PdV (3), una fucina di cultura per i giovani
Francesco Capocasale, collaboratore del settimanale negli anni 70, racconta la sua esperienza. Dal mondo ideale del giornalismo giovanile al mondo reale dell’impegno studentesco.
In questo anno celebrativo dei 95 anni del nostro settimanale diocesano “Parola di Vita” continua il nostro viaggio nell’album dei ricordi per far rivivere ai nostri lettori la crescita di questo giornale radicato nel territorio e nella storia della Chiesa locale, attraverso il racconto di chi ha vissuto la propria esperienza nella redazione della testata diocesana. Questa settimana a farci fare un passo nel passato, precisamente negli anni 70, è Francesco Capocasale, giornalista ed affezionato collaboratore del nostro giornale.
Dott. Capocasale cosa ricorda dei suoi anni giovanili trascorsi a Parola di Vita?
Rivedendo la pellicola dei ricordi, un flashback cinematografico, rivivo i tempi del Liceo Telesio, quando con altri miei coetanei partecipavamo alla preparazione settimanale “Parola Giovani”, la pagina dedicata ai giovani. La riunione di redazione era a cadenza settimanale. Ci vedevamo ogni lunedì pomeriggio per predisporre la pagina che veniva inserita nell’edizione di PdV, che stampavamo alla Tipografia La Provvidenza allocata al piano terra del Palazzo Arcivescovile, su corso Telesio, dopo il Caffè Renzelli. Tornando alla riunione di “Parola Giovani”, erano incontri proficui ed interessanti. Noi giovani studenti discutevamo su come impostare la pagina, quali argomenti trattare ed approfondire, coordinati da un giovane Franco Bartucci, non ancora dirigente dell’UniCal. Ricordo che curavo, in particolare, la rubrica dedicata al cinema, ho memoria per così dire nitida degli articoli fatti per commentare film come L’assassinio di Trotsky del regista J.Losey, il Caso Mattei di F. Rosi, la Montagna Sacra di A. Lodorowscky appena uscito; le proiezioni avvenivano, con successivo cineforum, al Cinema S. Nicola, nato per intuizione di un grande, attivo e diligente parroco: don Eugenio Magarò.
Vivere questa esperienza formativa all’interno della redazione di PdV è stata per lei un’occasione per intessere nuove relazioni?
Ricordo con molto affetto la guida attenta e scrupolosa di Parola di Vita allora esercitata dal professor Santino Fasano condirettore del settimanale, mentre direttore era don Serafino Sprovieri, poi diventato Vescovo, in quegli anni tra l’altro era stimato professore, sacerdote amato ed apprezzato, oltre che “moderno” Rettore del Seminario Arcivescovile Cosentino. ll dottor Salvatore Fumo, medico affermato ma anche ottimo giornalista oltre che convinto ed appassionato “decardoniano” e il dottor Lorenzo Diano anche lui medico e fervente cattolico impegnato anche nel sociale, presidente diocesano dell’Azione Cattolica, che sovente si intratteneva con noi, in quanto tutte le attività avvenivano nei locali dell’Arcivescovado, dove spesso, ci incontravamo nel cortile del Palazzo Arcivescovile. In quel periodo avevamo anche rapporti frequenti e non occasionali con Franco Locanto, in gioventù Presidente della GIAC, Assessore Provinciale, con Pierino Rende, parlamentare eletto nel 1972 e con Antonio Guarasci, primo Presidente della Regione Calabria che guardavano con attenzione a questo nostro impegno.
In quegli anni era forte l’impegno di questo giornale che tra l’altro era la voce della Chiesa locale?
Erano anni di forte impegno e di notevole tensione ideale, animati dalle indicazioni del Concilio Vaticano II che iniziava a dispiegare il suo spirito rinnovatore e dalla “scelta religiosa” dell’Azione Cattolica, guidata dal Presidente Nazionale Bachelet, poi ucciso dalle BR, durante il periodo del terrorismo. Ricordo tra gli altri “giovani giornalisti” come Marcello Maggiolini, poi medico e docente Unical; Dario Augieri diventato anche lui medico; Franco Cristiano figlio di Gerardo dirigente dell’Azione Cattolica cosentina; Luca Chirillo; Francesca Pirrone oggi stimata professoressa al Liceo Classico di Rende; Anna Maria Arnone, medico dell’Asp e tanti altri ancora appartenenti alle diverse parrocchie cittadine. In quel periodo, accanto alla conoscenza di laici preparati ed impegnati a diversi livelli nella comunità diocesana, come Luigi Intrieri, docente di storia e filosofia e instancabile dirigente dell’Azione Cattolica, che, pur non “organico” a Parola di Vita, era fraterno amico di don Serafino Sprovieri, spesso passava dalla redazione, a darci di suggerimenti. Abbiamo avuto l’opportunità di relazionarci con diversi sacerdoti che hanno esercitato su tanti di noi una notevole influenza, senza imposizioni, per la nostra formazione.
Che tipo di esperienza è stata per lei Parola di Vita?
Il “cenacolo di PdV” per noi giovani era una vera “fucina di cultura”, non solo religiosa; apprendemmo, partendo, da Maritain e Mounier, le testimonianze di Sturzo, De Gasperi, Lazzati, La Pira e Dossetti, tutti “Costituenti” e quelle a noi più vicine di don Carlo De Cardona e don Luigi Nicoletti. Avevamo la possibilità di confrontarci con laici di grande spessore culturale. Il gruppo di “Parola Giovani”, passò poi così quasi sic et simpliciter dal mondo ideale del giornalismo giovanile al mondo reale dell’impegno studentesco, lavorando all’organizzazione e alla diffusione del movimento studenti a Cosenza e nel resto della diocesi. Quel gruppo, coordinato da Bartucci e “protetto” da Mons. Sprovieri, fu animatore di una feconda stagione in quanto, tra l’altro il movimento diocesano aveva anche un proiezione per così dire esterna, attraverso il gruppo studenti cattolici che era presente in tutte le scuole cittadine, in primis al Liceo Telesio, attuando una costante iniziativa sui temi della scuola e della cultura in generale per mezzo degli strumenti dell’epoca: ciclostilati, stampati negli Uffici dell’Azione Cattolica Diocesana, manifesti murali “fai da te” con i pennarelli. Ricordo, ancora, dopo tanti anni, il nostro manifesto programmatico “Cambia la scuola – Cambia la vita” particolarmente curato nella sua veste tipografica e stampato presso la stessa tipografia di PdV. Nel concreto quotidiano della redazione di PdV, ed in particolare nel gruppo di “Parola Giovani”, riecheggiava il richiamo di quanto scritto dallo spagnolo Eugenio d’Ors: ”nessun monologo, nessuna imposizione, ma un dialogo, quasi come il pettine che viene affondato negli interstizi dei capelli, per rimettere ordine ad una capigliatura in disordine”, i nostri maestri, più esperti di noi giovani, a Parola di Vita svolgevano, con amicizia e rispetto nei nostri confronti anche questo compito, a volte non facile, ma sempre condotto con garbo e benevolenza. Ricordo quegli anni con grande nostalgia ma nella convinzione che PdV continuerà la sua funzione di “speranza e di narrazione del bene” al servizio della nostra Comunità diocesana.
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