1/4. Verso la Giornata della Memoria

1° Puntata: ALL’ORIGINE DELLA QUESTIONE EBRAICA

L’imminente Giornata della Memoria, che cade il 27 gennaio, ci ricorda un dovere a cui ogni essere umano non può e non deve sottrarsi: combattere qualsiasi forma di antisemitismo e di violenza razziale e religiosa.

Dobbiamo constatare, tuttavia, che la fine del XX secolo riportò in auge prepotentemente il problema dell’antisemitismo nel villaggio globale. Il vuoto politico-normativo, susseguente al crollo del blocco sovietico con la caduta del Muro di Berlino, ha avuto come conseguenza l’indicibile rimonta del fondamentalismo islamico, che ha assunto la forma di un progetto politico-ideologico antioccidentale. L’antisemitismo si è dolorosamente e terribilmente globalizzato, portando alla disumanizzazione del “diverso” per eccellenza: l’ebreo. I meccanismi perversi degli Stati-nazione europei hanno ridato impulso all’abominevole idea del “complotto ebraico-sionista”, esplosa con ferocia nell’attuale e insensata guerra a Gaza a cui il mondo intero sta assistendo. Ritorna l’idea dell’ebreo come distruttore dei confini, come il traditore, come alfiere di una modernità che vuole ritagliare su se stesso e che vuole plasmare come meglio crede.

Tutto ciò trova giustificazione in un tracciato storico ben preciso. Il pubblicista tedesco Wilhelm Marr coniò nel 1879 l’espressione “antisemitismo”, adottata poi dagli schieramenti conservatori-clericali, reazionari-nazionalisti e socialisti anti-capitalisti. Il caso giudiziario che ebbe per protagonista e vittima l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus, nella Francia della terza Repubblica, impose all’opinione pubblica francese una riflessione sull’antisemitismo e sulle pericolose derive del nazionalismo e del revanchismo (sentimento antitedesco di rivincita e rivalsa). Pochi anni dopo, l’apparizione dei Protocolli dei savi anziani di Sion diede un’ulteriore spinta al “complotto ebraico”. Questi protocolli avevano la forma di un apocrifo redatto forse dalla polizia segreta russa alla fine dell’ottocento, allo scopo di screditare gli ebrei, plagiando opere precedenti che agli ebrei non erano collegate. Quest’assurdo pamphlet constava di 24 protocolli, contenenti direttive e progetti ebraici per sottomettere il mondo attraverso il controllo dei media e della finanza, scardinando l’ordine tradizionale. Anni dopo questi documenti si rivelarono un falso, ma furono ugualmente assunti dalla propaganda fascista e nazista per attaccare la stirpe sionista. L’ebreo divenne il simbolo della disintegrazione contemporanea, un simbolo che “complotta” contro l’organismo europeo. E se l’Europa nel periodo tra le due guerre mondiali non fece che accentuare quest’immagine, la nascente Società delle Nazioni postbellica fu incapace di garantire i diritti necessari alle persone senza cittadinanza politica (tra cui gli ebrei stessi). Gli ebrei sopravvissuti alla Shoah, scampati alla violenza legalizzata perpetrata dalla mente criminale di Hitler, si sparsero per il mondo dando l’idea di esseri umani non unici né indivisi: in Occidente gli vennero riconosciuti i diritti politici e civili, pur dovendo vivere privatamente il proprio credo religioso, in Oriente avvertirono maggiormente l’aderenza alle proprie radici e ad una precisa affiliazione etnica, che li rese subito individuabili e perseguibili.

Abbiamo tracciato a grandi linee la questione ebraica, consapevoli dei tanti buchi e delle tante lacune che vi sono. La finalità è quella di risvegliare la coscienza sull’importanza dei contatti interetnici come base per l’istituzione di una società multiculturale che valorizzi le individualità di tutti i popoli, anche dentro uno stesso territorio. Ricordandoci questo potremo porre fine alla guerra in Medioriente e dare il giusto peso alla Giornata della Memoria, che merita di essere celebrata tutti i giorni della nostra vita, e non solo il 27 gennaio, come monito affinché l’umanità superi tutte le spaccature interne dell’animo e viva all’insegna della tolleranza religiosa e politica. Solo così termini come “antisemitismo” scompariranno per dare posto all’amore, alla pace e alla condivisione.