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Anche sei profughi fra i “personal shopper” di Caritas ambrosiana. Per “dare e non solo ricevere”
La Caritas ambrosiana organizza da alcuni anni un servizio che permette ai pensionati di Milano di ricevere la spesa a domicilio. Il servizio conta già sulla partecipazione di sessanta volontari, tra insegnanti, pensionati, studenti e professionisti che hanno scelto di dedicare qualche ora agli altri. Alla squadra dei volontari milanesi si sono aggiunti anche sei profughi africani, sbarcati sulle coste italiane al termine di un viaggio attraverso il Mediterraneo in cui hanno sfidato la morte. Si tratta di quattro uomini e due donne, con un'età compresa tra i 18 e i 27 anni, che sono arrivati nel nostro Paese dopo essere partiti da Nigeria, Senegal, Congo ed Etiopia.
L’appuntamento è verso le 11 in centro a Milano. Mentre il sole d’agosto brucia l’asfalto, Paolo, pensionato di 65 anni, arriva con la sua utilitaria in perfetto orario e passa a prendere Hamidou Ba, rifugiato senegalese di 27 anni che lo aspetta alla fermata della metropolitana. Quando si incontrano, si salutano con un grande abbraccio e si mettono a chiacchierare un po’ prima di proseguire insieme il viaggio in macchina. Sembrano amici da una vita, ma in realtà si sono conosciuti soltanto da qualche giorno. E adesso attraversano una Milano deserta per andare a portare un po’ di cibo e di compagnia a un anziano signore che vive in viale Zara, a nord della città. Paolo e Ba sono entrati in contatto grazie al progetto estivo “Personal shopper” della Caritas ambrosiana rivolto agli anziani della città. L’obiettivo è quello di fornire assistenza a tutte quelle persone che ad agosto rimangono sole a fronteggiare l’afa e che sono costrette a convivere silenziosamente con le proprie difficoltà. Per contrastare questa emergenza, la Caritas ambrosiana organizza da alcuni anni un servizio che permette ai pensionati di Milano di ricevere la spesa a domicilio. Ma quest’anno è andato oltre. Perché oltre a portargli da mangiare, i volontari li accompagnano dal medico, li aiutano nelle faccende domestiche oppure li portano a fare una passeggiata. Il servizio, che fa parte del piano anti-caldo varato dal Comune di Milano, dal primo agosto conta già sulla partecipazione di sessanta volontari, tra insegnanti, pensionati, studenti e professionisti che hanno scelto di dedicare qualche ora agli altri.
La novità di quest’estate, però, è che alla squadra dei volontari milanesi si sono aggiunti anche sei profughi africani, sbarcati sulle coste italiane al termine di un viaggio attraverso il Mediterraneo in cui hanno sfidato la morte. Si tratta di quattro uomini e due donne, con un’età compresa tra i 18 e i 27 anni, che sono arrivati nel nostro Paese dopo essere partiti da Nigeria, Senegal, Congo ed Etiopia. Hanno trovato ospitalità a Casa Suraya, una struttura di prima accoglienza che ospita i migranti in transito a Milano, per poi trasferirsi negli appartamenti messi a disposizione dalle parrocchie. E in attesa di conoscere l’esito della domanda di asilo, molti di loro hanno frequentato i corsi di alfabetizzazione organizzati dalle associazioni di volontariato. Ci sono poi alcuni, come Ba, che hanno scelto di ricambiare la solidarietà ricevuta in Italia partecipando al progetto della Caritas per gli anziani. “Hanno tutti aderito di buon grado alla nostra proposta, perché l’hanno interpretata come un’occasione per rendersi utili agli altri e dimostrare di sapere dare e non solo ricevere”, ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. “In questi giorni segnati dall’orrore, questa esperienza rappresenta un segno di speranza che ci insegna a non cedere alla paura”. Per il progetto dei Personal shopper, i rifugiati sono affiancati da alcuni volontari milanesi che gli danno una mano con la lingua e li aiutano negli spostamenti per la città. “Io e Ba ci siamo conosciuti così – ci spiega Paolo Federico mentre guida – quasi per caso. Questo è il terzo anno che faccio un’esperienza di volontariato per le persone anziane, e qualche settimana fa la Caritas mi ha messo in contatto con questo ragazzo per svolgerla insieme. Lui abita dall’altra parte della città, perciò abbiamo concordato che io lo passo a prendere davanti alla fermata della metropolitana e poi proseguiamo insieme”. Di solito, Paolo e Ba si danno appuntamento qualche minuto prima dell’orario previsto, così da poter scambiare qualche parola con calma e conoscersi meglio. “Si è creato un ottimo rapporto tra noi e adesso facciamo lunghe conversazioni – ammette Paolo -. Spesso finiamo a parlare delle stranezze dei milanesi, visto che lui non sempre riesce a comprenderle”. Sebbene viva qui da un anno e mezzo, infatti, Ba non riesce a capacitarsi di come sia possibile che una metropoli come Milano si svuoti completamente durante l’estate. “Sembra di stare in un deserto – scherza mentre si guarda in giro stupito – solo che qui fa meno caldo che in Africa. Dove vivo io, in Senegal, le ferie non esistono, perché nessuno ha i soldi per andare in vacanza”.
Quando finalmente arrivano a casa del signor Mario (nome di fantasia), Paolo e Ba non si limitano a consegnare pasta, uova e cioccolato, ma si fermano un po’ a chiacchierare con lui. E in questo caso le parole sembrano avere un valore molto più prezioso perfino del cibo. Dopo un paio d’ore di risate e di battute sul meteo e sul campionato di calcio che sta per iniziare, i due volontari prendono la strada del ritorno. Ogni giorno, per le prossime due settimane, entrambi verranno in questa casa a donare un po’ del loro tempo al signor Mario. Cercando di portare, oltre alla spesa, anche qualche sorriso e un po’ di serenità.