Basta parole vuote! All’Onu il Papa chiede segni concreti

Cinquant'anni dopo Paolo VI, il primo Papa latino americano non elude i temi dell'agenda mondiale, ma si lascia guidare dal suo amore per la giustizia sociale che lo rende strenuo difensore dei popoli e dei loro diritti, anche nei consessi internazionali. Chiede spazio e partecipazione per tutti, quindi anche per i più poveri. Invoca la fine di tutte le guerre e la protezione dell’ambiente

“Mai come oggi si è reso necessario l’appello alla coscienza dell’uomo”. Parole pronunciate 50 anni fa, che 50 anni dopo attendono ancora una risposta. Nel suo discorso all’Onu, Papa Francesco prende a prestito e a suggello le parole di Paolo VI come chiave di volta per “risolvere le gravi sfide del degrado e dell’esclusione”. Fin dal discorso rivolti ai partecipanti alla 70ma Assemblea delle Nazioni Unite Francesco si inserisce sulla scia dei suoi predecessori – Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II nel 1979 e nel 1995 e Benedetto XVI nel 2008 – e alza la voce, per chiedere ai presenti di adottare da subito – già a partire dalla seduta che inizierà subito dopo il suo discorso a New York – l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, auspicando anche che si raggiungano “accordi fondamentali ed effettivi” nel prossimo Vertice di Parigi sul clima. Primo Papa latino americano, Francesco invoca la vittoria sulla “guerra” del narcotraffico e, come aveva già fatto nel discorso al Congresso, chiede all’Onu la fine delle guerre aggiungendo alla lista dei desideri l’eliminazione delle armi nucleari. Niente “parole vuote”, “buoni propositi”, “nominalismo declamatorio” o “colonizzazioni ideologiche”: “Il mondo chiede con forza passi concreti”, e chi lo governa non deve mai dimenticarsi che “al di là di piani e programmi ci sono donne e uomini concreti, uguali ai governanti, che vivono, lottano e soffrono” e che hanno bisogno di “essere degni attori del loro stesso destino”. Ci vuole “un grado superiore di saggezza”, per essere all’altezza delle sfide globali: “La casa comune di tutti gli uomini deve continuare a sorgere su una retta comprensione della fraternità universale e sul rispetto della sacralità di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili”. 

Maggiore equità. La storia dell’Onu è fatta di “importanti successi comuni”, ma ci vuole “una maggiore equità”, specialmente “per gli organi con effettiva capacità esecutiva, quali il Consiglio di sicurezza, gli organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche”. Ne è convinto il Papa, secondo il quale ciò aiuterà “a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo”. 

“Nessuno è onnipotente”, no a “falsi diritti”. La “limitazione del potere è un’idea implicita nel concetto di diritto”, perché “nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali”. “Oggi il panorama mondiale ci presenta molti falsi diritti”, la denuncia del Papa, e nello stesso tempo “ampi settori senza protezione, vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere: l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi”. “Due settori intimamente uniti tra loro”, ha commentato Francesco: ecco perché bisogna consolidare la protezione dell’ambiente e porre termine all’esclusione. 

Esiste un “diritto dell’ambiente”: parola di Francesco, che attingendo a piene mani alla “Laudato sì” ha spiegato ai membri dell’uomo che “abuso e distruzione dell’ambiente” sono associati alla “cultura dello scarto”. 

Le persone, prima dei programmi. “Il mondo chiede con forza a tutti i governanti una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate, per preservare e migliorare l’ambiente naturale e vincere quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”. “Al di là di piani e programmi ci sono uomini e donne concrete”. 

“Casa, lavoro, terra” e libertà religiosa. Il “minimo assoluto”, a livello materiale, ha tre nomi – casa, lavoro, terra – e “un nome a livello spirituale: libertà dello spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e gli altri diritti civili”. Nello stesso tempo, “questi pilastri dello sviluppo umano integrale hanno un fondamento comune, che è il diritto alla vita, e, in senso ancora più ampio, quello che potremmo chiamare il diritto all’esistenza della stessa natura umana”. 

Crisi ecologica e legge morale. “La crisi ecologica, insieme alla distruzione di buona parte della biodiversità, può mettere in pericolo l’esistenza stessa della specie umana”. È il grido d’allarme del Papa, che nel discorso all’Onu ha citato le parole pronunciate da Benedetto XVI al Bundestag: “Lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi”. Perciò, ha commentato Francesco, “la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione esigono il riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni”. 

Un mondo senza armi nucleari. “Occorre impegnarsi per un mondo senza armi nucleari”, il sogno del Papa, che ha rivolto un forte appello ad un “esame di coscienza per porre fine ai conflitti in Medio Oriente e alle persecuzioni religiose nel mondo”. 

Vincere la “guerra” del narcotraffico. “Molte delle nostre società vivono un altro tipo di guerra con il fenomeno del narcotraffico. Una guerra sopportata e debolmente combattuta”. Dal primo Papa sudamericano, è giunto un forte monito a vincere “un altro tipo di conflittualità, non sempre così esplicitata ma che silenziosamente comporta la morte di milioni di persone”.