Alternanza scuola lavoro anche nelle parrocchie

Anche diocesi e parrocchie tra i soggetti autorizzati dalla legge sulla "Buona scuola" ad ospitare studenti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Un'alleanza educativa che richiama la "Chiesa in uscita" auspicata da Papa Francesco. Le esperienze di Milano e Novara.

Rafforzare il legame scuola-impresa è l’obiettivo di una delle novità introdotte dalla legge 107/2015 sulla “Buona Scuola”, la cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”. La misura prevede che tutti gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole secondarie di secondo grado svolgano obbligatoriamente un percorso di lavoro “sul campo” (200 ore per i licei e 400 ore per gli istituti tecnici e professionali). Percorsi progettati, attuati e valutati sotto la responsabilità delle istituzioni scolastiche sulla base di apposite convenzioni con imprese, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, enti pubblici e privati (anche del terzo settore), istituzioni culturali. In arrivo la Carta dei diritti e doveri degli studenti, il Registro delle imprese e degli enti che li accoglieranno, e una cabina di regia interministeriale Miur-Lavoro. Dal primo settembre i dati sui percorsi relativi all’anno scolastico 2015/2016 dovranno essere trasmessi al Miur.

Tra gli “enti ospitanti” sono compresi anche soggetti ecclesiali come diocesi e parrocchie. Centri estivi, doposcuola, servizi alla persona (poveri, anziani, disabili), associazioni educative e sportive, musei, archivi e biblioteche diocesani, media: queste le opportunità offerte. Abbiamo raccolto le “voci” di due diocesi – Milano e Novara – che si sono già attivate (ma altre si stanno muovendo). Due “esperienze pilota” replicabili anche in altri contesti.

“Imparare facendo è un criterio pedagogico fondamentale”, premette Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei. Il fatto che anche parrocchie ed enti culturali ecclesiali possano accogliere studenti “in alternanza” costituisce per queste realtà “un banco di prova per la propria proposta educativa e culturale” e ne sottolinea “la dimensione di servizio alla comunità locale”. Certo, riconosce il direttore dell’Ufficio Cei, “l’alternanza non si improvvisa ed occorre attrezzarsi per elaborare progetti, stipulare convenzioni, individuare i tutor necessari, curare le certificazioni di sicurezza”. Importante “partire dalla propria realtà locale valorizzandone storia e specificità”. Dunque aprirsi al territorio e coglierne le esigenze? “Sì. Anche questo tipo di partnership rientra nella ricerca di ‘alleanze educative’, uno dei pilastri degli Orientamenti pastorali della Cei per il decennio 2010/2020, e richiama il senso di Chiesa con le porte aperte, in uscita, cui fa riferimento Papa Francesco”.

Facendo s’impara. Questo il nome del servizio/progetto offerto dalla diocesi di Milano alle parrocchie che ospitano l’alternanza, attivato dopo l’accreditamento della diocesi presso l’Ufficio scolastico regionale lo scorso novembre. L’iniziativa, spiega don Gian Battista Rota, responsabile del Servizio diocesano per la pastorale scolastica, “offre supporto formativo e giuridico, e mette a disposizione una persona incaricata dal cardinale Scola di seguire le fasi del percorso”. Si parte con la richiesta di contatto da parte di una parrocchia cui segue la visita in loco dell’incaricato per recepirne le esigenze e collaborare all’elaborazione e alla stesura del progetto, successivamente reso pubblico sul sito dell’Ufficio scolastico. All’accreditamento della parrocchia seguono “l’aggiustamento” del progetto secondo le esigenze della scuola; l’offerta di strumenti tecnici e culturali ai due tutor (uno per la scuola, uno per la parrocchia) incaricati di seguire e monitorare gli sviluppi del percorso. L’ultimo passaggio è il momento di verifica da tenersi l’anno successivo.

A metà settembre – annuncia don Rota – avremo i dati relativi ai 29 progetti attuati e conclusi nel corso dell’anno scolastico 2015-2016 in altrettante parrocchie”. Altre 29 realtà hanno elaborato progetti che dovrebbero partire nell’anno 2016 – 2017; sono invece 90 quelle che hanno fatto richiesta di contatto e che l’incaricato, don Andrea Ceriani, andrà presto a visitare. “La Chiesa non cerca vantaggi per se stessa, ciò che offre è un servizio al territorio, un’occasione di crescita grazie alla quale l’alunno impara facendo”, chiarisce infine il sacerdote per sgombrare il campo dai fraintendimenti e dalle letture fuorvianti di chi potrebbe vedere nell’alternanza una sorta di “sfruttamento mascherato di manodopera minorile gratuita”. Don Roberto Agnesina è direttore dell’Ufficio pastorale per la scuola della diocesi di Novara e insegna religione al liceo scientifico “Antonelli”. All’interno dell’istituto cittadino è anche tutor per l’alternanza, nell’area che si occupa del servizio alla persona. Lo scorso marzo la diocesi ha sottoscritto il relativo protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico della Regione Piemonte cui è seguito, due mesi dopo, quello siglato dalla Conferenza episcopale piemontese. Il sacerdote è inoltre membro della Commissione regionale di monitoraggio che però, precisa, “non si è ancora incontrata”. Troppo presto dunque per trarre bilanci su vasta scala. Don Agnesina per ora si limita al suo istituto: “Quaranta studenti impegnati durante l’estate nei Grest parrocchiali; sette nei centri estivi organizzati in due scuole paritarie; quattro in una casa di riposo gestita dalla diocesi; dodici tra archivi e musei diocesani”. Sta per iniziare il nuovo anno scolastico: “Ricominceremo con l’attività di orientamento tra i ragazzi ai quali chiederemo di diversificare il più possibile l’impegno”.