Attualità
Dalla Chiesa di Ventimiglia braccia aperte ai migranti
La Chiesa di papa Francesco con le porte aperte e la solidarietà in azione. “Questi poveri migranti vengono cacciati e noi li abbiamo accolti”. Usa parole semplici padre Francesco Marcoaldi, frate della congregazione Figli di Maria Immacolata, per spiegare la scelta di accogliere nella parrocchia di San Nicola da Tolentino a Ventimiglia un centinaio di migranti. Al suo fianco c'è il vescovo Antonio Suetta. "Se solo proviamo ad immedesimarci nella loro avventura… quello che mi colpisce profondamente, è che dopo aver viaggiato così tanto, cercando una sponda di speranza, noi li rimettiamo in moto. Credo che sia una grave insensibilità”.
“Questi poveri migranti vengono cacciati e noi li abbiamo accolti”. Usa parole semplici padre Francesco Marcoaldi, frate della congregazione Figli di Maria Immacolata, per spiegare la scelta di accogliere nella parrocchia di San Nicola da Tolentino a Ventimiglia un centinaio di migranti che erano accampati in città. Polizia, carabinieri e Guardia di finanza stanno mettendo in queste ore su dei bus alcune decine di migranti che da giorni erano accampati a Ventimiglia, chi in spiaggia chi sotto i ponti, in attesa di riuscire a passare il confine francese e raggiungere Mentone. Le forze dell’ordine stanno operando in rispetto all’ordinanza di sgombero emessa venerdì scorso dal sindaco Enrico Ioculano per motivi di igiene e sicurezza pubblica. I migranti hanno così trovato soccorso e accoglienza nella parrocchia di padre Francesco, sostenuto ed incoraggiato dal vescovo di Ventimiglia monsignor Antonio Suetta.
Il parroco li accoglie nelle strutture della parrocchia, la Caritas provvede ai pasti. I ragazzi che accompagnano i migranti – i no borders – parlano di “retate in città” e che ci sono due aerei pronti a decollare da Genova per riportarli in Sicilia nei centri di raccolta dove devono essere registrati. Il clima in parrocchia è teso. “Ieri sono venuti due marescialli – racconta il parroco – e quando i profughi hanno visto i due carabinieri sono scappati. Se la polizia viene ed ha un ordine giudiziario della prefettura, nessuno si può opporre. Ma se la polizia mi dice: ‘vorremmo entrare’, io gli chiederò perché e se li vedo in assetto di sommossa con scudi e bastoni, io dico: ‘no, non vi permetto di entrare in questa forma’. Faranno quello che faranno”. Ha paura? “No – risponde padre Francesco – avrei avuto paura se avessi detto no a queste persone. Come le abbiamo accolte, io mi sono sentito sereno. Sono preoccupato. Preoccupato per quello che può succedere. Sono tutti ragazzi molto giovani. La speranza oggi è che tutto si risolva nel modo più pacifico possibile. Noi come chiesa li accogliamo e li difendiamo. L’appello alle autorità è che siano anche loro comprensive”. “Quello che mi stupisce e mi addolora è che con un po’ di buona volontà da parte di tutti noi potremmo egregiamente risolvere la situazione”. Sono parole che invitano alla calma e alla collaborazione tra tutte le istituzioni e gli enti interessati quelle pronunciate dal vescovo di Ventimiglia, monsignor Antonio Suetta. Nel giorno in cui la Chiesa celebrava la festa del Corpus Domini, la diocesi ha accolto 20 profughi in seminario. C’è anche il progetto che deve però avere l’ok della prefettura, di realizzare una tendopoli in collaborazione con la Croce Rossa in un cortile del seminario per accogliere i profughi per “tutto il tempo sufficiente perché le istituzioni si organizzino meglio”.
Il vescovo parla di una “situazione di grande confusione” e ricorda che la “linea dura non è mai risolutiva”. “Vi erano sicuramente dei disagi in quanto il campo della Croce Rossa era collocato in un centro nevralgico della città, la stazione”. Ma le soluzioni di sgombero non concorrono a risolvere la situazione: “Si provvede al trasferimento forzoso dei migranti – spiega il vescovo – poi per un difetto di sistema, dopo pochi giorni, vi sono altri migranti che arrivano.Per cui alla fine, per le istituzioni le decisione prese sono un costo, per i migranti una sofferenza e per la città non sono la soluzione del problema”.
Ma quanti sono i migranti a Ventimiglia? “Un dato di riferimento che noi abbiamo è che da circa un mese – risponde mons. Suetta – abbiamo una media di 250 passaggi al giorno al nostro Centro di ascolto di Ventimiglia gestito dalla Caritas, dove prevalentemente diamo un pasto. Poi compatibilmente con la disponibilità dei volontari, cerchiamo di dare la possibilità di una doccia. Ci sono anche medici volontari e si provvede anche alla distribuzione di vestiario. Le stime ultimamente parlano di circa 300 persone nei campi abusivi”. L’obiettivo finale di questi profughi è raggiungere la Francia e i metodi utilizzati dalla polizia francese – denuncia il vescovo – “non sono all’insegna della correttezza”. “Abbiamo soccorso persone mal menate dalla polizia francese che sono tornate indietro ferite e doloranti. Li hanno accolti i nostri medici volontari e volontari che li hanno portati al pronto soccorso. Abbiamo avuto anche queste situazioni”.
Monsignor Suetta è stato nominato vescovo della diocesi di Ventimiglia da papa Francesco nel 2014. Ha alle spalle una storia di impegno nel sociale: dal ’92 al ’97 è stato cappellano della Casa Circondariale di Imperia ed ha concorso a fondare la Cooperativa Sociale “Il Cammino” per il reinserimento lavorativo di ex tossicodipendenti e detenuti. E’ stato parroco di alcune piccole chiese dell’entroterra, assistente spirituale dei “Cursillos de cristianidad” e direttore della Caritas Diocesana. “Ci sono problemi – dice oggi – che a mio avviso dovremmo affrontare con elasticità e con un uso delle norme dettato dall’umanità”. Riguardo a quanto sta avvenendo in questi giorni in Europa, il vescovo parla di “una grande sconfitta”. E spiega: ”“Se solo proviamo ad immedesimarci nella loro avventura… quello che mi colpisce profondamente, è che dopo aver viaggiato così tanto, cercando una sponda di speranza, noi li rimettiamo in moto. Credo che sia una grave insensibilità”. Il vescovo ricorda a questo proposito le parole di papa Francesco: “i poveri sono la carne di Cristo e i profughi non sono un pericolo ma sono in pericolo”.