Al Cinema la ‘ndrangheta vista dalle donne

Il regista calabrese Fernando Muraca ci racconta del suo ultimo film "La Terra dei Santi" sul Grande Schermo dal prossimo 26 Marzo. Una pellicola drammatica e intensa sulle donne della mafia. Il lungometraggio è stato prodotto con la collaborazione di Rai Cinema. Nel cast anche Valeria Solarino.

Dal prossimo 26 Marzo con il film “La Terra dei Santi” il regista lametino Fernando Muraca  porta sul Grande Schermo la ndrangheta vista dalle donne: madri, mogli e figlie. Un racconto drammatico e intenso che cerca di far luce sulle radici di un fenomeno che non fa altro che produrre orrori in una terra come la Calabria dove i valori essenziali a iniziare da quello della vita umana  vengono calpestati ogni giorno in nome della “Santa”. Nel cast  accanto all’attrice Valeria Solarino, anche Lorenza Indovina Daniela Marra,  Ninni Bruschetta, Francesco Colella, Marco Aiello, Piero Calabrese e Tommaso Ragno. La pellicola prodotta da Marianna De Liso per Kinesis Film in collaborazione con Rai Cinema, narra di Vittoria,  interpretata da Valeria Solarino, magistrato che dal Nord sceglie di andare a lavorare a Lamezia Terme. Qui si ritrova a fare i conti con  le vicende di alcune donne della ‘ndrangheta: Assunta, che dopo la morte del marito è costretta a sposarne il fratello Nando per proteggere i sui due figli e sua sorella maggiore Caterina, che controlla gli affari di famiglia, mentre il marito  è un boss latitante.  “Il film- spiega il regista calabrese Fernando Muraca-  non è contro qualcuno e non è un film di denuncia. E’ piuttosto un atto d’amore a tutti i miei conterranei, nessuno escluso”.

Iniziamo dal titolo: perché”La Terra dei Santi”?

Anticamente la Calabria era conosciuta come “la terra dei santi” perché  un grande numero di santi greco ortodossi erano calabresi. Oggi la  nostra regione appare nei rotocalchi come “terra dei santisti”, gli appartenenti alla Santa, la ndrangheta, ovvero i mafiosi. Ho voluto ridare alla mia regione il nome che si merita. Il popolo calabrese è fatto di gente onesta e intelligente.   Il popolo calabrese è fatto di gente onesta e intelligente. Le persone sono generose e conoscono il senso dell’amicizia e conservano i valori fondamentali e universali del cristianesimo.

Com’è nata l’dea del film?

Non si può guardare al futuro con speranza se non si ha il coraggio di  entrare nelle proprie piaghe. Si rischia di essere come quel medico  pietoso che per non far soffrire il paziente non apre la ferita per  pulirla a fondo e allora la parte infetta va in cancrena. Per questo ho  fatto questo film. Io sono certo che la Calabria tornerà un giorno a  essere una terra in cui tutti i bambini che vi nascono possono  realizzare i propri sogni senza emigrare e soprattutto senza morire  ammazzati perché sono nati nelle famiglie sbagliate. Nessuno di noi può  scegliere dove nascere e imparare a discernere ciò che è bene e ciò che  è male.

Come mai ha scelto di raccontare la ‘ndrangheta attraverso personaggi per lo più femminili?

Le donne calabresi sono persone capaci di amare tanto ma sono anche  forti e intelligenti. Però niente più dell’amore  ha la forza di  cambiare il mondo. Io credo che la resurrezione della Calabria sarà  determinata dalle loro scelte, dall’amore che queste donne sapranno  avere per i loro figli. Sono sicuro che prima o poi sapranno immaginare  per loro un futuro fatto di libertà e voglia di vivere. E questo ai loro  figli non può succedere impugnando pistole e facendo “i cavalli”  portando cocaina verso Milano. Saranno le donne a decidere quale  educazione dovranno ricevere i loro figli e soprattutto quale futuro  offrire loro.

Cosa accomuna le tre protagoniste del film, Vittoria, Assunta e Caterina?

Direi che Vittoria e Assunta camminano sui due lati della stessa strada,  sono due donne, ognuna col suo fardello, col suo mondo di valori e  credenze. Si scontreranno ma ci saranno momenti di incontro commovente.  A Caterina di femminile è rimasto solo in corpo, non è più una donna. Si  comporta come certi uomini pervertiti che hanno messo il potere e il  denaro prima del cuore, prima dei propri figli.

Perché le donne della ‘ndrangheta secondo lei non riescono a ribellarsi  all’ organizzazione criminale?

Qualcuna lo ha fatto e ha pagato con la vita il proprio coraggio, il  desiderio di proteggere i propri figli. Ma ricordiamoci che ribellarsi  significa mettersi contro il padre e i fratelli, i parenti più stretti.  E’ come rinnegare se stessi, non è facile. E come sradicare il proprio  cuore. Lei lo denuncerebbe suo padre o suo fratello? E’ un scelta  drammatica. La ‘ndrangheta non è solo una organizzazione criminale. E’  uno Stato con un suo popolo che ha integrato nella coscienza una propria  antropologia. Se non si capisce questo non si può affrontare il dolore  che essa provoca alla società, ma anche alle persone che nascono in  queste famiglie. Tantissime donne appartenenti a famiglie mafiose fanno  costante uso di psicofarmaci. Immagini di essere sposata con un uomo che  è latitante e che riesce a vedere una volta ogni tanto… Immagini di  vivere con la preoccupazione costante che glielo ammazzino e che  facciano la stessa fine i suoi figli, suo padre e i suoi fratelli. Che vita è  questa per una donna?

Uno dei ruoli da protagonista del film e’ interpretato da Valeria Solarino. Com’e’ stato lavorare con lei?

Valeria Solarino è una delle donne più eleganti e gentili che abbia mai  conosciuto. Ho condiviso con lei costantemente il progetto artistico di  questo film e abbiamo generato insieme tutte le scelte che riguardano  Vittoria, il magistrato che interpreta, a cui ha dato una profondità e  una umanità che ne fanno un personaggio riuscito e non era facile!  Vittoria compie gesti che avrebbero potuto renderla antipatica. Sono  stato fortunato ad averla come protagonista di questo mio lavoro.

L’intervista completa sul numero di questa settimana di Parola di Vita da giovedì in edicola.