Liberi di scegliere
Campiotti racconta su Rai 1una storia di addio alla famiglia e alla ’ndrangheta
“Liberi di scegliere”, film diretto da Giacomo Campiotti andato in onda su Rai 1, è tratto da una storia vera e ispirato dall’encomiabile attività del Presidente del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella. L’attore Alessandro Preziosi interpreta il ruolo del magistrato che da qualche anno ha avviato un progetto finalizzato ad allontanare i figli dei boss di ’ndrangheta dalle famiglie di origine e consentirgli per la prima volta di scegliere.
Sì di scegliere, perché chi nasce in una famiglia di ’nrangheta non è libero, nasce con il destino segnato: quello di diventare un uomo d’onore sottoposto al codice della ’ndrangheta. Non avranno una vita normale, non giocheranno con i lego, ma impareranno a impugnare la pistola giocattolo, prima, e la calibro 38 in adolescenza.
Il ruolo del protagonista è interpretato da Carmine Buschini, attore principale della nota fiction “Braccialetti Rossi”, che ha vestito i panni di Domenico, figlio di famiglia ndranghetista il cui destino è segnato dalla nascita. Il padre vive la sua latitanza nascosto nei covi del Reggino e incontra la famiglia in un container nel Porto di Gioia Tauro; il fratello, invece, sconta una lunga pena detentiva. Domenico, ancora minorenne, viene allontanato dalla famiglia perché inadeguata a provvedere alla sua crescita e affidato, per volere del giudice minorile, a una struttura nel Messinese.
Durante i primi giorni la fanno da padrone ostilità, diffidenza e rifiuto assoluto di socializzazione. Ma in poco tempo Domenico riesce a interagire con i giovani presenti nella struttura e ad apprezzare una vita migliore rispetto a quella da criminale, spinto dalla ricerca della felicità.
Campiotti con particolare sensibilità mette in luce la sinergia tra giudice minorile e assistenti sociali, che riescono ad abbattere il muro alzato da Domenico, fino a ottenerne la sua fiducia. Traspare l’incredibile umanità di un magistrato, che prima ancora che alla giustizia è interessato al bene dei giovani rei di essere nati nella famiglia sbagliata.
Raggiunta la maggiore età Domenico mette a nudo le sue debolezze e dice definitivamente addio alla ’ndrangheta e all’ennesima tentazione da parte del padre. Decide di essere libero di scegliere e “sceglie di essere libero”.
La storia di Domenico è una storia a lieto fine, ma non è sempre questo l’epilogo.
Molto spesso i minori allontanati coattivamente dalla loro famiglia, perché criminale, tornano alle origini non appena raggiunta la maggiore età. Accade quando non è stato raggiunto il percorso di risocializzazione e di rifiuto della vita precedente.
Si tratta indubbiamente di una scelta dolorosa e difficile: rinnegare la ’ndrangheta significa, molto spesso, rinnegare i propri padri, le proprie madri, i propri fratelli. Significa interrompere definitivamente i propri legami di sangue. E’ una scelta di coraggio e di libertà, appoggiata meritoriamente da tribunali quale quello dei minori di Reggio Calabria.
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