mangiando una quantità significativamente minore di tutte e tre le versioni rispetto agli altri due gruppi di controllo.
“Purtroppo – osservano i ricercatori – i difetti al gene MC4R sono relativamente frequenti fra le persone obese (1% circa) e questo rappresenta un ulteriore problema, dato che sono portate a preferire cibi grassi anche senza rendersene conto”. Insomma, vuoi vedere che adesso si tirerà fuori anche il gene del… “peccato di gola”?
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