Chiesa
Card. Bassetti: nella mia Via Crucis lo sguardo sulle sofferenze di oggi
Intervista esclusiva all'Arcivescovo di Perugia, vicepresidente della CEI, chiamato dal Papa a comporre le meditazioni della Via Crucis del venerdì santo al Colosseo.
Il cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, è stato chiamato da papa Francesco a compiere le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo del prossimo venerdì santo. Tante le situazioni affrontate dal porporato, rilette alla luce dell’Anno Santo della Misericordia.
Eminenza, le ha affrontato i drammi di tanti crocifissi di oggi.
Come ciascuno di noi che medita la Via Crucis, mi sono messo davanti al crocifisso e ho visto che i sentimenti del crocifisso, cioè di dono totale di se stesso, sono ciò che si richiede a tutti i crocifissi della storia. Dice Primo Mazzolari che il crocifisso è nudo perché si era spogliato di tutto e quando tu ti spogli di tutto inizia la carità. Ho toccato le situazioni di difficoltà con delicatezza perché doveva sempre fulgere il mistero di Cristo”.
Quali le situazioni che lei ha affrontato?
Ho parlato dei cristiani perseguitati, dei migranti, della situazione delle famiglie, dei bimbi violati, tutto quello che oggi è il contesto di questa umanità dove purtroppo c’è tanta tenebra e dove la luce del fulgore della Pasqua fa fatica a penetrare.
Qual l’apporto che può fornire l’Anno Santo nella comprensione e soluzione di queste situazioni?
È stata l’intuizione più bella del nostro Papa perché soltanto un Dio che da ai miseri il proprio cuore e che a un certo punto si butta dietro le spalle e lo nasconde in fondo al mare il peccato di ogni persona può essere quel Padre che è in grado di potere riabbracciare tutti. Non c’è peccato che non sia perdonato, non c’è nessuna situazione che non sa irreversibile. Non esistono – scrive il Papa nel suo documento – situazioni senza ritorno. C’è veramente un abbraccio per tutta l’umanità che non si basa su un desiderio, su una speranza, ma su quella che è la realtà del cuore di Dio.
Anche la Chiesa italiana sente l’esigenza, per tutte le situazioni, di annunciare in Gesù il nuovo umanesimo.
Mi sembra che la Chiesa italiana abbia preso sul serio il messaggio del Papa nella Evangelii Gaudium, questa necessità di uscire, di includere. La Chiesa deve essere accogliente, una Chiesa che abbraccia tutti. Il Papa ha una bellissima immagine quando parla della Chiesa. Non dà una definizione né teologica, né sociologica. La Chiesa è una mamma, che genera i suoi figli, li nutre, li fascia, li cura quando sono ammalati, e li va a cercare quando sono lontani. Questa è la capacità della Chiesa di accogliere. È una Chiesa in uscita perché va alla ricerca di tutti i suoi figli. Il Papa ha sempre questa preoccupazione di non escludere nessuno, perché tutti possano attingere a questa misericordia materna della Chiesa, che poi riflette il cuore di Dio. E quindi, come abbiamo sottolineato a Firenze, l’importanza dell’educare, dell’abitare e quindi del trasfigurare e della preghiera, che diventa il fine della vita cristiana.