Le monete di Tiberio imperatore e la Sacra Sindone
Numismatica e Santa Sindone, uno studio interessante attraverso le impronte monetali.
La Sacra Sindone di Torino è il telo di lino in cui sono impressi segni di tortura inflitti a un uomo, simili a quelli subiti da Cristo come tramandato dalle fonti. Parte della comunità scientifica sostiene che si tratti del telo funerario usato da Giuseppe di Arimatea per avvolgere il corpo di Cristo nel sepolcro: "Giuseppe, prese il corpo, e lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia" (Mt 27, 59-60). La tradizione cristiana ricorda che le bende e il lenzuolo utilizzati nel Sepolcro per Cristo, dopo la sua Resurrezione, furono custodite con grande cura sottraendole all’oblio dei secoli. La Sindone è stata oggetto di un acceso e controverso dibattito per dimostrare se essa fosse il telo funerario di Cristo, coinvolgendo uomini di fede assieme ad archeologi, storici, numismatici e scienziati. Tra gli studi più interessanti per la datazione della Sindone, vi sono quelli sulle tumefazioni presenti sotto l’occhio destro e sopra l’arcata sopraciliare sinistra; tali osservazioni, basate su tecnologie avanzate, rivelano la presenza di segni circolari riconducibili a monete. In età greco-romana e anche presso il popolo ebraico vi era l’usanza di offrire un obolo a Caronte, ponendo una piccola moneta all’interno della bocca o nella mano del defunto oppure due piccole monete sugli occhi, così che il traghettatore d’anime conducesse l’estinto agli Inferi.
Le ricerche sulla presenza di impronte monetali nelle zone orbitali dell'Uomo della Sindone sono iniziate nel 1954: grazie ad una copia delle lastre fotografiche originali della Sindone effettuate da Enrie nel 1931, il gesuita Filas giunse alla conclusione di aver individuato sulla palpebra destra del volto sindonico impronte con segni simili a quelle esistenti sulla faccia di una moneta: un dilepton lituus che presenta sul dritto il simbolo di un lituo, una sorta di pastorale, con scritta in greco TIBEPIOY KAIAPOC (Imperatore Tiberio). La moneta fu emessa da Ponzio Pilato nell'anno XVI dell’impero di Tiberio, nel 29 d.C. L'elaborazione di immagini bidimensionali dell’arcata sopraciliare sinistra hanno mostrato la presenza di segni riconducibili anche in questo caso a un lepton; in esse si vedono le forme di una struttura che richiama una coppa e tre lettere LIS: L sta per anno, la I per il valore di dieci e la S per il valore di sei. Si fa riferimento al sedicesimo anno dell'impero di Tiberio (29 d. C). Si è obiettato che le monete individuate fossero leggere (1 milligrammo) per tenere chiuse le palpebre (questa la funzione pratica dell’offerta a Caronte) e che sarebbero potute scivolare con facilità, pertanto i segni sono relativi a tumefazioni e non a monete. Una serie di prove sperimentali hanno confermato che esse, proprio perché leggere, sono trattenute dall’untuosità della pelle. Il dato numismatico, a confronto con i segni oculari del volto sindonico, conferma di certo che la Sindone risale al primo trentennio del I secolo d.C, periodo coincidente con la data di morte di Cristo.
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