Chiesa
Al Giubileo dei diaconi anche una rappresentanza dell’Arcidiocesi di Cosenza

I Diaconi della Diocesi di Cosenza-Bisignano partecipanti al Giubileo di Roma sono stati accompagnati dal Vicario Episcopale per il Diaconato Permanente don Aldo Giovinco, Rettore del Seminario “Redemptoris Custos” in Rende, don Raffaele Stella, della parrocchia Madonna di Lourdes in Roges, don Gianfranco Sicilia della parrocchia San Giuseppe in Cosenza, don Nicola Benedetto della parrocchia San Giovanni Battista in Cosenza, don Luigi Francavilla della parrocchia Madonna di Loreto in Cosenza, don Bruno Bartolomeo e la moglie Antonella della parrocchia di Cristo Re in Cosenza, don Joau Caputo Basilica di San Francesco di Paola in Paola, Francesco La Gaccia e la moglie Tina della parrocchia della Madonna dell’Addolorata in Acri. Tutti partiti da Rende con il pulmino in dotazione del seminario, con pernottamento in Roma presso la casa ferie del Seraphicum. Il viaggio e il Giubileo è stata un’esperienza meravigliosa fatta di preghiere, incontri di catechesi, con la processione ed il traversamento della porta santa, la veglia di preghiera nell’aula Paolo VI sabato sera con le testimonianze di diaconi provenienti da varie parti del mondo e per finire con la solenne celebrazione eucaristica di domenica nella Basilica di San Pietro.
Ai diaconi è stato dedicato il quarto grande evento del Giubileo della Speranza questo fine settimana di febbraio nella città di Roma, in un momento molto delicato sulla salute di Papa Francesco. Nel quarto dei 36 previsti nell’ambito del Giubileo 2025, a Roma sono arrivati oltre sei mila pellegrini da più di cento Paesi. Tra loro quasi 4.000 diaconi permanenti con le loro famiglie provenienti dall’Italia, 1.300 dagli Stati Uniti, 656 dalla Francia, 350 dalla Spagna, 230 dal Brasile, 160 dalla Germania e 150 dal Messico.
L’omelia preparata dal santo Padre è stata letta da mons. Fisichella.
Con la celebrazione di oggi si è proceduto anche con l’ordinazione di 23 nuovi diaconi provenienti da tutto il mondo.
Il Papa ha detto ai diaconi: in un mondo di guerre siate messaggeri di speranza del volto misericordioso di Dio.
Perdono, servizio disinteressato e comunione sono tre aspetti della gratuità cristiana e del ministero diaconale.
Il ministero del diaconato riceve l’imposizione delle mani “non per il sacerdozio, ma per servire. Per i discepoli di Gesù amare è servire e servire è regnare. Il potere sta nel servizio, in nient’altro”. Dalla citazione nel Vangelo di Luca, «Amate i vostri nemici» i diaconi, continua il papa, possono e devono annunciare il perdono è un compito essenziale del diacono. Esso è infatti elemento indispensabile per ogni cammino ecclesiale e condizione per ogni convivenza umana. Per crescere insieme, condividendo luci e ombre, successi e fallimenti gli uni degli altri, è necessario saper perdonare e chiedere perdono, riallacciando relazioni e non escludendo dal nostro amore nemmeno chi ci colpisce e tradisce. In un mondo, prosegue il Papa, dove per gli avversari c’è solo odio è un mondo senza speranza, senza futuro, destinato ad essere dilaniato da guerre, divisioni e vendette senza fine, come purtroppo vediamo anche oggi, a tanti livelli e in varie parti del mondo.
Allo stesso modo, nella omelia ricorda ai diaconi la frase semplice quanto chiara del Vangelo: «Fate del bene e prestate senza sperarne nulla» per quel loro servizio nobile e disinteressato che porta in sé il buon profumo dell’amicizia. Per il diacono, tale atteggiamento non è un aspetto accessorio del suo agire, ma una dimensione sostanziale del suo essere. Si consacra infatti ad essere, nel ministero, “scultore” e “pittore” del volto misericordioso del Padre, testimone del mistero di Dio-Trinità.
“Fratelli Diaconi, continua il santo Padre, il lavoro gratuito che svolgete, dunque, come espressione della vostra consacrazione alla carità di Cristo, è per voi il primo annuncio della Parola, fonte di fiducia e di gioia per chi vi incontra”, “Il vostro agire concorde e generoso sarà così un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la vostra liturgia più bella e la liturgia il vostro più umile servizio”.
L’ultimo punto dell’omelia riguarda la gratuità come fonte di comunione. Il dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sé e il bene delle persone. San Lorenzo, patrono dei diaconi, cita il papa, quando gli fu chiesto dai suoi accusatori di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò loro i poveri e disse: «Ecco i nostri tesori!». È così che si costruisce la comunione: dicendo al fratello e alla sorella, colle parole, ma soprattutto coi fatti, personalmente e come comunità: “per noi tu sei importante”, “ti vogliamo bene”, “ti vogliamo partecipe del nostro cammino e della nostra vita”. Questo fate voi: mariti, padri e nonni pronti, nel servizio, ad allargare le vostre famiglie a chi è nel bisogno, là dove vivete. Affinché lo rendiate sempre più un luogo accogliente e aperto a tutti, questa è una delle espressioni più belle di una Chiesa sinodale e in uscita.
Infine ha detto che i gradini del ministero, “discenderanno”, e non che “ascenderanno”, perché con l’Ordinazione non si sale, ma si scende, ci si fa piccoli, ci si abbassa e ci si spoglia.
Come dice San Paolo, si abbandona, nel servizio, l’“uomo di terra”, e ci si riveste, nella carità, dell’“uomo di cielo”.
L’omelia conclude con codesta raccomandazione: “In questo anno giubilare, fate tutto con umiltà, con gioia e senza lamentarsi, siate messaggeri di speranza per il mondo. I diaconi, ci aiutino a vivere ogni nostro ministero con un cuore umile e pieno di amore e ad essere, nella gratuità, apostoli di perdono, servitori disinteressati dei fratelli e costruttori di comunione”. E… pregate per me…
Ed è ciò che abbiamo fatto e che continueremo a fare, personalmente e nelle Comunità ove svolgiamo il nostro ministero diaconale.
Articolo a cura di don Nicola Benedetto, diacono
