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Come si salva questo Cosenza che sta affondando?
La sconfitta di Cremona relega il Cosenza all’ultimo posto in campionato. Non un verdetto definitivo, perché il campo darà subito un’occasione ghiotta, ma a preoccupare è il contorno
Questa volta abbiamo scelto di prenderci qualche ora in più prima di scrivere il pezzo post partita. Un po’ perché qualche rumor diceva di riflessioni sulla posizione di mister Alvini e volevamo vederci chiaro, un po’ perché certi momenti non meritano di essere commentati a caldo.
Con la tensione della partita addosso, infatti, è facile lasciarsi avvolgere dal pessimismo, che però spesso annebbia e falsifica i giudizi. Che, però, a questo punto, corrono su un doppio binario. Da un lato, c’è il campo e soprattutto la classifica, che ancora non condannano il Cosenza, nonostante i rossoblù abbiano racimolato pochissimi punti negli ultimi due mesi. La partita casalinga contro il Cittadella suona come una nota determinante nel campionato del Cosenza. Battere i veneti (squadra assolutamente alla portata del Cosenza) significherebbe portarsi a tre punti da loro e vedere più fattibile la salvezza. Peraltro, cosa importante, vincere allontanerebbe almeno per qualche settimana le voci fastidiose di un possibile esonero di mister Massimiliano Alvini. Sollevare il tecnico, l’unico che ci ha messo la faccia difendendo anche la società pur di saldare l’ambiente, sarebbe il più grande errore di una stagione in cui ne sono stati collezionati già tanti. Di solito il cambio tecnico serve a dare una scossa, ma in questa situazione così maldestra, di insufficienza societaria, nessun altro allenatore potrebbe cambiare le sorti. Il problema, difatti, è tutt’altro che la gestione di un gruppo che, con tutti i suoi limiti, fa quello che può.
L’altra dimensione, quella che rende difficile anche una rimonta sul campo, è data dalla gestione di questa stagione da parte della società. Il Cosenza ha ormai scelto la strada del muro contro muro. Sì, perché ha deciso di non comunicare. Il silenzio stampa dopo la sconfitta di Cremona, dove pure il Cosenza per 55 minuti ha disputato un’ottima partita, genera ulteriore frattura con la gente.
I tifosi del Cosenza non ne possono più del modus operandi che sta portando a perdere la categoria. Il – 4, i debiti verso questo e quello, la squadra forte dello scorso anno smantellata, un mercato insufficiente che ha portato in rossoblù poco più che scommesse o, in alcuni casi, calciatori che poco hanno a che fare con la categoria per non dire altro, i prezzi dei biglietti impazziti, l’incontro “informale” con i giornalisti, il “caso” Ursino, venuto con un sogno ma che s’è visto solo.. come un sogno, la squadra femminile non iscritta al campionato, le giovanili senza campo d’allenamento. E forse dimentichiamo qualcosa.
Impossibile che i calciatori non ne risentano, per quanto Alvini, il vero fautore dei 22 punti sul campo (che sbagli qualcosa ci sta), cerchi di difenderli. Le tante espulsioni subite nascono proprio da un ambiente non tranquillo, anzi ormai totalmente depresso, e altresì rispondono a quella inesperienza più volte sottolineata e alla quale sembra che il ds Delvecchio non possa e non riesca a. porre rimedio.
In questa situazione parlare di tattica e di una sconfitta che, a Cremona, ci sta tutta, sembra fuori luogo. La squadra continua a commettere errori marchiani, soprattutto in difesa. “Niente di nuovo sotto il sole”, però, perché col passare delle giornate chi incontra il Cosenza sa già che andrà a segno almeno una volta, e molto spesso anche di più. “Niente di nuovo sotto il sole” perché si sapeva dall’estate che a questa squadra mancava un giocatore di livello là dietro, e ciononostante, arrivati al 20 gennaio, non si è ancora provveduto, anzi si è fatto di tutto per perdere un calciatore come Camporese che, sulla carta, poteva garantire sicurezza. Stessa cosa negli altri reparti.
E se Artistico può essere un valore aggiunto, non si può pensare che risolva tutti i problemi di un attacco che rimane senza troppe certezze. Anche Fumagalli sembra essere piombato in un grigiore ben in tinte con la stagione. Per non dire del centrocampo, dove le scommesse perse sono finora più di una e il nuovo arrivato Gargiulo dovrà ambientarsi in fretta. Qualche calciatore, anzi, sembra essere con la valigia in mano, come José Mauri, che non è mai entrato in empatia con tecnico, maglia e campo, al di sotto delle sue stesse potenzialità, chiaramente sepolte in un passato in cui ha assaggiato la notorietà senza mai sfondare del tutto nel calcio dei grandi. Insomma mister Alvini ha dovuto finora fare di necessità virtù. Ha deciso di non battere i pugni, di non fare il polemico “come Antonio Conte”, ma ha provato a trovare costantemente una quadra indebolita da mancanza di qualità, voci di mercato, confusione societaria.
La speranza, si dice, è l’ultima a morire. O…dove c’è vita c’è speranza. Ma questo Cosenza come si può risollevare? E soprattutto, c’è volontà di farlo?