Lo scrittore giapponese si convertì al cristianesimo e arricchì la sua letteratura della parola di Dio
La ricerca di Dio in Endō e Scorsese
Il regista italo-americano ha tratto più volte ispirazione dai testi dell’autore nipponico per le sue pellicole
Due artisti accomunati dal tormento per la ricerca spirituale, un letterato e un cineasta pronti ad immergersi nella profondità della loro anima per cercare di capire il valore della trascendenza divina, due uomini toccati dall’esempio dell’unico Dio che è padre di tutti, e il cui messaggio evangelico è estremamente contemporaneo. Stiamo parlando dello scrittore giapponese Shūsaku Endō, convertito alla fede cattolica all’età di 11 anni, e del noto regista americano Martin Scorsese, di origini siciliane e cresciuto nell’ambiente a forte vocazione cristiana della Little Italy newyorkese, negli anni quaranta e cinquanta del XX secolo. Le loro vite sono accomunate da quest’incessante ricerca del divino che riecheggia nelle loro opere, e che li induce a inventare personaggi intrisi di accesa spiritualità. Endō, nato a Tokyo nel 1923, riceve il battesimo per volontà della madre che, reduce da un doloroso divorzio, trova nella pratica religiosa il suo più grande conforto. Abbandonati gli studi di medicina, il giapponese si interessa alla letteratura francese e compie un viaggio in Francia, da cui torna dopo tre anni. Dopo un lungo periodo di malattia dovuto alla tubercolosi, si reca in Terrasanta perché desidera percorrere i luoghi che hanno segnato l’esistenza di Gesù. Muore a Tokyo all’età di 73 anni nel 1996. Nel corso della sua carriera di saggista e narratore cerca di conciliare la religione cattolica monoteista con la spiritualità politeista giapponese. I suoi libri, intrisi di cultura cattolica, riscuotono un discreto successo in un paese come il Giappone dove il cristianesimo è poco praticato. Il romanzo che lo rende famoso è “Silenzio” del 1966, nel quale parla delle persecuzioni subite dai cristiani nel Giappone del XVII secolo e della storia di alcuni gesuiti realmente esistiti. In questo bestseller Endō propone l’immagine di un Dio che non è un padre severo ma è una divinità compassionevole. “Signore, mi ha afflitto il tuo silenzio. Io non tacevo. Soffrivo accanto a te” scrive nel testo sottolineando la difficoltà di capire il silenzio di Dio ma, al contempo, l’obbligo del fedele di non cessare mai di mettersi sulle sue tracce. Sulla stessa scia tematica si pone il libro “Vita di Gesù” del 1973, nel quale l’autore nipponico ripropone il volto del Messia come qualcosa di nuovo da riscoprire sempre e da rendere comprensibile ai suoi lettori, per prima cosa ai suoi concittadini giapponesi, mentalmente e spiritualmente distanti dal messaggio cattolico. Nel libro Endō non si dilunga sulla vicenda storica del Salvatore di origini ebraiche, che porta a compimento l’Antico Testamento, pretendendo di essere un teologo, ma tratteggia la storia dal punto di vista di un romanziere. Gesù è descritto come colui che è in grado di comprendere la miseria umana, come un essere reale che prende su di sé i dolori della gente. Lo scrittore non si sofferma tanto sui fatti storici quanto sulla verità della Bibbia e sulla semplicità ed essenzialità del messaggio evangelico che parla a tutti. Lo scopo di Endō consiste nel far scoprire che l’incontro con Gesù è un’esperienza meravigliosa, umana e incarnata per chiunque. L’eredità letteraria di questo scrittore del Sol levante è stata raccolta dal regista americano, il quale ha tratto spunto proprio dalla “Vita di Gesù” di Endō per il suo nuovo film su Cristo, a breve nelle sale cinematografiche. Scorsese ambienta la storia ai giorni nostri, dando spazio agli insegnamenti religiosi e alle predicazioni del Figlio di Dio, di cui esplora i principi fondanti. In questo cortometraggio della durata di 80 minuti, la cui sceneggiatura è stata scritta insieme al critico e cineasta Kent Jones, non prevale un momento specifico, ma la narrazione sembra senza tempo e sembra applicarsi a qualsiasi contesto. Il progetto è nato in seguito ad udienza che il regista ha avuto, nell’estate del 2023, con papa Francesco, che l’ha sollecitato a lavorare a nuove pellicole sull’identità e sulla missione di Gesù. Scorsese ha accolto l’invito, consapevole dei rischi che avrebbe corso nel difendere la religione, in un periodo caratterizzato da continue persecuzioni contro il popolo di Dio. Egli sa che la parola “religione” viene più volte abusata, esautorata dei suoi pieni significati e intrappolata in un vortice di pregiudizi. Come ha riferito al Los Angeles Times, Scorsese vuole far capire che il messaggio di Cristo non è necessariamente da buttare, perché può fare la differenza nel modo di condurre la propria vita. D’altronde non c’è da stupirsi considerando il background culturale del regista che, studiando in seminario, ha incontrato vari sacerdoti tra cui Padre Principe, che gli ha insegnato il valore della pietà per sé stesso e per gli altri, l’amore per il prossimo e la libertà di pensiero. Questo percorso religioso ha radicato in lui l’interesse per Dio e la volontà di porsi domande sul trascendente e sulla possibilità di redenzione. La spiritualità di Scorsese è forte e magmatica, è fiducia nella cultura cattolica e nel cristianesimo, è ricerca costante di Dio, è contrasto tra fede e ragione. Al “Silence” di Endō si ispirò Scorsese per realizzare il suo altrettanto “Silence” del 2016. La storia narrata si pone al confine tra religione e politica e indaga il modo più sano di vivere la relazione con il Signore. Pensare al Creatore vuol dire porsi tanti interrogativi e scontrarsi anche con un “silenzio” impercettibile, il “silenzio” di Dio che sembra non essere consolatorio ma che spinge a cercare sempre oltre l’apparenza. È quella fragilità umana che si ritrova anche ne “L’ultima tentazione di Cristo” del 1988, la pellicola in cui Scorsese mostra il lato debole e umano di Gesù sofferente in croce. La cultura cattolica a cui è stato educato porta il film-maker a riflettere sulla validità universale della lezione cristiana e sul fatto che la chiave di tutto è il messaggio di compassione e di amore di Cristo.
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