Territorio
Abbiate fiducia, renderemo migliore la nostra sanità
Il direttore generale mette a fuoco i motivi delle tante difficoltà del Pronto Soccorso e illustra i nuovi percorsi intrapresi, ma senza un nuovo ospedale Cosenza non andrà da nessuna parte.
È un momento delicato per la sanità cosentina”. Ci accoglie con queste parole il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, Achille Gentile, nel suo ufficio in via Rivocati. Dopo sei reportage sull’emergenza sanità e dopo aver richiesto un colloquio il 20 ottobre scorso via mail, pochi giorni fa, abbiamo ricevuto una telefonata per concordare un appuntamento per chiarire, anche attraverso il nostro settimanale, la drammatica situazione che sta vivendo l’Annunziata di Cosenza. Il pronto soccorso cittadino è ormai allo sbando. Quotidianamente si registrano disservizi e criticità. Come è possibile che la sanità cosentina non riesca a garantire il minimo di assistenza ai pazienti che arrivano nel presidio ospedaliero?Il nostro pronto soccorso è il pronto soccorso di un ospedale grande, queste criticità si registrano perché gli spocke non fanno più emergenza e tutto viene dirottato su di noi. Dal punto di vista strutturale fa acqua da tutte le parti. L’Annunziata, a suo tempo, non è stato progettato per poter dare garanzia e assistenza per grossi numeri di pazienti. Si tratta di una struttura nata come Dea di secondo livello per una città come quella bruzia senza che nessuno potesse prevedere che il sistema sanitario poi collassasse. Al pronto soccorso di Cosenza vengono pazienti anche da altre città calabresi come Catanzaro, Vibo, perché abbiamo delle specialità che gli altri ospedali non hanno, perciò tutto transita dal pronto soccorso. A questo si aggiunge anche il problema dei codici bianchi, che sono l’82% degli accessi, che potrebbero essere assistiti tranquillamente a livello territoriale, ma non trovando risposte la gente viene per forza in ospedale. Perché i piccoli presidi come quelli di Acri, San Giovanni in Fiore o Rogliano, ad esempio, non vengono utilizzati per posti letto o magari mettendo in funzione anche le sale operatorie in modo da smistare un po’ di malati che affollano i reparti del nosocomio cittadino?Questi presidi non fanno più pronto soccorso ma li utilizziamo. Le sale operatorie vengono utilizzate per la microchirurgia e non possono essere utilizzate per interventi chirurgici importanti perché sono prive di sale di anestesia, non sono ospedali attrezzati da monitor adeguati. Sono adatte solo per microchirurgia ambulatoriale. Oggi all’Annunziata di Cosenza la presenza dei Nas è quasi stabile. Sette sale operatorie sono sotto sequestro. Ma è vero che si possono utilizzare solo in loro presenza?Assolutamente no. Queste sale operatorie sotto sequestro non si possono utilizzare nel momento in cui andiamo a fare degli interventi di manutenzione. Ma per eseguire degli interventi chirurgici sì, quindi problemi non ce ne sono. La Calabria sul fronte sanità è una delle poche che viene sempre commissariata. La politica non dovrebbe lasciare un po’ più di libertà ai dirigenti soprattutto per quanto concerne le nomine? È la normativa nazionale che prevede un commissario al vertice della sanità, non siamo gli unici ad essere stati commissariati. Ma lo sono sette regioni d’Italia, tra queste la Campania, il Lazio, la Sicilia e così via. La norma prevede che se è in atto un piano di rientro fino a quando non si raggiungono dei livelli come il bilancio, i dea, e così via, bisogna stare nel piano di rientro e quindi la gestione diventa commissariale. Troppa è la differenza tra la sanità del Nord e quella del Sud. Perché?Sicuramente, perché loro hanno una tradizione diversa dalla nostra. Non hanno avuto la mannaia del piano di rientro che ha bloccato le assunzioni per tanto tempo. Non inserendo nuove risorse noi siamo rimasti al 2006/2007. Non c’è stato un cambio generazionale che stiamo facendo adesso con l’assunzione dei nuovi medici. È stato avviato un reintegro di personale, ma di medici e infermieri ce ne sono ancora pochi?Il piano dell’assunzione è in discussione al Governo, se ce lo approvano avremo altre 130 assunzioni da fare tra medici, infermieri ed Oss. Spesso della sanità se ne appropria in campagna elettorale. Poi però se ne dimentica…L’Annunziata è un ospedale che non è collaudato ai tempi che stiamo vivendo, perché la struttura risale agli anni 30. In alcune città del Nord le strutture ospedaliere costruite negli anni ‘60 le stanno ricostruendo per adeguarli a nuovi standard ospedalieri. Noi un ospedale degli anni 30 come facciamo ad adeguarlo? Ormai non è più adeguabile. Credo che Cosenza sia l’unica città a non avere un ospedale nuovo a livello nazionale.Tante volte si è sentito parlare di nuovo ospedale da edificare nella Città dei bruzi. L’amministrazione comunale non vuole che si costruisca a Vaglio Lise, come proposta dalla vostra Direzione, ma che si ristrutturi questo già esistente… Lei cosa ci dice a riguardo?Io voglio un nuovo ospedale, poi dove deve essere costruito a me non interessa. Senza un nuovo ospedale non andiamo da nessuna parte. L’edificio del nosocomio cittadino è pronto e adeguato ad affrontare un eventuale emergenza sismica?Un piano per l’emergenza lo abbiamo. Il vero problema è che essendo un ospedale datato dal tempo non riusciamo a recuperare spazi per creare ulteriori posti letto e poi mancano aree di emergenza. A proposito di posti letto si parla di un aumento di 700 posti…Ad oggi ne abbiamo attivati quasi 500 dividendoli tra diversi presidi, gli altri duecento sono previsti al Mariano Santo solo dopo aver completato l’edificio, che tuttora è in ristrutturazione. Cosa si vuole fare di questo nuovo presidio ospedaliero del Mariano Santo?Un polo emaoncologico. Ancora ci sono dei lavori in corso, dobbiamo completare tutto il vecchio plesso che va ristrutturato anche in maniera antisismica. Lì verrà trasferito tutto ciò che riguarda l’oncologia.Il reparto di ortopedia, ad esempio, da oltre trentanni non riesce a “decollare”. Nessun primario ci vuole andare, come mai?È in atto l’avviso di concorso che abbiamo pubblicato. Non è vero che non ci vuole venire nessuno… All’Annunziata di Cosenza stanno arrivando dei bravissimi primari. Il primario di Pronto soccorso proviene da Parma, in questi giorni abbiamo nominato anche il primario di Neurologia, del Centro trasfusionale e di Chirurgia. Stanno arrivando un sacco di medici. Devo dire che l’Annunziata è un ospedale molto ambito, in quanto è il terzo ospedale più grande d’Italia dopo il FateBeneFratelli di Milano e il Gemelli di Roma.Durante le nostre visite in pronto soccorso abbiamo avuto modo di constatare con i nostri occhi la mancanza di una tachipirina, del cotone, del nastro, della carenza di sacche del catetere… come è possibile una cosa del genere?Non è possibile. Noi abbiamo magazzini pieni, abbiamo una farmacia grande quanto questo immobile e c’è di tutto. Evidentemente la caposala di turno quel giorno non ha fatto in tempo ad andare giù a prenderli. Non è giusta una cosa del genere. Come intende fronteggiare questa emergenza del pronto soccorso?Adesso che si insedia il nuovo primario vedremo di dirottare i codici bianchi in un altro luogo per sfoltirlo direttamente.Tante sono le persone che si lamentano, che ci scrivono e ci telefonano per raccontarci la terribile esperienza vissuta in pronto soccorso?Molti cittadini si sentono negato il diritto alla salute, è vero. Purtroppo l’umanizzazione non è da tutti. Può succedere che un paziente non venga adeguatamente trattato bene dal punto di vista umano. Però non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, perché in ospedale ci sono medici che lavorano con dedizione. Ce la stiamo mettendo tutta per risollevare la sanità cosentina, la qualità e l’assistenza dei malati in modo particolare. Speriamo di poterci riuscire. Cosa si sente di dire ai cittadini in merito a questa gravosa situazione d’emergenza che vive oggi l’ospedale di Cosenza?Devono avere fiducia, perché è vero ci può essere la pecora nera, magari anche scorbutica, ma l’ospedale è una grossa famiglia dove ci sono persone per bene, professionisti che lavorano con dedizione e attaccamento tutti i giorni. Come cercherete di coniugare il risparmio dei costi con i diritti del malato?Bisogna trovare il giusto equilibrio. Il diritto alla salute è un diritto sacrosanto e va garantito. Oggi il diritto alla salute è un diritto che finanziariamente è condizionato. L’abilità strategica della direzione è quella di trovare questo equilibrio: garantire l’assistenza e garantire le risorse finanziarie necessarie.