Il complesso, protetto dal vincolo archeologico dal 1991, è databile alla prima età imperiale
La villa “panoramica” di punta Cirella
Parte dei quartieri residenziali furono danneggiati dall’esplosione di un ordigno bellico
Il promontorio di Cirella chiude a Sud la piana alluvionale del fiume Lao. Il sito è ricordato da Strabone come vicino a Laos e da Silio Italico in relazione alla guerra romano-annibalica; sul promontorio e nei dintorni, però, si sono rinvenuti solo cospicui resti di epoca romana. Il ruolo portuale del centro, favorito dal promontorio, dal dirimpettaio omonimo isolotto e dalla piccola insenatura determinata dalla foce del Torrente Vaccuta, ne lascia tuttavia supporre una frequentazione più antica, almeno dall’epoca arcaica; a tale proposito, è stata avanzata l’ipotesi di identificarvi quel Portus Parthenius Phocensium ricordato da Plinio nella sua descrizione della costa lucana.
Attualmente sono visibili resti di insediamento sulla punta; un acquedotto in muratura ne circonda l’estremità settentrionale, e verosimilmente, portava acqua alla grande villa ubicata sull’estremità meridionale. Qui sono in vista fondazioni e costruzioni di un vasto complesso residenziale di prima età imperiale collocato in una splendi-da posizione panoramica, dalla quale si gode una suggestiva visuale sull’intero golfo di Policastro, fino al Capo Palinuro.
I resti delle strutture murarie fanno sicuramente riferimento ad un vasto complesso abitativo, identificabile con una villa marittima di notevole impegno architettonico e di ragguardevole estensione, che può essere datata all’epoca augustea.
Il pianoro sommitale, a q. 10 s.l.m., e le pendici rocciose settentrionali e meridionali, conservano fuori dal terreno resti evidenti di strutture murarie, che si interpretano come sostruzioni di un complesso residenziale, affacciato sul mare, certamente appartenuto ad un personaggio di rango elevato.
I quartieri residenziali ed abitativi dovevano trovarsi al centro del pianoro i quali furono danneggiati dall’esplosione di un ordigno bellico, del quale rimane ancora oggi sul piano sommitale il vasto cratere, e da una serie di costruzioni che occupano l’immediato retroterra della punta.
Lungo il versante meridionale sono visibili lunghi muri paralleli di terrazzamento in opera cementizia con paramento in opera incerta e ricorsi di tegoloni: questi muri sono raccordati da setti perpendicolari o rinforzati da contrafforti e sembrerebbero costituire la base di una faccia porticata che si snoda lungo il ciglio del promontorio assecondandone il profilo. Le strutture perimetrali lasciano pensare ad una notevole estensione del complesso.
Sul pianoro sommitale sono presenti soltanto scarse tracce di strutture murarie orientate con quelle perimetrali ed un sistema di canalette di scolo scavate nella roccia affiorante nell’area più occidentale.
Lungo il versante settentrionale, affacciato sulla piana del Lao, si conservano le tracce di un solo ambiente proteso sul mare, una sorta di terrazzo sostenuto da possenti muri fon-dati sulla roccia a precipizio sul mare.
Non sono visibili fuori terra i resti della zona residenziale che è presumibile si trovasse ad Est delle strutture perimetrali rimaste in vista. Si possono comunque osservare sul terreno i resti di numerosi frammenti di tegole e di ceramiche di vario genere.
Nonostante la sua posizione non è stato possibile riconoscere eventuali apprestamenti portuali o impianti per l’allevamento del pesce.
La villa, databile probabilmente nella prima età imperiale, per monumentalità e posizione, trova confronti con i più bei esemplari della costa campana.
In relazione alla villa sono i resti dell’acquedotto che probabilmente dovevano rifornirla di acqua. Infatti, la punta settentrionale del promontorio di Cirella, è circondata, dal tracciato di un acquedotto di epoca romana, riconoscibile in più punti lungo i versanti settentrionale e meridionale. Lo speco, ampio cm. 60, delimitato da due spallette in opera cementizia, è sostenuto da un muro in opera cementizia con paramento in opera incerta, fondato sulla superficie rocciosa del promontorio.
Lungo il versante occidentale, il più esposto alle mareggiate, il muro è completamente crollato, anche se è ancora riconoscibile in negativo per alcuni tratti, grazie ai tagli praticati sulla parete rocciosa per il suo alloggiamento. Il fondo della condotta è costituito da tegole di impasto rossiccio, mentre non vi è nessuna traccia della copertura.
La tecnica edilizia ed i materiali impiegati, calcare locale e tegoloni, sono analoghi a quelli delle strutture della villa a cui portava l’acqua.
Dal tracciato e dalla pendenza dei tratti che conservano ancora il fondo, si può ipotizzare che la condotta provenisse da Est, e aggirasse la punta settentrionale del promontorio per portare acqua alla villa posta sulla punta meridionale.
Il sito, che presenta un vincolo di tutela archeologica dal 1991, si presenta in buone condizioni anche se i resti dell’antica villa e del relativo acquedotto non sono facilmente riconoscibili.
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