Alla scuola di don Sturzo. Il popolarismo nel Mezzogiorno a cento anni dall’Appello ai liberi e forti

Il volume, curato da Lorenzo Coscarella e Paolo Palma, presenta un bilancio critico del popolarismo in Calabria e nel Sud Italia.

L’esperienza del Partito popolare italiano, fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo, fu breve ma significativa. Dopo decenni nei quali il non expedit aveva, almeno ufficialmente, limitato la partecipazione dei cattolici italiani alla politica attiva, il nuovo partito si proponeva di rappresentarne a livello politico le istanze. Del resto la limitazione politica non aveva significato immobilità, né assenza di partecipazione alla vita sociale del paese. Anzi, il movimento cattolico era attivo su più fronti, basti pensare alla diffusione di leghe del lavoro e classi rurali di ispirazione cattolica che si diffusero in molte zone italiane.

La ricorrenza del centenario della fondazione del Ppi ha dato occasione di riflettere ancora su questa importante esperienza, in continuità con gli studi che, floridi nei decenni passati, si erano diradati negli ultimi anni. Il volume “Alla scuola di don Sturzo. Il popolarismo nel Mezzogiorno a cento anni dall’Appello ai liberi e forti”, pubblicato da Pellegrini Editore, si inserisce in questo filone, aggiornando gli studi presenti sul Mezzogiorno in generale e sulla Calabria in particolare. Il libro è curato da Lorenzo Coscarella e Paolo Palma. Coscarella, giornalista e insegnante, è membro del Direttivo dell’ICSAIC ed ha all’attivo diversi articoli e pubblicazioni di carattere storico. Dal 2011 collabora con “Parola di Vita”, curando in special modo la pagina dedicata agli approfondimenti storico-culturali. Paolo Palma, storico, giornalista parlamentare e già deputato nella XIII legislatura, è il presidente dell’ICSAIC ed è autore di vari volumi e saggi, con particolare attenzione per l’antifascismo di matrice repubblicana.

L’opera raccoglie gli atti del convegno nazionale tenutosi all’Università della Calabria il 13 novembre 2019 e organizzato in occasione del centenario dell’Appello ai liberi e forti dall’ICSAIC, l’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea, impegnato a livello regionale sin dal 1983 nella ricerca e nella valorizzazione della storia contemporanea calabrese e non solo. Come il convegno, anche il volume è dedicato a quattro personalità che hanno lasciato il segno negli studi sul movimento cattolico calabrese e meridionale: Antonio Guarasci, Pietro Borzomati, Luigi Intrieri e Maria Mariotti.

“Quello presentato dal volume – come evidenziano i curatori – è un bilancio critico. Come i contributi dei vari autori hanno mostrato, la scuola di don Sturzo non fu sufficiente al Ppi, un secolo fa, per radicarsi nel Mezzogiorno per come il suo fondatore avrebbe voluto, puntando a una radicale democratizzazione dello Stato”. Al Sud, infatti, l’impostazione sturziana si scontrò con diversi fattori endemici. In vari territori il partito dovette scendere a compromessi con il notabilato e con le altre forze politiche già dominanti a livello locale, fino poi a finire quasi “schiacciato nella morsa della destra cattolica” ormai vicina al fascismo.

L’opera presenta le relazioni di studiosi esperti ed autorevoli. L’introduzione riporta i saluti di Paolo Palma, Presidente dell’ICSAIC e curatore del volume, di Nicola Antonetti, presidente dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma, di Raffaele Cananzi, già presidente dell’Azione Cattolica e deputato del nuovo Ppi, e di Francesco Raniolo, direttore del DISPeS dell’Unical. Roberto P. Violi, dell’Università di Cassino, nel suo intervento su Partito popolare, democrazia e integrazione nazionale nell’Italia meridionale, ha messo in evidenza lo scostamento del Ppi al Sud dal progetto originario sturziano. Giuseppe Palmisciano, della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, si è occupato di analizzare i rapporti tra Chiesa e Ppi al Sud, ricorrendo a documentazione dell’Archivio apostolico vaticano che tocca anche diverse realtà locali, tra cui la Basilicata di don Vincenzo D’Elia, uno dei collaboratori di Sturzo. Da segnalare anche il contributo di Daria De Donno, dell’Università del Salento, che esamina la parabola del Ppi in Puglia rilevando come le vicende del popolarismo nel Meridione seguano un “successo a geografie differenziate”. Antonio Costabile, dell’Università della Calabria, analizza invece con uno sguardo sociologico il rapporto tra popolarismo e populismo. Particolarmente significativi gli approfondimenti legati alla Calabria. L’attività politica dei cattolici durante la Grande Guerra è esaminata nella relazione di Giuseppe Ferraro, dell’Università di San Marino, mentre il direttore dell’Archivio storico diocesano di Cosenza, Vincenzo A. Tucci, si è soffermato sui rapporti tra Chiesa, vescovi e politica nel Cosentino nel 1919. Lorenzo Coscarella, curatore del volume, analizza invece le vicende del popolarismo a Cosenza e nella sua provincia, dalla nascita fino al lento declino dovuto al rafforzamento del potere fascista. Non mancano gli interventi dedicati alle figure più rappresentative di quell’esperienza, come quella di Vito Giuseppe Galati, oggetto della relazione di Vittorio De Marco dell’Università del Salento; di don Francesco Caporale, approfondita nella relazione del vescovo di Oppido Mamertina-Palmi mons. Francesco Milito, e di don Luigi Nicoletti, tratteggiata nell’intervento del vescovo di San Marco Argentano-Scalea mons. Leonardo Bonanno. Vittorio Cappelli, direttore dell’ICSAIC, ha invece approfondito il rapporto tra don Carlo De Cardona, principale organizzatore del movimento cattolico cosentino, ed il fratello Nicola, attivo dirigente prima del Partito socialista e, dal 1921, di quello comunista. Conclude il volume l’intervento di Francesco Altimari, che si sofferma sulle vicende del popolarismo nei paesi arbëreshë attraverso la documentazione inedita di Achille Altimari. I contributi raccolti nel volume, dunque, presentano e analizzano vicende e protagonisti del popolarismo sturziano sottolineando ciascuno un aspetto peculiare, con attenzione alle esperienze calabresi e uno sguardo più ampio all’intero Mezzogiorno.