La calunnia di Botticelli
Ispirata da un dipinto di Apelle (IV secolo a.C.) l’Allegoria è ancora attuale
Sandro Botticelli è stato uno degli artisti più rappresentativi della Firenze medicea, amato e apprezzato da Lorenzo il Magnifico e intimo amico dell’umanista di corte, Marsilio Ficino. Condivise appieno le aspirazioni ed i sogni della Signoria toscana e dell’ambiente fiorentino stesso. Attraverso la lettura delle sue opere è possibile individuare i vari momenti, politici e sociali, che coinvolsero la città, come quel cruciale passaggio culturale che vide l’avvento del domenicano Girolamo Savonarola.Fu durante questo periodo che l’artista realizzò due particolari dipinti, due allegorie: “l’Allegoria della Calunnia” e “l’Allegoria della Fede”, opere che hanno segnato una sorta di spartiacque tra la Firenze di Lorenzo e quella di Savonarola. Per quanto concerne “l’Allegoria della Fede” (Londra, British Museum), è opportuno precisare che si conserva solo il disegno preparatorio, mentre “la Calunnia” (Firenze, Galleria degli Uffizi), è divenuta celebre per la particolarità del soggetto rappresentato. Non fu infatti un’invenzione iconografica di Botticelli, in quanto l’artista trasse ispirazione da un dipinto eseguito da Apelle, pittore della Grecia del IV secolo a.C., noto grazie agli scritti di Luciano di Samosata e poi recuperato anche da Leon Battista Alberti nel trattato De pictura. Apelle realizzò l’opera in risposta alle calunnie mosse dal rivale e collega Antifilo che lo accusava di aver tramato contro re Tolomeo IV Filopatore.Botticelli attualizza l’opera attraverso una sorta di inquadratura ‘moderna’: la scena viene ambientata in una magnifica loggia rinascimentale dove risplendono, in una sapiente resa prospettica, le architetture auree nel bianco marmoreo dei possenti pilastri, mentre le tre arcate a tutto sesto aprono su un paesaggio senza tempo armonizzato da un colore azzurrino. La loggia è colma di statue che rappresentano condottieri e uomini illustri; mentre nei sontuosi bassorilievi sono rappresentate immagini tratte dall’An tico e Nuovo Testamento, dalla mitologia e dalle novelle del Boccaccio.In primo piano la scena centrale del dipinto è un vero trattato di storia e simbologia: nella parte estrema a destra, assiso su un trono, si trova il re Mida rappresentato con le orecchie da asino e affiancato da due figure femminili che gli bisbigliano insinuazioni, esse sono le personificazioni del Sospetto e dell’Ignoranza. Il re tende il braccio verso un uomo incappucciato e vestito con abito scuro è il Livore. La Calunnia, posta al centro, trascina per i capelli un giovane innocente che prega a mani giunte, mentre due figure femminili alle sue spalle le annodano i capelli, si tratta dell’Invidia e della Frode. Sull’estremità sinistra del quadro si trova la Penitenza, rappresentata con le sembianze di una donna vecchia dal capo coperto e con le vesti logore e stracciate. La Penitenza osserva una donna di belle sembianze e che volge lo sguardo verso l’alto e con la mano indica il cielo, unico luogo dal quale proviene la vera giustizia, si tratta della personificazione della Verità, rappresentata nuda perché incorruttibile.Nel Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, la calunnia viene descritta come un leggero venticello, per il nostro Papa Francesco è invece un vento forte: “un peccato, ma è anche qualcosa di più, perché vuole distruggere l’opera di Dio e nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall’odio” (Santa Marta, lunedì 15 aprile 2013). Per Botticelli il dipinto, realizzato forse per difendersi dalle accuse dei suoi rivali, rappresentò un ultimo raffinato saluto alla cultura laurenziana e a quel mondo antico tanto ricercato e rievocato nelle lettere e nelle arti.
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