Città
Accessibilità. Maurizio Simone: “Manca la presa di coscienza del problema”
Sebbene il 2000 stia per staccare il pass del quarto di secolo, quando si parla di accessibilità e barriere architettoniche ci muoviamo ancora su un terreno minato. Il diritto ad una vita che possa dirsi davvero piena e indipendente è ancora un miraggio per le persone con disabilità. I passi in avanti per fortuna sono stati fatti ma risultano ancora insufficienti. Cosa vuol dire rendere un luogo accessibile? C’è del lavoro da fare? Ne abbiamo parlato con Maurizio Simone, presidente di Anglat-sezione di Cosenza- e presidente di Fand Calabria.
Siamo nel 2024 e ancora si parla di barriere architettoniche e accessibilità. Sembra quasi un paradosso.
Non è un paradosso, è la normalità e credo che parleremo ancora per altri 100 anni. Secondo me manca proprio la presa di coscienza del problema. È un problema di percezione di quello che ognuno di noi percepisce come ostacolo, come limite per la propria autonomia. Poi ci sono l’aspetto tecnico e quello giuridico, figli della parte politica, della parte sociale. Se manca quello, manca anche la volontà poi di intervenire tecnicamente e giuridicamente.
Cosa vuol dire rendere un luogo accessibile?
Significa renderlo accessibile e fruibile a tutte le persone, a prescindere dalle loro difficoltà che possono essere di tipo motorio, intellettivo, relazionale, sensoriale. Si parla di difficoltà fisiche quando una persona ha una difficoltà dovuta alla incapacità o comunque alla limitazione alla deambulazione vera e propria o all’accesso. L’accessibilità è anche un limite per la persona non vedente che necessita di spazi privi di ostacoli e di percorsi dedicati dotati di sistemi che permettono loro di potersi muovere in autonomia. Lo stesso discorso vale per chi non sente che necessita di indicazioni di tipo luminoso. Queste cose non sono capite, la barriera è solo la carrozzina, per le persone con problemi di tipo intellettivo o relazionale, gli ambienti in cui si muovono possono essere fortemente limitativi della loro autonomia perché influiscono sulla loro percezione dell’ambiente. Questi accoglimenti dovrebbero essere parte della progettazione universale dell’accessibilità.
La nostra città è attenta alla politica sull’accessibilità o ancora c’è tanto lavoro da fare?
La politica siamo noi. Le norme sulle barriere elettroniche che vanno dal dopoguerra fino ad oggi parlano tutti di principi, ma sono delle armi spuntate che non hanno di per sé una valenza coercitiva. Sono tutte norme che comunque nell’insieme, da una parte del privato, da una parte del pubblico, danno degli obblighi. Le persone con disabilità hanno difficoltà a far valere il loro diritto in rapporto a delle norme che non sono bilanciate. Nell’ambito dell’azione legislativa del parlamento, abbandonato il progetto del Codice Unico della Disabilità, è stata emanata la Legge delega 227/2021 la quale, attraverso l’emanazione successiva di uno o più d.lgs. si pone come obbiettivi quelli di: assicurare alla persona il riconoscimento della propria condizione di disabilità; rimuovere gli ostacoli e per attivare i sostegni utili al pieno esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, delle libertà e dei diritti civili e sociali nei vari contesti di vita, liberamente scelti. Il primo di questi Decreti è Governo il d.lgs. 62 del 2024; esso, in coerenza con le indicazioni della Convenzione ONU del 2006 e su base ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), ha come obbiettivo quello di finalizzate a garantire l’effettivo e pieno accesso al sistema dei servizi, delle prestazioni, dei supporti, dei benefici e delle agevolazioni, anche attraverso il ricorso all’accomodamento ragionevole e al progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato secondo i principi di autodeterminazione e non discriminazione. Nella sua strutturazione il d.lgs. 62 interviene in maniera importante, modificando ed innovando una serie di norme tra cui tutte quelle relative all’accertamento dell’invalidità Civile e Accompagno (118/71-18/80-508/88 -289/90;), Sordità(381/70), Cecità (382/70), Sordocecità (107/2010), nonché la 104/92 sull’Handicap e la 328/2000 sul sistema integrato dei Servizi Sociali. Gli interventi sulle prime categorie di norme riguardano soprattutto le procedure e i processi per l’accertamento di Base della condizione di disabilità e dei benefici economici e agevolativi da parte di INPS, mentre le sulle ultime due (104/92 e 328/2000).
L’attenzione alle persone con disabilità è anche e soprattutto una questione culturale, è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica
Il progetto di vita è come un vestito che deve essere cucito sulla persona con disabilità. Deve essere costruito un progetto per la vita della persona che va dalla vita personale all’aspetto educativo. Ci sono tanti aspetti che vanno cuciti, e qui si innesca anche il discorso dell’accessibilità, perché se io cucio un progetto di vita sulla persona devo prendere in considerazione il suo percorso di vita quotidiano. Si crede erroneamente che rendere un luogo accessibile significhi solo mettere la rampa o eliminare un gradino, però è soprattutto consentire alla persona di vivere una vita indipendente. Cosa c’è di più bello del poter fare quello che si vuole e farlo da solo senza dover chiedere agli altri di accompagnarci. Quando parliamo di progettazione universale non è solo la barriera fisica, ma è proprio un concetto inclusivo che riguarda tutto.
L’Anglat ha realizzato un progetto di mappatura di luoghi del Cosentino, me ne parli
È un progetto pilota finanziato dal MIT che ha riguardato decina di città d’Italia- tra cui Genova, Roma, Milano, Trento, Bari-compresa Cosenza. Abbiamo sviluppato questo progetto mappando tutta l’area urbana cosentina. Gli operatori si sono recati sui luoghi, hanno visionato strutture pubbliche o aperte al pubblico, parliamo di sia uffici pubblici che locali aperti al pubblico. Per ognuno di questi punti abbiamo fatto rilevazioni sul percorso per arrivare, la fermata dei mezzi di trasporto pubblico, la presenze di barriere, l’accessibilità della struttura, l’ingresso, la presenza di parcheggi per persone con disabilità. I risultati a disposizione servono a poterci confrontare e poter intervenire, naturalmente ci vuole la collaborazione da parte degli Enti per affrontare il problema e trovare le soluzioni. Speriamo in futuro di farlo anche in maniera più capillare. L’associazione nel 2009 ha mappato il sistema dei trasporti pubblici su tutta l’area urbana e suburbana di Cosenza. Abbiamo contato il numero di mezzi a disposizione di ogni ditta, quanti di questi mezzi erano accessibili a persone con disabilità. Abbiamo rilevato che su cento il 75-76% dei mezzi era accessibile, però poi dall’altro lato abbiamo rilevato la percezione dell’utenza di questo servizio che è quasi zero. La non fruibilità era imputabile all’ambiente urbano. Mancano i marciapiedi idonei, gli scivoli dei marciapiedi, le pedane.
Vuole lanciare un appello?
La società deve prendere consapevolezza se vuole veramente affrontare il problema perché non è solo un problema delle persone con disabilità, è un problema di tutte le persone. Da un punto di vista tecnico, lo strumento valido per le persone con disabilità è la legge 67 sulla discriminazione che tutela le persone con disabilità vittime di discriminazione diretta o indiretta, definendo quella diretta come qualsiasi atto o comportamento diretto mediante il quale qualcuno discrimina una persona per la sua disabilità; quella indiretta è invece quando un fatto o una prassi pongono una persona con disabilità in una situazione di svantaggio e di discriminazione, ad esempio le barriere architettoniche.