Editoriali
Date voi stessi da mangiare
Gesù parla di un dono da offrire e che è comprensivo non solo dei beni materiali, del pane, del mantello e della tunica, ma della stessa nostra vita
Nel contesto del miracolo della moltiplicazione dei pani che Gesù ha compiuto, e che è figura della nostra eucaristia istituita nel Cenacolo, Marco ci racconta che il maestro disse ai suoi discepoli: date voi stessi da mangiare. Un invito ad impegnarsi per le folle affamate e stanche, il mandato della carità dato alla sua Chiesa, insieme alla capacità di accorgersi delle difficoltà, di recarsi in pellegrinaggio verso l’altro, bussando alla porta della sua casa, della sua intimità. Ma questo versetto del Vangelo ci aiuta anche a dar senso al nostro servizio, al nostro “uscire” da noi stessi, dalle nostre sicurezze sapendo che la forza ci viene dal quel pane che è vero cibo e ci da forza: l’Eucarestia.
Gesù parla di un dono da offrire e che è comprensivo non solo dei beni materiali, del pane, del mantello e della tunica, ma della stessa nostra vita. Come è bello pensare e credere che dobbiamo dare “noi stessi” non solo come protagonisti, come soggetti, ma come “oggetti” del dono. Dobbiamo e possiamo diventare pane per gli altri spendendo, o meglio spezzando, la nostra vita così come ha fatto Lui stesso per noi. Sta qui il segreto di una vita eucaristica, sta qui la sorgente della nostra carità che ci spinge ad una missione senza confini, all’inquietudine del dono che è possibile solo se a muoversi con noi è anche il cuore. E sì, perché in questo caso, il cuore deve battere al ritmo di quello di Gesù. Come è stato per gli Apostoli e per i santi. La sfida è su due piani: quello dell’impegno personale nel quale mi sporco davvero le mani, e quello del dono a tempo pieno lasciandosi mangiare.