Bello sì, ma anche falso!

Una mostra al Museo dei Brettii e degli Enotri per fare luce sui "falsi" nei beni culturali. Spicca il lavoro del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Cosenza. Al'Unical anche un corso di laurea per "avvicinare la cittadinanza a una corretta fruizione dei beni culturali, affinché possano essere pienamente compresi e apprezzati sull’intero territorio"

“Bello, ma falso: tutta un’altra storia”: questo è l’emblematico titolo della mostra inaugurata venerdì 17 novembre presso il Museo dei Brettii e degli Enotri a Cosenza. Alla presenza della cittadinanza, Maria Cerzoso, direttrice del museo stesso, dopo aver ringraziato il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Cosenza e l’Università della Calabria per la partecipazione al progetto, ha evidenziato come ci sia il pericolo di un vero e proprio traffico di beni culturali, se non si impara a distinguere gli originali dalle copie. Successivamente, il Maggiore Carmine Gesualdo ha sottolineato come la condivisione di idee tra enti abbia portato all’organizzazione di questo evento. L’iniziativa, infatti, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno del “falso” che sta inquinando il mercato. Sempre più frequentemente, tantissimi mecenati sono vittime di truffe milionarie e tanti quadri contraffatti sono sequestrati dalle gallerie private di collezionisti. In realtà, al Nord, le contrattazioni di “falsi” sono più frequenti che al Sud. La Calabria, tuttavia, è una regione a forte rischio di contraffazioni artistiche. La breve conferenza stampa si è conclusa con gli interventi dei due rappresentanti dell’Università della Calabria. Armando Taiano Grasso, responsabile del “Laboratorio di Topografia antica e di Antichità Calabresi” ha evidenziato l’importanza dei “falsi” dal punto di vista didattico, mentre Donatella Barca, referente del corso di laurea di “Conservazione e Restauro dei Beni Culturali” ha sottolineato l’importanza di avvicinare la cittadinanza a una corretta fruizione dei beni culturali, affinché possano essere pienamente compresi e apprezzati sull’intero territorio. Dopo gli interventi di rito, i presenti sono stati invitati nei saloni della mostra che resterà aperta fino al 17 dicembre. Tra le numerose imitazioni, si possono osservare alcune ceramiche a figure rosse provenienti dalla Puglia, alcuni esempi di vasi sopraddipinti e alcune litografie liberamente ispirate a quadri a tema naturalistico. Sono esposti, però, anche reperti storici originali come il primo tricolore di Cosenza, risalente al Risorgimento. Questa sezione della mostra è arricchita da pannelli informativi sulla storia calabrese del diciannovesimo secolo. Le informazioni sono tratte dal libro “La Calabria che fece l’Italia: il Risorgimento a Cosenza e in Calabria (1799-1861)”, a cura di Gabriele Petrone.