Custodire il creato. Le prime pagine dei giornali diocesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, prendono spunto dalla Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato, voluta da Papa Francesco. "La creazione - sottolineano le testate Fisc - è uno spazio da abitare nella pace e nella sapienza, coltivandolo e custodendolo come casa della famiglia umana, per costruirvi una vita buona condivisa per questa e per le prossime generazioni".

“Non roviniamo la terra”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, prendono spunto dalla Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato, voluta da Papa Francesco. “La creazione – sottolineano le testate Fisc – è uno spazio da abitare nella pace e nella sapienza, coltivandolo e custodendolo come casa della famiglia umana, per costruirvi una vita buona condivisa per questa e per le prossime generazioni”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: accoglienza dei migranti, matrimonio e unioni civili, scuola e giovani, cronaca e vita delle diocesi.Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. “Ognuno s’impegni per la custodia del Creato”. Si avvicina l’appuntamento istituito da Papa Francesco per il 1° settembre. Evento a cui sono dedicate diverse riflessioni. Chiara Domenici, direttore della Settimana (Livorno), evidenzia: “La Giornata per il Creato diventa una preziosa opportunità per ricordare agli altri, ma soprattutto a noi stessi, che siamo ‘i custodi’ di questo mondo. In questo giorno istituito appositamente per fare memoria delle meraviglie che ci circondano, rendiamo grazie a Dio per quanto ci ha donato e, come invita il Papa, preghiamo ‘la Sua misericordia per i peccati commessi’, contro il creato e tutte le sue creature, preghiamo per chi inquina: da chi sotterra i fusti di scorie sotto terra, a chi getta il bicchierino del tè per strada… perché la coscienza di ognuno si faccia veramente ‘custode’ dell’ambiente e perché questo accada ogni giorno e non solo il primo settembre di ogni anno”. Secondo Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi), “la Giornata per la custodia del creato 2015 è coronata da diversi elementi di riflessione che ne rafforzano la sua identità. Innanzitutto, c’è da considerare l’enciclica Laudato si’ che Papa Francesco ha dedicato alla questione ambientale, poi le riflessioni del 5° Convegno ecclesiale nazionale ‘In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo’, così come il Giubileo della misericordia. Si può facilmente cogliere, nei momenti evidenziati, un filo rosso di congiunzione per una lettura in profondità dei segni dei tempi, per riscoprire una sapienza dell’umano, capace di amare la terra, per abitarla con sobrietà e leggerezza. Una terra che ha come padre Dio Creatore il quale ci invita a gustare in tutta la sua bellezza e in rendimento di grazie, da abitare con coraggio, sobrietà e in solidarietà con i poveri, nella grande comunione delle creature. Anche il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina) riflette: “Le politiche di smaltimento dei rifiuti o di tutela dell’aria e dell’acqua possono essere efficaci solo se anche i cittadini vengono ascoltati e chiamati a essere protagonisti del processo, favorendo il diffondersi di comportamenti responsabili da parte di tutti. Per il cristiano c’è anche da considerare valore e significato spirituale dell’ecologia. La spiritualità ci apre al bello e ci fa uscire dall’individualismo e dall’utilitarismo per vivere la relazione con Dio, con fedeltà da attingere nei sacramenti, nell’Eucarestia, in cui ‘il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia’”. Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), osserva: “Povera Terra! La stiamo via via rovinando sino al punto di possibile non ritorno. Nonostante la nostra eccezionale tecnologia e malgrado i seri e ripetuti richiami a conservarne e tramandarne le caratteristiche, continuiamo ad assediarla e insidiarla con avventata superficialità, noncuranti degli enormi guai che le stiamo procurando. A noi interessa evidentemente fare i nostri comodi, che rarissimamente collimano con le esigenze di Madre Natura. Papa Francesco ammonisce ininterrottamente sulla sorte del pianeta e invita tutti ad impegnarsi per il suo meglio, nel rispetto del creato, opera inestimabile di Dio: e chiede che ognuno – nel proprio ambito – si comporti come creatura che ama le meraviglie donateci”. Il dovere dell’accoglienza. Quest’anno l’estate non è stata solo un tempo di vacanza e riposo, ma anche di tante morti, denuncia Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona): “Sono quelle degli immigrati nell’immenso cimitero Mediterraneo”, “gli assassinati dall’Isis”, molti dei quali “sono cristiani”, le morti “nelle discoteche, tempio supremo dello sballo, dove tutto è lecito”, “quelle delle vittime del caporalato, nuovi schiavi nelle campagne italiane”. Ma “possiamo fingere che questo non esista? Né la coscienza cristiana, né la vera cultura dell’Occidente da essa plasmata possono tollerare quelle morti. Diogene cercava l’uomo per le strade di Atene. Noi oggi dobbiamo incominciare a cercare l’umanità per le nostre strade”. E di fronte alla necessità dell’accoglienza, osserva Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini), non si può tacere: “La strada è segnata: un forte ritorno al Vangelo e alla sua profezia. Una libertà, alla quale dobbiamo ancora abituarci e sulla quale confrontarci, ma che pone il Bene comune, soprattutto del più piccolo e del più debole, al di sopra di ogni fazione. La parola comunione, fondamento di ogni comunità cristiana, genera e spinge alla fraternità. Forse ce lo siamo dimenticati, ma il termine cattolico significa proprio ‘universale’. La nostra vocazione è alla globalizzazione della fraternità, senza tentennamenti, senza se e senza ma. Le soluzioni devono essere politiche (e la prima è la ricerca della pace), ma se la Chiesa stesse zitta di fronte a ciò che avviene, a questa ecatombe umanitaria, rinnegherebbe Cristo e il Vangelo”. Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), evidenzia: “Lo stile con cui Brescia (e forse questo è un modello) ha affrontato e può continuare ad affrontare tante emergenze come quella attuale c’è, non è da inventare. È lo stile di una comunità non escludente che chiama sempre tutti a contribuire al bene comune. Ci conviene farlo anche per i profughi? Credo di sì. Un clima ostile al confronto non allontanerà il problema. Un clima più collaborativo lo renderà forse più sostenibile”. Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) parte dal patrono, San Giuliano, per riflettere sui migranti: “San Giuliano ci racconta invece un’altra realtà: il senso di simpatia per lo straniero può provarlo solo chi ha sperimentato nella sua pelle la condizione di fuggitivo, e di escluso: chi ha osservato, almeno una volta, la città dall’esterno, vivendo da emarginato. Macerata è una città ricca di storia, di culture, di monumenti, di mestieri: esercitiamo l’arte dell’accoglienza, ce lo possiamo permettere”. Matrimonio, unioni civili, figli… Attenzione anche a temi di grande attualità come matrimonio, unioni civili e utero in affitto. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), interviene sul dibattito sulle unioni civili: “Nella bibbia Gesù nel rispondere a chi gli chiedeva se è lecito ripudiare la propria moglie, rispose: ‘Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne’ Quindi io vedo un percorso matrimoniale e familiare che parte dall’unione di un uomo e di una donna per sfociare in quel ‘non essere più due, ma una sola carne’. Allora il matrimonio e conseguentemente la famiglia è una realtà nuova, non la somma di due soggetti, ma un soggetto nuovo, unico. Mi torna in mente un paragone che potrebbe in qualche modo tradurre quel diventare una sola carne. Il paragone lo prendo dalla chimica. Come noto l’acqua è formata di idrogeno e ossigeno, quindi l’acqua non è la somma di due elementi ma una realtà nuova. L’ossigeno o l’idrogeno non possono dissetarmi, ma l’acqua sì!”. Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste) ricorda un caso avvenuto quest’estate nella Repubblica Ceca, precisamente nella Boemia meridionale, dove “una coppia che non poteva avere figli ha deciso di ricorrere alla fecondazione artificiale e all’utero in affitto”, ma non essendo nato sano il bambino è stato abbandonato in un orfanotrofio: “Il figlio oggi non è quello fisicamente partorito ma quello desiderato. Allora è perfettamente logico che se poi il figlio fisicamente partorito da altre non sia conforme al proprio desiderio non venga considerato figlio. Ma i desideri, da soli, producono schiavitù. Questa che viene dalla Boemia è una storia da schiavi”. Scuola, educazione e giovani. A breve riprende la scuola e non mancano riflessioni sulla riforma, sull’educazione e sui giovani. Fermento (Amalfi-Cava de’ Tirreni) riflette sulla riforma della scuola: “Occorre onestamente riconoscere che dal tempo dei Programmi Brocca (1991) fino a oggi non si è tentato mai di affrontare le questioni basilari di ogni discorso sulla scuola: cosa significano istruzione e formazione, quale modello culturale vogliamo affrontare, quale ruolo la stessa scuola occupi nello spazio pedagogico e didattico”. “Ma cosa significa andare a scuola? O forse dovremmo chiederci cosa significa educare? Non possiamo ridurre la complessa azione educativa ad una semplice trasmissione di competenze o conoscenze tecniche, per questo basta internet. L’azione educativa si gioca in una relazione personale tra allievi, insegnanti e genitori in cui, mentre si trasmettono anche nozioni, innanzitutto ci sono umanità a confronto”, sostiene il Nuovo Diario Messaggero (Imola). Dei giovani scrive Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), partendo dalla discoteca Cocoricò di Riccione e da Hiroshima: “La città giapponese è stata, dal 28 luglio al 9 agosto, meta degli scout di tutto il mondo, fra cui 9 forlivesi, che hanno partecipato al Jamboree. Non ci potrebbero essere due immagini più eloquenti per raccontare i giovani d’oggi. Chi muore in un luogo, apparentemente pieno di vita; chi va ad attingere vita in un luogo dove sono ancora palpabili i segni di morte”. Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. Si parte dalle difficoltà in cui si dibatte Roma. La Voce dei Berici (Vicenza) riprende un editoriale del direttore del Sir, Domenico Delle Foglie, su Roma: “‘Roma è malata?’. Non siamo in grado di rispondere a una domanda così difficile. Ci attribuiremmo un ruolo che è certamente superiore alle nostre capacità di analisi e soprattutto ci esporremmo al facile giudizio di chi giustamente ci ricorderebbe che noi di Roma siamo solo abitanti occasionali e che non siamo nati qui, non la conosciamo bene e soprattutto non conosciamo i romani… Ma da cittadini italiani, nati a Nord e a Sud del Tevere, che riconosciamo in Roma la nostra Capitale, vorremmo che qualcuno responsabilmente ci rispondesse senza falsi pudori, senza sconti emotivi e soprattutto senza alibi antropologici”. Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), s’interroga, invece, sul piano poste: “Cosa succederà per i nostri abbonati, che sono la parte maggiore della nostra platea di lettori? Riceveranno il loro ‘quotidiano del mercoledì’ puntualmente una settimana su due? Il disservizio riguarderà tutti o soltanto coloro che già vivono in aree più periferiche e meno servite? È quantomeno strano che in tempi in cui si cerca di fornire servizi sempre migliori, per tutti, accorciando tempi e spazi, si faccia un passo indietro di questo tipo”. Un problema locale per Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), che scrive a partire dall’inchiesta sul “falso Doc”: “Il Consorzio Tutela Vini deve tornare a essere un organismo rappresentativo del territorio e dei consumatori. Inoltre non è più possibile che, nel mondo globalizzato in cui viviamo, il comparto vitivinicolo dell’Oltrepò continui ad essere penalizzato da divisioni e lotte intestine. ‘Fare rete’ non è solo uno slogan: ormai è una strada obbligata, imposta dai mercati mondiali”. L’Eco del Chisone (Pinerolo) denuncia: “L’immobilismo di questo territorio è ormai esso stesso un tassello di questa ripetitiva trama”. Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo), denuncia che nei media “tutti i giorni che la Chiesa è il bersaglio per così dire preferito”: “La Chiesa è sempre stata combattuta e non si smarrisce per questi fenomeni; anzi, proprio a partire da questa esperienza è oggi nella condizione di generare convinzioni autentiche, testimonianze profetiche e trasparente chiarezza”. I funerali di Casamonica e quelli di un’umile persona al centro dell’editoriale della Valsusa (Susa): “Mi sono venuti in mente il povero Lazzaro e il ricco Epulone. Gran fracasso in terra per la morte di quest’ultimo, silenzio in terra per il povero Lazzaro. Ma sono certo che su in Cielo, all’arrivo di quel povero uomo, la banda del Paradiso gli ha suonato la musica più bella (altro che quella del Padrino), quella di Dio, che comincia con le parole: ‘Venite, benedetti del Padre mio..’. Non c’era una carrozza con sei cavalli, ma c’erano gli angeli con le loro ali e Dio che diceva: su, su, sempre più su. Grazie, Dio”. Gente Veneta (Venezia) sottolinea: “L’estate cristiana è bella. Anzi, più bella rispetto alle altre. Per tastare con mano basta andare ad un campo scuola: quasi sicuramente terminerà con ragazzini in lacrime perché la settimana è già finita. Oppure si vada ad un Grest: gli animati sono contenti, gli animatori anche, i genitori sono doppiamente soddisfatti, perché hanno risolto il problema di dove collocare adeguatamente i propri figli insieme a quello di vederli tornare a casa felici”. Lorenzo Russo, direttore di Kaire (Ischia), ricorda che il Centro accoglienza Giovanni Paolo II di Forio, inaugurato il 19 luglio del 2007 dall’allora vescovo di Ischia Filippo Strofaldi, insieme al cardinale Agostino Vallini, affidato in questi anni alla comunità Nuovi Orizzonti di Chiara Amirante, da settembre “sarà gestita direttamente dalla Caritas diocesana. Un gruppo di operatori della Caritas ne assumerà il coordinamento, favorendo la collaborazione di tanti volontari che potranno prestarvi gratuitamente la loro opera. Il Centro continuerà a svolgere quella finalità per cui è nato, cioè centro di accoglienza. Una delle novità che ben presto nascerà nel centro sarà la mensa per i poveri”.