Cantiamo Laudato sii con san Francesco.

L'estate, tempo per lo spirito, per la lettura, per aprire la mente, ma anche per stare in compagnia, in famiglia, per rallentare il passo dopo la frenesia dei giorni di lavoro. La nostra vicinanza ai poveri, agli ammalati e agli scartati. 

Il tempo delle vacanze, del riposo estivo, sulle nostre belle coste o fra le montagne dell’altipiano silano, lo si ritaglia tra cose da fare, lavoro, impegni e tante altre attività. Sono giorni nei quali si rallenta il passo, lasciandosi alle spalle la frenesia dei giorni di lavoro e dei tanti impegni. E’ l’occasione per passare qualche giorno in famiglia, con amici e conoscenti; è per dedicarsi alla solidarietà, all’attenzione agli ultimi o alla formazione, con la lettura di un buon libro che faccia elevare il nostro spirito e aprire la nostra mente a nuovi orizzonti di serenità, di pace, di gioia interiore! Si cambia ritmo, ma attenzione a non assopirsi.

Ecco perchè vorrei porre davanti ai nostri occhi due icone: quella della fretta del mondo, che nelle vacanze ci si lascia alle spalle e quella della fretta del Vangelo che fu di Maria, dei pastori, dei Magi, degli Apostoli dopo la resurrezione. Se le notizie del mondo ci mettono ansia, ci fanno correre, c’è anche la buona notizia che ci fa gioire, che ci mette nel cuore quella santa fretta che ci fa attraversare il deserto e varcare le montagne. Buone vacanze a sacerdoti e laici, a membri dei gruppi e dei movimenti, a vacanzieri che scelgono la nostra terra per riposare.

Come Pastore di questa Chiesa, vi auguro di sperimentare la gioia di ritrovarvi, di ritemprarvi nello spirito, mentre fate riposare il corpo. E mentre contemplate la bellezza della nostra terra che dal mare alle montagne si mostra nel suo più vivo splendore, una terra davvero dipinta con i colori della tavolozza divina, vi auguro di poter esultare come Francesco d’Assisi con un “Laudato sii, mi Signore” davanti a un tramonto o a un lago silano, davanti a un cielo stellato o alla bellezza di un verde bosco… Non dimentichiamo, però, chi non può far vacanza, perchè ammalato, povero, scartato o in diffi – coltà. Ad essi la nostra vicinanza ed il nostra affetto.

L’autore è arcivescovo dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.