La forma ottagonale della struttura rimanda all’ottavo giorno che simboleggia la Resurrezione di Gesù
La più antica chiesa armena
I reperti dell’edificio di culto sono testimonianza del cristianesimo primitivo e della sua evoluzione
Un’interessante scoperta archeologica è stata fatta nella pianura di Ararat, precisamente nella città di Artaxata, un antico sito fondato nel 176 a.C., diventato capitale del Regno d’Armenia fino al 120 d.C., quindi un’importante metropoli nel periodo ellenistico nonché uno snodo commerciale di notevole rilevanza. Si tratta dei resti di una chiesa armena paleocristiana risalente a 1700 anni fa (IV secolo), molto probabilmente la più antica mai scovata nel paese, come ha riferito Achim Lichtenberger, docente all’Università di Münster. Questo reperto rientra nel progetto di collaborazione avviato nel 2018 dall’ateneo tedesco, con l’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Armenia e con altri esperti locali. Già nel 2023 il team di ricerca aveva svelato la presenza di questo sito e aveva proseguito gli studi, per cercare di indagarne meglio le caratteristiche. Dalle analisi effettuate con metodi geofisici è emerso che il ritrovamento è a pianta ottagonale, consta di un diametro pari a 30 metri e ha estensioni a forma di croci, riprendendo i tratti tipici delle strutture del Mediterraneo orientale. “Le chiese ottagonali erano finora sconosciute qui, ma ci sono molto familiari nella regione del Mediterraneo orientale, dove sono apparse per la prima volta nel IV secolo d.C.“, ha dichiarato in un comunicato Mkrtich Zardaryan, archeologo dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Armenia. La struttura ottagonale, presente nei primi battisteri e santuari mariani, ha un significato ben preciso che si relaziona alle vicende di Gesù: richiama infatti l’ottavo giorno, il giorno che simboleggia la Resurrezione di Gesù e indica un nuovo inizio oltre la morte. Gli scienziati hanno riportato alla luce frammenti lignei di piattaforme che, in base allo studio al radiocarbonio, risalirebbero al IV secolo, ma anche tegole di terracotta, un pavimento in malta e una parte delle decorazioni marmoree di derivazione mediterranea, attestanti i legami commerciali. Tutto ciò a dimostrazione che il Mediterraneo orientale ha influito profondamente sulla costruzione della chiesa. Secondo Zardaryan si tratta della chiesa più antica in Armenia, emblema del processo di cristianizzazione precoce che ha investito quest’area geografica. Alcuni fanno anche coincidere temporalmente l’edificio scoperto con la cattedrale di Etchmiadzin, la più antica al mondo e patrimonio Unesco, ma Liechtenberger ha dei dubbi in merito. Non si sa a chi venne dedicata al momento dell’edificazione, ma gli esperti continueranno i loro studi anche nel 2025 per cercare di comprendere la sua storia e le vicende che hanno segnato tutta la città e la regione. Questa scoperta getta luce sul cristianesimo antico, che gli esperti si augurano di conoscere meglio, e rappresenta un punto fondamentale nell’approfondimento dei rapporti tra armeni e cattolicesimo. Bisogna ricordare infatti che l’Armenia è stata la prima nazione al mondo a proclamarsi cristiana. La Chiesa armena cattolica si è progressivamente separata dalla sua controparte orientale, fiorendo negli ambienti arabizzati della Siria e del Libano. La sua conversione risale al 299 quando nell’impero romano si stavano preparando le persecuzioni di Diocleziano. Secondo la tradizione gli apostoli Bartolomeo e Giuda Taddeo furono gli evangelizzatori di questa terra, ma con molta probabilità fu l’opera dei missionari della Siria e della Cappadocia che fece attecchire il culto del Nazareno in questa regione. La leggenda narra, inoltre, che nel 301 d.C. Gregorio l’Illuminatore convertì il re Tiridate III dopo averlo curato da una grave malattia, trasformando così l’Armenia nel primo stato ufficialmente cattolico al mondo. Il cristianesimo si consolidò sempre più in questo territorio, grazie alla traduzione in lingua armena della Bibbia da parte del teologo e monaco San Mesrope Mashtots. Inizialmente la Chiesa armena fu aggregata alla Chiesa metropolitana di Cesarea di Cappadocia in territorio romano, poi si proclamò autonoma all’inizio del V secolo. I legami tra la storia armena e il Cristianesimo sono evidenziati dalla presenza, nei pressi della chiesa appena scoperta, del monastero medievale di Khor Virap (letteralmente “pozzo profondo”) nel quale fu imprigionato, sempre secondo la leggenda, San Gregorio prima di andare in aiuto a Tiridate III. In Calabria è stata recentemente rinvenuta un’altra chiesa armena nell’area greganica di Brancalone Vetus in provincia di Reggio Calabria. Quest’edificio di culto, di piccole dimensioni e risalente forse al XII secolo, comprova il passaggio degli armeni in Calabria durante il Medioevo. Ci sono poi alcuni segni che non lasciano dubbi circa questa presenza nella nostra terra: l’identificazione di forni posizionati sul pavimento e varie incisioni raffiguranti la felice, l’animale che, rinascendo, rievoca l’atto di Resurrezione di Gesù per i cattolici. La struttura in rovina reca ancora tracce di affreschi e iscrizioni armene, oltre ad essere costituita da una cupola centrale e da absidi semicircolari. La Calabria si conferma punto di incontro tra più varietà culturali e terra di contaminazione tra influenze greche, latine, normanne e anche armene.
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