Scopo degli interventi è far riemergere elementi della ricca eredità magnogreca
Scavi nell’antico sito di Crotone
Gli esperti hanno avviato più cantieri in diverse aree della località ionica
Crotone è interessata da una serie di interventi di rigenerazione urbana e, naturalmente, di rinascita culturale, artistica e architettonica. Si chiama “Antica Kroton” il maxi progetto nato nel 2011 allo scopo di trasformare e migliorare il volto della città ionica. Gli esperti stanno cercando di far riemergere dal sottosuolo gli elementi urbani tipici dell’antica polis magnogreca che, in seguito, verranno reimpiegati all’interno del piano di riqualificazione e ammodernamento. In questo modo il passato andrà a braccetto con il presente, e i cittadini potranno osservare davanti a loro una lunga storia fatta di segni, simboli e significati, seguendo un “nastro narrante”. I quartieri interessati dagli scavi archeologici verranno “ricuciti urbanisticamente” e immessi nel perimetro della città moderna. Sono in tutto undici i progetti previsti, circa sessanta i milioni investiti e diversi gli enti coinvolti in questa grande sfida, che coprirà almeno un lasso temporale di due anni. Il tutto sotto lo sguardo vigile e attento di Stefania Argenti, soprintendente Abap di Crotone e Catanzaro e coordinatrice di “Antica Kroton”. Antonio Senatore, già direttore di Civita nonché professionista di beni culturali dimenticati e coordinatore generale del rilancio crotoniate, ha sostenuto che “gli indizi restituiti dalla cultura materiale ci stanno mostrando una storia stratificata e articolata che rischiava di essere cancellata nel difficile, ma inevitabile, rapporto con il contemporaneo. Stiamo recuperando l’identità perduta di Crotone attraverso un progetto di rigenerazione urbana in cui l’archeologia è l’ “elemento” valorizzante”. A Giugno ha preso il via il cantiere nell’area “Gravina”, con un investimento pari a 65 milioni di euro. Espellendo tutti gli strati di limo in stato di abbandono è stato possibile indagare più in profondità le caratteristiche del terreno. Il livello stratigrafico a cui si è giunti ha svelato un antico centro abitativo, che testimonia il passaggio dal periodo greco a quello romano, cioè il periodo in cui la città inizia a spopolarsi. È l’epoca in cui alcuni quartieri vengono indirizzati a specifiche funzioni, mentre altri vengono trascurati andando incontro a rovina. Questo e altri scavi effettuati in passato hanno permesso di formulare l’ipotesi di una possibile estensione dell’antica agorà, ipotesi che potrà essere confermata acquisendo, da privati possessori, le aree limitrofe da sottoporre ad uno studio attento. Lo scorso 30 aprile è partito il primo cantiere nel quartiere “Acquabona”, dove gli archeologi hanno riportato alla luce il vecchio scavo che documenta il periodo tra il IV e il III secolo a.C., in coincidenza con la fine dell’antica polis magnogreca. I ricercatori intendono procedere scavando al di sotto delle ultime fasi della città greca, per poi musealizzare gli scavi al piano terra dell’istituto scolastico che sarà edificato in quest’area. Sono stati avviati anche gli altri due cantieri di “Ezio Scida” e dell’ “ex area Ariston”. Il primo copre l’area dello stadio dove insiste una grande tribuna coperta amovibile che deve essere eliminata, in quanto innalzata su una superficie a vincolo archeologico, con resti significativi del quartiere centrale dell’antica Kroton. Questa superficie a stratificazione plurima vanta frequentazioni dal VII al III secolo a.C., è degna di considerazione e diventerà - si spera - l’ “Antica Kroton Futura”- secondo l’archeologa coordinatrice del progetto scientifico Gloria Mittica. L’altro cantiere presso l’area ex Ariston ha le caratteristiche di una zona archeologica pluristratificata. È uno spazio aperto, in gran parte libero da costruzioni contemporanee, ed è rappresentativo delle vicende storiche crotoniate, prima della polis achea e poi dell’occupazione romana. “La città ha una cesura di abbandono molto alta, già nel III secolo a.C., e questo non le ha permesso di conoscere le grandi trasformazioni vissute da altre città magnogreche come Siracusa, Taranto o la stessa Neapolis. Se questa “frattura alta” è una fortuna per noi archeologi, perché ci permette di leggere le quote più antiche della vita di Crotone, tuttavia ci pone di fronte a un sito che è ricchissimo per informazioni ma non per elevati” ha sostenuto Carlo Rescigno, professore di Archeologia Classica all’Università Vanvitelli di Napoli, nonché profondo conoscitore della città di Crotone. I vari scavi stanno confermando la cesura subita dalla città, con il rinvenimento dei crolli che hanno interessato le antiche case del III secolo a.C. Per Rescigno non sarà un problema far convivere tra loro tradizione e novità, in particolare predisponendo parchi urbani verdi al fianco di parchi archeologici e parchi botanici. Si tratta “di un progetto avveniristico in grado di cambiare per davvero e profondamente il volto di una città, di un intero territorio” le parole di Argenti. Molto presto sarà implementato in loco un laboratorio di architettura ecosostenibile, a cura dell’architetto palermitano Mario Cucinella. I 25 giovani ricercatori che saranno scelti testeranno nuove tecniche di rigenerazione urbana, per eliminare gli aspetti più degradati e valorizzare la migliore storia di questa colonia achea. Interessanti novità provengono dal sito di Capocolonna, che è soggetto ad indagine scientifica avviata grazie ai finanziamenti ottenuti da Antica Kroton. In questo caso la finalità sta nella valorizzazione del promontorio Lacinio, dove si trova il grande tempio dedicato ad Hera, in passato non perlustrato in maniera estensiva. Sono state trovate sistemazioni del piazzale sacro della dea con una serie di piccoli monumenti, di cui uno è stato investigato e doveva rientrare nelle frequentazioni rituali rivolte alla dea Hera. Il tempio prevedeva un piccolo recinto sacro e un altare dedicato a piccole azioni sacre specifiche. C’erano grandi feste dedicate alla divinità, che avvenivano nei giorni consolidati del calendario festivo e prevedevano la presenza della maggioranza della cittadina crotonese, di magistrati, sacerdoti e l’uso del grande altare, situato sul fronte orientale del santuario. Altre celebrazioni e azioni rituali si svolgevano in luoghi e su altari minori, a riprova di una pratica molto diffusa negli edifici di culto antichi. Con questi scavi si potranno scoprire tante pagine di storia di Hera e del santuario di Crotone. Sempre a Capocolonna sono riemersi blocchi di calcare squadrati e un banco roccioso lavorato, un frammento di testa di leone in terracotta e parte di un gocciolatoio decorativo, che fa pensare ad elementi ornamentali di valore simbolico straordinario.
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