Cultura
Alla ricerca del rapporto tra giubileo, arte e storia
L’opera di Fagiolo e Madonna offre una descrizione degli anni di grazia dal trecento fino all’ottocento
Il Palazzo del Collegio Romano ha ospitato, alcuni giorni fa, la presentazione del libro “L’arte degli Anni Santi. Roma 1300-1875” (Gangemi editore) a cura degli esperti d’arte Marcello Fagiolo e Maria Luisa Madonna. Presenti all’evento, tra gli altri, il ministro della cultura Giuli, S.E. mons. Rino Fisichella, Pro-prefetto del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione incaricato dell’organizzazione del giubileo 2025, e Suor Rebecca Nazzaro, direttrice Ufficio per la Pastorale del Pellegrinaggio ORP. Il volume è una ristampa della prima pubblicazione uscita tra il 1984 e il 1985, in occasione della Mostra allestita a Palazzo Venezia a conclusione del giubileo straordinario di Redenzione, inaugurato da Papa Giovanni Paolo II nel 1983. Il Santo Padre volle indire l’anno di grazia in un periodo storico nevralgico, segnato dalle battute finali della guerra fredda, dal mito sovietico in crisi e dagli anni di piombo in Italia. “Spalancare i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo” fu l’appello di Wojtyła. L’esposizione fu a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’amministrazione romana, mentre l’organizzazione fu gestita dal Centro di Studi per la Cultura e l’Immagine di Roma, fondato dal critico d’arte Giulio Carlo Argan nell’Accademia Nazionale dei Lincei, e diretto dallo stesso Fagiolo. La rassegna si giovò della proficua collaborazione del Comitato Vaticano Centrale per l’Anno Santo e di vari enti ecclesiastici. La ristampa della monumentale opera a cura di Marco Coppolaro, con il sostegno economico del Vicariato di Roma e l’Ufficio per la pastorale del pellegrinaggio, è un’importante iniziativa culturale in vista dell’imminente avvio dell’anno giubilare. “Pellegrini di speranza” è il motto scelto da Papa Francesco per il Giubileo 2025, e la speranza è la virtù che trasmette bellezza e ingegno artistico. E’ bello ricordare che il Giubileo è cultura e che la cultura è una fonte primaria di evangelizzazione, poiché è in grado di trasmettere a tutti, senza mediazioni, un’esperienza tangibile di quella Somma Bellezza che è Dio” scrive Fisichella nella prefazione del libro. Il presule ricorda anche le parole usate da Bergoglio nella bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit”: “transitare da un Paese all’altro, come se i confini fossero superati, passare da una città all’altra nella contemplazione del creato e delle opere d’arte permetterà di fare tesoro di esperienze e culture differenti, per portare dentro di sé la bellezza che, armonizzata dalla preghiera, conduce a ringraziare Dio per le meraviglie da Lui compiute”. È un invito a lasciarsi abbracciare dalla bellezza che ci circonda, da quella “via pulchritudinis” che, secondo San Tommaso d’Aquino, rappresentava la strada giusta per giungere alla conoscenza di Dio. Fagiolo e Madonna concepirono quest’enorme catalogo come punto di partenza, nella ricerca sui rapporti tra il fenomeno giubilare, le arti e la storia di Roma, concentrandosi sul lasso temporale che va dal trecento all’ottocento. Il testo parte dalla storia della Città Eterna ricostruendo, tappa per tappa, le fasi che hanno portato alla definizione di “giubileo” con i suoi segni, tra cui l’apertura della Porta Santa, la funzione del pellegrinaggio, gli strumenti cerimoniali e l’esposizione delle immagini iconografiche e delle reliquie, conservate nei vari luoghi di culto. Si inizia con il primo anno santo inaugurato da Bonifacio VIII nel 1300, con la bolla “Antiquorum habet fide relatio”, per giungere infine a quello del 1875 avviato da Pio IX. La scelta di chiudere l’opera a ridosso di questa data fu dettata dall’evento che portò al declino del governo papale e alla successiva annessione di Roma al Regno d’Italia: la Breccia di Porta Pia del 1870. Sin dal primo momento, quest’evento di grazia attrasse l’attenzione dei fedeli cattolici, che si recarono presso la Basilica dei Santi Pietro e Paolo per ricevere l’indulgenza plenaria. L’interesse fu rivolto anche alla maestosità dell’Urbe, la Mater gentium, definita da Clemente VIII nella bolla di indizione del giubileo del 1600 “Annus Domini Placabilis”, come “Felice città” la cui fede è annunciata in tutto il mondo. Pittori, scultori, musicisti e architetti hanno messo a disposizione la loro arte per esprimere il valore di questo tempo misericordioso, condividendo le loro creazioni con i pellegrini che giungevano a Roma. Giotto, Dante, Palestrina, Caravaggio, Borromini e altri hanno abbellito le strade, le piazze e le chiese romane in occasione dei vari Anni Santi, lasciando preziosi cimeli che ancora oggi apprezziamo, perché indicativi dell’esperienza spirituale che gli stessi maestri hanno vissuto. La Veronica di El Greco, l’Allegoria dell’Italia di Valentin de Boulogne, la Conversione di Saulo di Caravaggio, la Carità di Mino da Fiesole/Mino del Reame e la Speranza di Giovanni Dalmata sono solo alcune delle opere presenti alla mostra del 1983/84. Fagiolo e Madonna compirono una serie di viaggi, per scegliere i “gioielli” da inserire nel percorso dell’esposizione allestita a Palazzo Venezia. Visitarono, ad esempio, la rassegna Wallfahrt Kennt Keine Grenzen a Monaco di Baviera nel 1984, quando il giubileo era già iniziato. All’interno della mostra vi era anche una sezione intitolata Atlante, contenentele mappe, i grafici e le tabelle che, di giubileo in giubileo, venivano disegnati per illustrare i diversi interventi urbanistico-architettonici, finalizzati a garantire la mobilità dei pellegrini e a contribuire allo sviluppo materiale, oltre che spirituale, della città. Con questo volume il lettore-pellegrino potrà approfondire meglio la storia di Roma e degli Anni Santi, vivendo il 2025 come un dono di Dio da cui sgorgano perdono, speranza e amore.