Editoriali
Come si fa a guardare Cristo e non l’orologio?
I “furbetti del cartellino” del Comune di Oppido hanno mai alzato lo sguardo verso il crocifisso collocato “impropriamente” proprio sul macchinario per registrare entrate e uscite? Quello che stride è che proprio quei valori cristiani conclamati e richiamati dal simbolo del crocifisso sono stati occultati da uno stile che non ha nulla di cristiano, nulla di cittadinanza.
Come si fa a guardare Cristo e a non guardare l’orologio del proprio dovere? Io non so onestamente se i cosiddetti “furbetti del cartellino” che timbravano in maniera irregolare del Comune di Oppido hanno mai alzato lo sguardo verso quella croce che era stata collocata “impropriamente” proprio sul macchinario per registrare entrate e uscite. Sarà stato l’atto di un devoto, sarà stata l’occasione per qualcuno per dire le preghiere del mattino? Sarà stato solo un fatto culturale per mettere in un luogo pubblico il crocifisso, segno delle nostre radici cristiane?
Aldilà delle buone intenzioni quello che stride è che proprio quei valori cristiani conclamati e richiamati dal simbolo del crocifisso, di lealtà, nel fare il proprio dovere, di servire i cittadini, di essere solidali, di non guardare l’orologio quando si serve l’uomo, proprio quei valori sono stati occultati da uno stile che non ha nulla di cristiano, nulla di cittadinanza. Senza entrare nel merito dell’azione degli inquirenti, senza giudicare nessuno, per uno stile che da Nord a Sud tocca tutta la nostra Italia ed entra in rotta di collisione con il comandamento non rubare, credo che in molti, al momento di timbrare il loro badge, non avranno visto quel crocifisso che stava lì, silenzioso, ad indicare non solo i valori quanto il fatto che davanti ai fratelli si resta, ci si prende cura, non solo non si timbra il cartellino ma non si guarda l’orologio. Questa strana commistione tra individualismo, egoismo e interessi personali fatta “benedire” con i simboli cristiani che vengono usati e abusati va indicata come anti-Vangelo, come cristianesimo di facciata, come scarsa sensibilità sociale rispetto a tanti fratelli che provano a gridare a Dio nel momento del bisogno, della disoccupazione che attanaglia in modo grave la nostra Italia, soprattutto la nostra Calabria.