Cultura
Caserta non è solo la Reggia
La cattedrale dedicata all’Arcangelo Michele rappresenta un’armonica sintesi di stili diversi.
Quando si parla di Caserta e dei suoi monumenti viene naturale associare l’immagine della cittadina campana alla Reggia, la splendida costruzione voluta da Carlo di Borbone e realizzata da Luigi Vanvitelli tra il 1754 ed il 1774. La bellezza e la maestosità di questo meraviglioso palazzo reale rappresentano un orgoglio per Caserta stessa e per la sua storia, una storia che però risale a ben prima dei Borboni e affonda le radici nel lontano anno Mille. E così non molto lontano dalla città moderna, su un’altura di quattrocento metri si trova un piccolo e caratteristico borgo medievale, che sembra quasi arroccato alle pendici dei monti Tifatini. L’antico insediamento, noto come Casertavecchia, ha conservato il suo aspetto medievale, con le sue stradine acciottolate, le piccole casette caratterizzate dalle finestre con bifore e trifore, e alcuni monumenti come il torrione di epoca federiciana. In questo spaccato di storia che domina dall’alto la valle casertana, sorge uno dei più complessi monumenti dell’epoca di mezzo: è la chiesa cattedrale dedicata all’Arcangelo Michele. Una struttura di tufo e marmo, che con la sua enorme ed elegante mole, sembra accompagnare il passaggio lungo la via principale per gettare uno sguardo compiaciuto dalla sua straordinaria facciata sulla piazza antistante. La costruzione, frutto di quella particolare “rinascenza artistica” che si irradiò da Montecassino intorno all’XI secolo, rappresenta un’armonica sintesi di stili diversi, realizzati dall’abile perizia di maestranze (lapicidi, marmorari) che riuscirono a coniugare vari linguaggi in un unico edificio religioso. Infatti gli storici dell’arte per descrivere le caratteristiche dell’edificio, utilizzano talvolta i termini di uno stile “lombardo-siculo-normanno”. La chiesa fu voluta dal primo vescovo di Caserta, Rainulfo, e i lavori iniziarono nel 1113, ma si conclusero solo nel 1153, con gli ultimi abbellimenti marmorei voluti dal vescovo Giovanni. La facciata è alta 18 metri e riprende la forma delle primitive basiliche lombarde; presenta tre portali, caratterizzati da stipiti marmorei e sormontati da lunette semicircolari, che corrispondono alle tre navate interne. Le decorazioni figurative dei portali ci restituiscono il favolistico mondo del bestiario medievale: dalla muratura dell’ingresso centrale dove sporge un enorme toro bianco, alla figura leonina, fino a giungere all’uomo che lotta con un animale, simbolo della lotta dell’intera umanità contro il male. Anche gli altri ingressi presentano figure zoomorfe, come l’ariete e il centauro. Lungo le mura laterali, la sorda monotonia delle pietre squadrate è alleggerita da eleganti finestre di marmo bianco a forma di ferro di cavallo, con archivolti a tutto sesto che richiamano l’architettura islamica. Ancora esternamente stupisce la ricercatezza di soluzioni ecclettiche, come l’alto tiburio, con il suo tamburo ottagonale ricco di ricami policromi e caratterizzato dal motivo decorativo dell’arco intrecciato a tutto centro, di gusto tipicamente normanno. All’interno invece diventa tutto più austero e le enormi colonne di marmo cipollino, con le loro basi di tipo ionico e attico ed i capitelli corinzi, sembrano segnare i passi di un cammino spirituale che conduce verso l’altare maggiore, una ‘via’ rischiarata dai timidi raggi di sole che si affacciano, tra uno spazio e l’altro, dalle finestre laterali. Il pavimento è come un tappeto di mosaici, una combinazione di tessere policrome, dischi e figure di animali. Poi un ampio arco trionfale, formato da costoloni e sottarchi, divide la natava ed il transetto dal presbiterio sopraelevato da sette gradini; qui sulla nuda abside, quasi sospeso nel vuoto, c’è il crocifisso “In hoc signo vinces”. Se Caserta con la sua Reggia ricorda il fasto dei Borboni, Casertavecchia con la sua cattedrale fa rivivere il Medioevo, col suo fascino favolistico e con quella spiritualità mistica, intrisa nelle rigide mura che accompagnavano il pellegrinaggio terreno degli uomini verso l’ascesa e l’unione con Dio.