Dal Libano un sogno di speranza

Un reportage dalla terra dei cedri per raccontare come e quanto la chiesa Cattolica, attraverso i fondi dell'8xmille, fa per sostenere progetti e iniziative a sostegno dell'imprenditoria e della promozione umana. Il racconto di tre progetti finanziati negli ultimi anni per un ammontare complessivo di 1 milione e 547 mila euro

Cinque giorni trascorsi in Libano per visitare, conoscere e raccontare il bene che la Chiesa Cattolica attraverso i fondi dell’8xmille fa in una terra segnata ancora dalle ferite di una guerra finita solo qualche anno fa e costretta, oggi, ad affrontare le difficoltà di dover accogliere più di 2 milioni di profughi (tra siriani, iracheni e palestinsesi) in un territorio piccolo e che conta poco più di 4milioni di abitanti. Il Libano è una terra bella e accogliente. Le persone hanno il desiderio di riscattarsi e di ripartire. Sono state queste persone i veri protagonisti dei progetti e delle storie che abbiamo ascoltato e che i giornalisti delle testate vincitrici del concorso “8×1000 senza frontiere” hanno il compito e il dovere di raccontare.

Patriarcat de Cilicie des Arméniens Catholiques

Restauro orfanotrofio per i bambini rifugiati iracheni e siriani

Quando arriviamo nella struttura nella città di Anjar, nella fertile valle della Bekaa, il responsabile – il sacerdote armeno padre Alishan Apartian – ci accompagna a visitare le camerate vuote, pulite e ordinate che qualche ora prima ospitavano i ragazzi. Poi i bagni, la sala tv e le classi con libri e quaderni poggiati sui banchi. Infine la cucina e la sala pranzo dove le cuoche sono già a lavoro per preparare il pranzo. Non ci sono ragazzi e bambini in giro, oggi (il giorno della visita ndr) è festa nazionale in Libano. Il sacerdote ci accompagna nella sala dei giochi dove finalmente troviamo gli ospiti della struttura, 22 bambini e ragazzi dai 6 ai 15 anni, sfidarsi tra partite di bigliardino e ping pong. Restano tutti piacevolmente stupiti della nostra presenza e iniziano a farci domande e ad invitarci a giocare con loro. Prima dell’incontro padre Apartian ci aveva raccontato la loro storia, le difficoltà delle famiglie che sono state costrette ad affidarli a loro nel “Foyer Agagianian”, aperto nel 1972, e che prende il nome dal cardinale armeno Gregorio Pietro XV Agagianian, la cui immagine troneggia proprio all’ingresso della struttura ampliata e ristrutturata dalla Chiesa italiana, con i fondi dell’8×1000 (€279.694 nel 2016), e da altri donatori. Padre Apartian ci dice che molti sono figli di profughi siriani e iracheni che fuggono da guerra e violenza. “Qui possono studiare e vivere in maniera dignitosa. Noi accogliamo tutti e cerchiamo di dare loro affetto e sostegno, non dimenticando mai che tutto passa dalla preghiera e dalla fede.”

OSAD (Organisation for Social & Agricultural Development)

Macchinari e materiali per la costruzione di 16 laghetti agricoli nel nord della Beqaa

Nella valle della Bekaa, incastrata tra il Monte Libano a Occidente e la catena dell’Anti-Libano a Oriente, a pochi chilometri dal confine con la Siria, fino a qualche anno fa si coltivava oppio e hashish. Padre Raimondo, dei Carmelitano Scalzi, che ci accompagna durante questa visita ci spiega che questo era l’unico modo per lavorare; “qui non esisteva nulla, e tutto questo contaminava non solo il terreno, ma soprattutto le persone. Insieme al vescovo si è cercato di individuare nuovi sistemi di agricoltura. Le persone, qui, hanno il desiderio di riscattarsi”. Il problema principale era però l’assenza di acqua, così iniziarono degli esperimenti con alcuni laghetti artificiali collegati tra di loro (sedici dei quali finanziati dalla Cei per € 618.000) per assicurare acqua in maniera costante a tutto il territorio. “L’obiettivo – ci spiega ancora Khoury Hanna  uno dei responsabili del progetto – è quello di dare acqua a chi ha i terreni per coltivare prodotti sani, non essendo così costretti a produrre droga o a scappare. Questo ha dato la possibilità di far nascere nuove aziende come quella del giovane Walid Habchy (che abbiamo incontrato), che con la sua azienda vinicola “Couvent Rouge”, produce 200mila bottiglie l’anno”.

Sesobel (Service social pour le bien-etre de l’enfant – Liban)

Costruzione di una parte dell’edificio che ospiterà aule per riabilitazione e ambienti a norma per i diversi tipi di handicap

“La missione di Sesobel è quella di stare vicini e aiutare le famiglie e i ragazzi che sono in difficoltà”.  Si potrebbe sintetizzare  così il racconto fatto  dalla responsabile della struttura Fadia Safi,  che ci ha illustrato, come dal 1976, gli operatori e i professionisti che lavorano nella struttura situata nella periferia di Beirut, operino a fianco di bambini e ragazzi con disabilità psicologiche (40%), mentali (46%) e fisiche. Così nel centro, dove nel solo 2016-2017, sono stati accolti 1.476 bambini e ragazzi,  ai quali vanno aggiunti i 1.172 beneficiari di interventi esterni, dal sogno della fondatrice, l’infermiera Yvonne Chami, è diventata una bellissima realtà dove lavorano più di 200 operatori, 21 dei quali sono ragazzi cresciuti nella stessa struttura e che contribuiscono a mandare avanti alcune delle attività formative e “imprenditoriali” che vedono i ragazzi impegnati nella produzione di cioccolata e buonissimi biscotti. Qui, il progetto finanziato dall’8xmille per un ammontare di ben 650mila euro, è servito a realizzare un intero piano del complesso (in foto a pagina 14) che servirà ad ospitare adulti autistici  e a dare ospitalità ad oltre 250 famiglie, oltre ad una piscina che viene già utilizzata per esercizi di fisioterapia.