Card. Sandri: la sopravvivenza dei cristiani in Medioriente passa per l’unità

Il Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali invoca la capacità dei cristiani di fare comunione e di essere testimoni. Essi potranno continuare ad essere una presenza fondante solo se riusciranno ad essere pietre vive, testimoni in opere e parole del Vangelo. Ma anche la comunità internazionale deve fare la sua parte. I cristiani - sono parole del cardinale - non sono e non devono essere spostati a tavolino in base ad interessi di parte, ma come cittadini di pari dignità devono vedere riconosciuta la possibilità di restare per essere artefici di unità e riconciliazione.

“O moriranno tutti insieme o sopravviveranno tutti insieme. I cristiani in Medio Oriente potranno continuare ad essere una presenza fondante solo se riusciranno ad essere pietre vive, testimoni in opere e parole del Vangelo. La sopravvivenza cristiana in Medio Oriente sarà possibile se le chiese non si disperderanno e se vivranno la comunione e la testimonianza come auspicato dal Sinodo per il Medio Oriente del 2010”. Lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, intervenuto all’incontro internazionale, in corso a Roma, organizzato dalla Conferenza episcopale tedesca in collaborazione con l’università di Monaco di Baviera dal titolo “Between World Society and Regional Transformations: Christians, Christian Churches and Religion in a changing Middle East”. Un convegno, ha affermato, che “rappresenta uno sforzo che si affianca a quelli della gestione dell’emergenza dei profughi e dei rifugiati, ai tentativi di far rispettare dei corridoi per recare aiuti umanitari e dare il possibile sollievo alle zone più colpite. Il tutto entro l’auspicio che gli accordi per un cessate il fuoco ventilati nei giorni scorsi possano trovare riscontro sul campo”. Nel suo intervento il porporato ha ricordato che la sopravvivenza dei cristiani mediorientali passa anche per la loro unità. “La Santa Sede è pienamente coinvolta nel promuovere l’unità dei cristiani anche attraverso la ricerca dell’unificazione delle date della Pasqua non ancora raggiunta: “uno scandalo nello scandalo dovuto proprio alla divisione tra i cristiani”.

Questa chiamata alla “comunione e alla testimonianza” più che vissuta oggi pare piuttosto subìta. “Per molti nostri fratelli – ha risposto il cardinale – si tratta di sopravvivere a un’aggressione che va contro i cristiani. Essi sono costretti a fuggire anche a causa della situazione internazionale”. Ma davanti a queste aggressioni è più giusto parlare di difesa dei cristiani o delle minoranze? “Direi che sia più giusto parlare di difesa dei cristiani come cittadini – ha sottolineato il Prefetto – i cristiani lo sono come tutti gli altri, con gli stessi diritti e doveri, come detto in modo chiaro al Sinodo per il Medio Oriente nel 2010. Legittimo, allora, pensare a milizie armate cristiane per difendere i fedeli, in modo particolare dalla violenza Stato Islamico? “Non parlerei di milizie cristiane. Parlerei piuttosto dell’obbligo delle comunità nazionali e internazionali di difendere anche i cristiani. È evidente – ha spiegato il cardinale – che se dovessero restare nel Paese dove sono sfollati o tornare nei luoghi di provenienza, devono essere protetti con mezzi adeguati perché non siano di nuovo vittime di massacri. I cristiani devono poter godere, alla stregua degli altri cittadini, dei medesimi diritti, della stessa cittadinanza”. L’esistenza e la collaborazione tra le Chiese nel Medio Oriente pongono, inoltre, delle domande molto precise e a molteplici livelli. “Al mondo politico internazionale”, innanzitutto. “Va smascherato – ha ribadito il card. Sandri – ogni tentativo più o meno velato di voler scomporre e ricomporre gli equilibri istituzionali della Regione in base a convenienze di alleanze strategiche ed economiche. I cristiani – ha ricordato – non sono e non devono essere spostati a tavolino in base ad interessi di parte, ma come cittadini di pari dignità devono vedere riconosciuta la possibilità di restare per essere artefici di unità e riconciliazione.

E’ davvero singolare la miopia di chi non li riconosce come lievito delle società, e capaci nel tempo di far crescere sentimenti più orientati alla dimensione migliore della democrazia, senza doverla importare o imporre con la forza dall’esterno, come gli ultimi decenni ci hanno fatto tristemente sperimentare. Cristiani che possano restare e ritornare, se sono dovuti fuggire contro la propria volontà: essi come persone umane valgono più di ogni giacimento noto o ancora ignoto di petrolio, di gas o del traffico di armi! Vedere indebolita o addirittura estinta la presenza cristiana come storicamente configurata, ho l’impressione che contribuirebbe purtroppo all’esacerbarsi ulteriore dello scontro intra-confessionale nel mondo islamico che sembrava sopito da secoli”.