Cammino di Santiago: nel silenzio alla ricerca di se stessi e di Dio

Accogliere tutti, farlo gratuitamente o con prezzi "estremamente accessibili", non fare né i giornalisti né gli psicologi ma aiutare il pellegrino a fare silenzio e meditare così da ritrovare se stesso e scoprire Dio nel profondo del suo cuore.  Queste alcune linee di comportamento e di stile che i vescovi francesi e spagnoli propongono in una "Lettera pastorale" rivolta ai luoghi di accoglienza e ospitalità cristiana disseminati lungo il cammino di Santiago di Compostela.

Nel 2016, Anno della Misericordia, il Cammino di Santiago ha segnato un record, registrando la maggior affluenza di sempre con 277.854 pellegrini che hanno ottenuto la Compostela, la certificazione che attesta che si è percorso almeno 100 chilometri a piedi o 200 in bicicletta sull’antica via di pellegrinaggio. Si tratta di un dato che rappresenta un aumento del 6% rispetto al 2015 e ha superato il precedente record registrato nel 2010, che era l’Anno Santo Giacobeo (anno il cui la festa di san Giacomo, che ricorre il 25 luglio, cade di domenica). A questo fenomeno, che per sua natura viaggia tra turismo e religiosità, i vescovi francesi e spagnoli hanno dedicato una “Lettera pastorale”, frutto di un incontro che si è svolto l’11 e il 12 luglio ed ha riunito i responsabili delle diocesi che sono attraversate dal percorso “compostelano”.

(Foto: Siciliani-Gennari/Sir)

Secondo i dati della Oficina de Peregrinos di Santiago, la metà dei pellegrini proviene dall’estero (55%) ed è ovviamente la Spagna ad avere il record di presenze, seguita da Italia, Germania, Stati Uniti, Portogallo, Francia, Irlanda, Regno Unito, Corea, Australia e Brasile. Il percorso viene maggiormente svolto a piedi (91%) ma c’è anche chi lo fa in bicicletta e a cavallo. Sono più gli uomini (51,84%) a percorrerlo delle donne (48,16%) e il picco di presenze è ovviamente in agosto.

Ma cosa spinge così tante persone a scegliere il Cammino di Santiago come meta delle loro vacanze? Sono uomini e donne, scrivono i vescovi, che “cercano Dio, segretamente spinti dalla nostalgia del suo volto”. La strada del pellegrinaggio diventa pertanto luogo d’incontro tra “due cuori che si certano reciprocamente, quello di Dio che cerca l’uomo e quello dell’uomo al quale manca l’essenziale e ricerca una pienezza”. “Accoglienza e ospitalità sul Cammino di Santiago”, s’intitola la Lettera pastorale e si rivolge, in particolare, a tutti gli attori della ospitalità “cristiana” che lungo il percorso di Santiago offrono al pellegrino assistenza e accoglienza secondo un’antica tradizione religiosa: santuari, chiese, case religiose e monasteri. I vescovi propongono qualche linea di comportamento e di stile. Intanto consigliano di rendere “visibili, ma senza esagerare” i “segni esteriori della ospitalità cristiana” come mettere i crocifissi all’entrata e nelle sale, una immagine dell’apostolo Giacomo e offrire brochure sulla sua vita e vocazione. Sarebbe poi opportuno dare al pellegrino guide sul Cammino di Compostela, informazioni in diverse lingue relative ai luoghi percorsi, nonché la possibilità di partecipare nelle chiese a liturgie specifiche in diverse lingue e, qualora fosse richiesto, anche un sacerdote disponibile a confessare o a celebrare una messa di benedizione del pellegrino.

(Foto: Siciliani-Gennari/Sir)

L’ospitalità cristiana più visibile è quella offerta dai monasteri e dalle case religiose, che tra l’altro è anche particolarmente apprezzata dai pellegrini. All’ospite si può proporre di seguire le liturgie religiose e monastiche, di mantenere il silenzio e in alcuni casi di condividere i pasti.

Chi accoglie – mettono in guardia i vescovi – non è un giornalista o uno psicologo. Non è un giornalista che pone all’ospite una serie di domande come fosse appunto un’intervista alle quali inevitabilmente si risponde in maniera superficiale. Né uno psicologo che in qualche modo obbliga l’altro a parlare.

(Foto: Siciliani-Gennari/Sir)

Vietate le domande: “Raccontami di te”; “Dimmi perché hai deciso di fare questo Cammino”; “Quello che hai finora vissuto, è quello che ti aspettavi”. L’accoglienza si farà all’insegna dell’esempio e della gioia. Un luogo che si definisce “cristiano” è per natura “aperto a tutti, fraterno e gioioso”. Nessuno sarà obbligato a esprimersi: si inviterà piuttosto il pellegrino a restare in silenzio, a meditare e, quindi, a ricercare la risposta nel profondo della sua anima. D’altronde, scrivono i vescovi, “i pellegrini aspirano al silenzio”, perché “provengono da una vita quotidiana dominata dalle parole, da dialoghi tra sordi, da chiacchiere, da un incessante rumore di fondo”.

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, ricordano i vescovi. La Lettera raccomanda, pertanto, ai luoghi di accoglienza cristiana di offrire ospitalità gratuita o, comunque sia, con prezzi che “siano estremamente accessibili”. Perché il compito primo di ogni ospitalità – si legge nella Lettera – è quello di “condurre il pellegrino lungo il Cammino di San Giacomo e aiutarlo a meditare, a ritrovare se stesso e a scoprire Dio nel suo profondo”.