Don Jonathan Ruben e don Caio Graco ordinati presbiteri
La celebrazione in Cattedrale presieduta da mons. Giovanni Checchinato, che ha esortato i novelli presbiteri a esercitare il servizio secondo il modello di Gesù Re dell'Universo.
Don Jonathan Ruben Moraga Suazo e don Caio Graco da Silva Purita Ferreira sono stati ordinati presbiteri per l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza - Bisignano. Cattedrale di Cosenza piena domenica 24 novembre per la solenne cerimonia nella quale i due giovani, che hanno compiuto il cammino nei seminari diocesi, sono diventati sacerdoti. Una grande gioia per le famiglie e i sacerdoti che ne hanno curato la formazione.
La santa Messa, animata dal coro diocesano, è avvenuta nel giorno in cui la Chiesa celebrava Cristo Re dell'Universo.
Il canto delle litanie in latino ha introdotto i riti esplicativi dell'ordinazione, con l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria da parte del vescovo Giovanni, fino alla vestizione con gli abiti sacerdotali, all'unzione e alla consegna del pane e del vino, "le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico".
Mons. Checchinato ha offerto ai tanti presenti una meditazione sull'esercizio del potere, mettendo a confronto le due figure di Ponzio Pilato e di Gesù. "Il potere vissuto solo come mezzo per l'autodifesa si trasforma in un gioco pericoloso di parole che deformano la realtà e la rendono inconoscibile", ha detto riferendosi al procuratore romano. Difatti, "chi pensa di usare il potere solo per salvare se stesso si trova in un vortice di menzogna".
Al contrario, "Gesù è re, non si nasconde dietro a quello che gli altri dicono. Ha una piena coscienza della sua identità e del potere che il Padre ha messo nelle sue mani. Il potere viene a Gesù dalla sua autocoscienza di uomo e dalla sua relazione con il Padre". Un potere che diventa servizio, non volontà di primeggiare. La stessa strada che mons. Checchinato ha additato ai novelli presbiteri, chiamati, nella storia personale e dinanzi alle comunità che serviranno, a chinarsi a lavare i piedi, avendo come unico modello quello del Signore.
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