A servizio degli ultimi in Terra Santa

La storia di Pina Belmonte, giovane cosentina a Gerusalemme.

La Terra Santa è una terra di confine nella quale cristiani, musulmani ed ebrei convivono  tra muri, contrasti e mille difficoltà, ma è anche un luogo ricco di fede e intriso di profonda spiritualità. Lo si avverte camminando per Gerusalemme, soprattutto in determinati periodi dell’anno. Nelle strade della città si coglie soprattutto nei giorni che precedono la Pasqua. Pellegrini con croci di legno in spalla intonando canti e recitando preghiere attraversano le vie suggestive della città assediata da soldati israeliani con in mano i mitra. «Qui si respira un’aria particolare. E’ molto suggestivo vedere gruppi di turisti e fedeli provenienti da ogni angolo del mondo unirsi in preghiera in questo luogo così importante per la cristianità. La comunità cristiana vive in maniera molto intensa la preparazione alla Pasqua. Mentre la Via Crucis guidata dai francescani attraversa le vie di Gerusalemme non è inusuale sentire la preghiera dei musulmani che risuona dagli altoparlanti». Pina Belmonte ha 31 anni e da qualche settimana è ritornata a Gerusalemme per lavorare presso l’Hospice Sant Vincent de Paul. Nella struttura che si trova nel cuore della città, la giovane originaria di Rende (CS), si prende cura delle persone affette da disabilità fisiche e mentali. «Non è la prima volta che mi trovo in Terra Santa. Tutto è iniziato tre anni fa grazie a don Giulio Altomare, parroco della parrocchia Santissima Trinità di Surdo. Ho sempre amato la cultura araba. Mi hanno sempre affascinato i popoli del Mediterraneo tanto da decidere di approfondire durante gli anni universitari gli studi proprio in questo ambito. Fin da bambina ho sempre desiderato di prestare il mio servizio nei posti geograficamente più critici e di aiutare le  popolazioni in difficoltà. Il Patriarcato Latino mi ha aperto le sue porte. E’ iniziata così la mia collaborazione dapprima nella sede di Gerusalemme, in seguito a Taybeh e attualmente di nuovo nella Città Santa,  in un centro per anziani di proprietà del Patriarcato in cui operano le suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli». 

«Oltre all’assistenza di prima necessità si cerca di dare amore a queste persone sfortunate che oltre alla malattia in alcuni casi sono anche del tutto sole attraverso diverse  attività», racconta Pina Belmonte, impegnata anche in diocesi in diversi progetti destinati a persone che vivono particolari situazioni di disagio. «Sono circa dodici anni che presto servizio nel sociale. Ho vissuto diverse esperienze nei centri di accoglienza, nelle carceri  e all’interno della Caritas diocesana con l’Associazione Casa Nostra. Ho deciso di tornare ancora una volta a Gerusalemme perché ormai questa città è entrata a far parte della mia vita. Nonostante le difficoltà e le tensioni che la caratterizzano, sono convinta che qui come altrove non siano le religioni  a creare muri e divisioni,  ma gli interessi politici. Qui ho stretto delle belle amicizie all’insegna del rispetto reciproco anche con persone di religioni diverse. Alaa e Asma sono due amiche islamiche che fin dall’inizio mi hanno fatto sentire in famiglia. Ogni volta che torno in Terra Santa so di tornare a casa. Credo che questo sia il vero dialogo interreligioso: porre prima di ogni cosa la predisposizione ad amare e rispettare l’altro».  

«Credo che solo da qui possa partire un vero dialogo di pace nel mondo. Come spesso ha affermato il patriarca emerito di Gerusalemme Fouad Twal: non si può amare Gerusalemme senza la croce. Si, perché questa è una terra che non ha mai conosciuto la pace, ma che ogni giorno l’aspetta. Negli ultimi tempi la presenza di pellegrini in particolare italiani è diminuita. Invito tutti a venire a Gerusalemme perché qui tutto ha un senso.  Nella Città Santa tutto acquista valore: quel senso e quel valore che forse alcune volte non diamo alla nostra vita. Al mio ritorno in Italia – conclude Pina Belmonte –  spero di  portare nella mia terra d’origine e  nella mia diocesi quello che Gerusalemme sta donando al mio cuore».