Capire la persona attraverso la grafia

Carmensita Furlano è grafologa professionista e referente CESIOG della Calabria

Comprendere i tratti della personalità di chi scrive. Ogni tratto, ogni spazio raccontano la vita della persona. Cosa è la grafologia? La nostra grafia è influenzata dagli stati d’animo del momento? Ne abbiamo parlato con Carmensita Furlano, grafologo professionista e giudiziario e referente CESIOG della Regione Calabria.
Cos’è la grafologia e in quali ambiti possiamo applicarla?
La grafologia è lo studio di un movimento che parte dal cervello e arriva alla mano. La mano è considerata il prolungamento del cervello sulla carta, quindi questo movimento si traduce nella scrittura. In questo movimento che si chiama scrittura, la grafologia studia la biografia del soggetto scrivente, quindi il suo corpo, la sua mente, la sua anima. Nella scrittura c’è la storia totale del soggetto che il grafologo va a identificare nel gesto grafico. È il gesto grafico che ci definisce ed è unico per ogni soggetto scrivente. La scrittura racconta la vita di ogni soggetto scrivente, il rapporto che questo soggetto costruisce con se stesso, con gli altri e con il mondo in cui si trova.
Ognuno di noi è unico, ci sono però segni, caratteristiche, che possono essere comuni a più persone?
Ciò che può essere comune riguarda la grafia, cioè l’elemento che compone la scrittura. La scrittura nasce da microgesti precedenti e successivi che unendosi formano le singole lettere. Ogni lettera è composta da grafemi e accessori grafici che sono le parti più piccole che non possono essere più scomposte. La grafia è il secondo degli elementi che compongono la scrittura, abbiamo il gesto grafico che è il movimento. Noi possiamo avere simile a qualcun altro la forma, ma mai il movimento. Il grafologo studia la neurofisiologia del movimento scrittorio nelle quattro versioni della flessione, abduzione, estensione e adduzione, tutti movimenti che fanno la mano e le dita. La mano è il prolungamento del cervello, ma fisicamente sono le tre dita che scrivono, cioè pollice, indice e medio; per tutta la composizione di ogni lettera e per l’avanzamento della scrittura interviene l’intera mano che fa la funzione di trascinamento. La grafologia è un metodo di diagnosi scientifica che va ad aggiungersi alla conoscenza della personalità dello scrivente, sulla base della scrittura individuale delle dita. Come diceva anche padre Girolamo Moretti, padre della grafologia moderna, la scrittura, manifestazione materiale dell’uomo, è adatta per individualizzarlo. La scrittura è unica, il gesto grafico ci identifica, la grafia è la forma che può essere simulata e può essere simile ad altri soggetti scriventi; abbiamo la pressione, lo spazio, il tratto e i gesti fuggitivi che sono delle fughe di energia, automatismi grafici che non dipendono dalla nostra volontà e sono paragonati alle nostre impronte digitali. Ognuno di noi ce l’ha. Sono lì, ferme, presenti, non si muovono e ci identificano insieme al movimento.

La nostra grafia può essere influenzata dallo stato d’animo del momento?

La nostra scrittura viene influenzata. L’influenza è soprattutto sulla forma, cioè sulla grafia. La scrittura è paragonata ad un test proiettivo perché è il soggetto scrivente che va a fissare in modo permanente tutte le sue caratteristiche psicofisiche. La nostra scrittura viene condizionata da ciò che facciamo, diciamo, pensiamo durante la giornata. La nostra grafia può mutare anche 100 volte al giorno, ciò che non muta è il movimento scrittorio, cioè il gesto grafico. La grafologia studia le variazioni naturali e artificiose. Le variazioni naturali sono tutte quelle variazioni che subisce la grafia se sono felice, se piango, se sto male, se sono innamorata. Le artificiose invece si dividono per artificiose a livello di patologia fisica o mentale, se vi è un’assunzione elevata di sostanze psicotrope, alcol o fumo perché diventano patologie, oppure artificiose per scopi criminosi. Quindi c’è sempre una invadenza del nostro essere all’interno della scrittura. La scrittura, anche quella più contraffatta, contiene tutti quei segni grafici distintivi che rappresentano proprio la carta d’identità psicologica dello scrivente. E mi spiego. Io vado a simulare la tua scrittura, ma io vado a simulare la tua forma, non vado a simulare il tuo movimento, i tuoi gesti fuggitivi.

Ci sono segni che rappresentano campanelli d’allarme a cui prestare attenzione?

Certamente. Sono autore di uno studio che è stato pubblicato dall’associazione Alzheimer americana e dalla società italiana di geriatria e gerontologia in cui ho studiato la grafologia e la grafopatologia. La grafopatologia è una specialistica della grafologia ed è lo studio delle scritture malate di tutti quei segni clinici di alterazione fisico-somatica che sono già instaurati nel soggetto in modo circostanziale, prolungato o definitivamente. Ho cercato di comprendere quali sono gli indici grafologici dell’invecchiamento cerebrale perché si potrebbe fare anche prevenzione, soprattutto nelle malattie degenerative. Ho trovato presenti nelle scritture dei soggetti che ho esaminato una scrittura rallentata e appesantita un ritmo interrotto posato lento, una direzione incerta e irregolare, alcuni tratti superflui che non dovrebbero essere presenti in un tracciato normale e dei movimenti particolari che contengono delle scosse, dei piccoli angoli o dei tracciati discontinui, delle giustapposizioni tra lettere, piccoli stacchi o saldature dei tratti, la presenza di tremori, l’unico elemento che non può essere simulato e che si differenzia per varie patologie o se è tremore da nervosismo, essenziale o tremori che possono esistere anche in una persona che sta bene. Il grafologo ne studia la frequenza, le contratture, le oscillazioni. Il grafologo fa la grafodiagnostica della scrittura, quindi si occupa di visualizzare lo spazio del foglio, studia la neurofisiologia del tratto e la destrutturazione dello scritto. Ci sono segni particolari che possono far comprendere se siamo di fronte a una situazione di bullismo o ad una situazione di violenza, perché come dicevo prima, nella scrittura vengono riportati tutti gli elementi che sono presenti dentro di noi.

E’ autore di una ricerca sugli indici grafologici d’invecchiamento condotta su alcuni pazienti dell’Asp di Cosenza. Di cosa si tratta?

Ho partecipato al congresso della SIG Calabria che mi chiesto di fare una ricerca dimostrativa. La ricerca risale al 2023, ho esaminare alcuni soggetti per conoscerli e conoscere le condizioni psicofisiche. Il progetto è stato condotto arruolando 5 anziani su base volontaria di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, tre donne e due uomini, di cui quattro afferenti al Centro di Neurologia di Serra spiga dell’Asp di Cosenza. Con il dottore Bruno Bossio ha collaborato anche il dottore Peluso, geriatra, e la logopedista, la dottoressa Maria Redavide. È stato chiesto a ciascun paziente di scrivere la frase ‘io respiro il dolce profumo dei fiori’, sulla quale ho condotto l’analisi in cieco e ho applicato il metodo nazionale grafologico che ricomprende la grafonomicità, la grafometricità, la grafoscopia e anche il metodo calligrafico. Mi sono resa conto che i soggetti hanno risposto ponendo in luce proprio l’osservazione su tutte le variabili che esistono in ogni soggetto scrivente. Ognuno di noi ha queste variabili, cioè le dominanti grafiche del contesto che ricomprendono il ritmo, l’organizzazione, la maturità, l’energia, la creatività e l’armonia; le categorie segniche principali sono il movimento, la forma, la pressione, la direzione, la dimensione, lo spazio; le substrutture grafiche che sono molto particolari sono i moti speciali, i moti complessi, le tipicità, le rarità e i famosi ricci fuggitivi. Finita la ricerca è stata confrontata alle cartelle cliniche e i risultati combaciavano, i risultati grafologici combaciavano con i risultati sanitari e hanno rilevato appunto varie anomalie nel tracciato grafico che vanno a compromettere la regolare attività scrittoria con visibile sforzo e anche deterioramento in atto del processo cognitivo. Ci sono alcuni segni particolari, soprattutto la triplice che misura il largo di lettera, il largo tra lettere e il largo tra parole, che misura il funzionamento del processo cognitivo e la sua evoluzione. Nell’unica persona anziana sana, la scrittura denotava una presenza di efficace memoria a lungo termine, un’ottima capacità di collegamenti logici e una conservazione ad evocare anche i dettagli, quindi vi era creatività e armonia. Abbiamo concluso che la grafologia e la grafopatologia sono strumenti non invasivi e di utilità per la prevenzione e l’assistenza del soggetto perché può contribuire e supportare anche nella valutazione dei progressi o i regressi dei trattamenti sanitari applicati. Altro aiuto può essere quindi anche la grafoterapia, soprattutto la rieducazione del gesto grafico. Anche in questo il grafologo che è specializzato può dare molto aiuto all’interno della geriatria, della neurologia e di tutti quei deficit specifici nei processi di realizzazione grafica che possono essere provocati poi da varie patologie.

È stata la grafologa di monsignor Francesco Nolè. Cosa raccontava la sua grafia?

Sì, ho avuto l’onore e l’onere. Monsignor Nolè mi ha contattata chiedendomi di analizzare la sua scrittura. Nella scrittura di Padre Nolè usciva fuori un soggetto con molta spiritualità, tendente a una santità che usciva da alcuni segni particolari. Gli stessi segni nella mia disamina sono presenti in quella di San Giuseppe Moscati. Da quei segni usciva un’intensa attività spirituale, mentale, fisica e di cuore. Usciva anche molto sacrificio interiore e un’intelligenza sottile che portava padre Francesco a soffrire interiormente per evitare sempre di provocare ad altri qualche dispiacere. Ho analizzato anche la grafia di altri uomini di fede come De Cardona e don Leonetti. Dato che mi sto occupando di riportare la grafologia in ambiente medico, mi è stato chiesto di studiare la scrittura di alcuni docenti universitari e medici che vogliono sì, essere studiati, però al tempo stesso hanno timore perché il grafologo aiuta le persone ad entrare in quella parte che forse ogni essere umano non vuole conoscere.

La possibilità di capire una persona attraverso la sua grafia è qualcosa che la spaventa?

Nelle scuole che ho frequentato ci hanno insegnato ad essere avulsi da questi sentimenti, perché se tutto ciò spaventa non puoi fare il grafologo. Certo, mi dà una sensazione particolare. Pensare di esaminare una persona e scoprire cose che potrebbero essere negative magari mi preoccupa, soprattutto se mi dovessi trovare di fronte a qualcosa di pericoloso. Se capissi che sono di fronte a qualcosa di pericoloso, allora cerco di contattare chi deve conoscere questa situazione per poter arginare la cosa. Ho inviato una PEC alla segreteria del ministro Valditara, per illustrargli un mio progetto sull’importanza della presenza del grafologo come grafologo puro e come rieducatore del gesto grafico. Il grafologo nella scuola, qualora dovesse trovarsi di fronte a delle scritture dalle quali comprende che ci sono dei segni che indicano la presenza di violenza, di bullismo, immediatamente il grafologo ha il compito di chiedere al dirigente di attenzionare quella scrittura. Alcune settimane dopo la famosa strage dei ragazzi di Denver vennero contattati dei grafologi per esaminare i quaderni dei ragazzi e si resero conto che se un grafologo fosse stato presente nella scuola forse qualcosa si poteva evitare.

Creatività, genio e rabbia. Quali sono i tratti distintivi per comprenderli?

 Tratti distintivi precisissimi non ce ne sono perché quando si fa una disamina grafologica i segni sono centinaia e quindi devono essere esaminati tutti e poi naturalmente vi sono delle operazioni anche con l’aiuto della matematica e della fisica per rivedere l’equilibrio tra i vari segni esistenti. Per quanto riguarda la creatività, possiamo avere dei segni di una scrittura molto ariosa, quindi una scrittura con svolazzi, una scrittura con vari parafi, una scrittura un po’ più pomposa. Potremmo avere anche una scrittura che appare un po’ disordinata, ma magari è proprio quella creatività di comporre un’opera d’arte anche attraverso la scrittura. Per quanto riguarda la rabbia, possiamo trovare nella rabbia una scrittura molto rigida, molto statica, possiamo trovare delle punte acuminate, delle angolosità molto pronunciate o addirittura delle angolosità che vengono identificate al dente di squalo; quindi possiamo avere una pressione molto forte, nella rabbia non avremo una pressione filiforme, possiamo avere una scrittura piantata nel rigo.  Nella follia possiamo avere anche una scrittura di una persona geniale. C’è la follia con la genialità, c’è la follia lucida e c’è la follia immediata. La lucida follia è quella un po’ più pericolosa perché deriva da menti che calcolano tutto. La follia immediata è quella che può accadere, che è pericolosa, ma può accadere per quanto riguarda alcune cose che accadono in un essere umano che può trasformarsi in una persona violenta. Poi c’è la follia che appartiene alla genialità, dove noi possiamo avere dei segni particolari, come per esempio Kafka che era schizofrenico e aveva una scrittura rettiliana, a mo’ di serpente.

C’è un’analisi grafologica che più di altre l’ha colpita?

Sì, abbiamo studiato la scrittura di una persona rinchiusa in un carcere di massima sicurezza in America. Aveva una scrittura molto elegante, ben curata. Alcune persone dicevano che questa scrittura emanava voglia di guardarla, di leggerla, invece per certi versi emanava anche una sensazione di fastidio. Dopo la disamina abbiamo visto dei punti particolari, per quanto potesse essere bella quella scrittura, aveva dei punti che facevano comprendere delle situazioni drammatiche. In effetti poi abbiamo scoperto che si trattava appunto di un criminale che aveva alle spalle degli omicidi efferati.

Si sta battendo perché alla grafologia venga riconosciuta la dignità di disciplina scientifica.

Sì. Ringrazio il CESIOG che mi ha dato ampio spazio per far presentare il disegno di legge per il riconoscimento dell’albo dei grafologi che ancora non esiste. Nell’audizione in Senato del 3 ottobre scorso ho spiegato la necessità di dare dignità alla disciplina grafologica. Per troppo tempo la disciplina grafologica è stata considerata soltanto in un ambito specialistico, la grafologia giudiziaria e peritale, che poi rappresenta una specialistica neanche completa, perché la specialistica completa è grafologia giudiziaria peritale e criminalistica, proprio per quest’ultima specialistica la Polonia hanno superato l’Italia. Quindi sì, intanto riconoscere l’albo dei grafologi e dare dignità alla professione, quindi all’intera disciplina. L’altro passo è far riconoscere la figura del grafologo come grafologo sanitario e rieducatore del gesto grafico, perché il grafologo dovrebbe essere presente all’interno degli ospedali, delle RSA, in tutti gli ambienti sanitari in cui la figura del grafologo può davvero dare molto.

Ha mai fatto leggere la sua scrittura ad altri colleghi?

Ho studiato presso la Scuola di Grafologia Forense di Napoli, legata all’Accademia di Grafologia Crotti di Milano. La dottoressa Crotti, che è stata la prima discepola laica di padre Girolamo Moretti, prima dell’inizio del corso guarda sempre la scrittura dei nuovi allievi. Mi disse come scrivo sono, quindi ciò che la mia mano verga sul foglio la mia persona lo realizza nella vita quotidiana. Ha aggiunto che sono una persona che riesce a combattere anche contro i mulini a vento e tante volte riesce a spezzare una pala del mulino. Questa descrizione la porto sempre con me, in essa ho rivisto ciò che ci è sempre stato spiegato, cioè che la grafologia mette in luce l’essenza di ciò che siamo.