Primo Piano
Dirigenti e docenti pronti per la ripartenza a settembre
La vicepresidente dell’ANP Mafalda Pollidori rassicura: in Calabria si sta lavorando con responsabilità per la sicurezza
«Se insegnare fosse facile, allora l’istruzione sarebbe una passeggiata», così scriveva il pedagogista neozelandese John Hattie e, di sicuro, tali parole risuonano con verità, alla vigilia della riapertura delle scuole, oramai prossima, e in pieno stato di emergenza, prolungata da Conte sino al 7 ottobre. A livello nazionale, la data tanto attesa per l’avvio del nuovo anno scolastico ricordiamo che è prevista per il 14 settembre, mentre in Calabria il calendario scolastico posticipa la ripresa delle attività didattiche al 24 settembre. Il sistema scolastico italiano non è stato mai al centro del dibattito pubblico e politico. Persino l’ex numero uno della BCE, Mario Draghi, nelle scorse settimane, si è espresso sulla grave situazione in cui vessa l’Istruzione nostrana, non preparata a fronteggiare lo stato attuale di emergenza. Una maglia nera che sembrerebbe stritolare, in particolare, il Meridione. Una cosa è certa: da quanto emerge anche dal dialogo animato sui social, l’opinione pubblica desidera avere risposte chiare sulla riapertura e sulle modalità di svolgimento delle attività didattiche. A tal proposito, ritorna la spinosa querelle: le lezioni saranno garantite in presenza per tutti? Gli auspici, però. non sembrano favorevoli vista la chiusura dello scorso lunedì dell’Istituto Alberghiero e dell’Istituto comprensivo di Taverna (Catanzaro). Abbiamo ascoltato chi ogni giorno “la scuola la fa” tra dirigenti e docenti: a dare loro voce, la professoressa di origini calabresi, Mafalda Pollidori, docente di Italiano e Latino al Liceo Scientifico Statale “Leonardo Da Vinci” di Reggio Calabria (con distaccamento) e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola (ANP), con delega ai docenti.
«Privare i giovani di futuro è la più grave forma di diseguaglianza», ha di recente affermato Mario Draghi, in riferimento al sistema di istruzione scolastico al Meridione. Ci può restituire una fotografia dell’effettiva realtà calabrese? Ci tengo a precisare il fatto che gli edifici scolastici siano datati è un risaputo e non si tratta solo di un problema che riguarda il Meridione o la Calabria; la realtà è che sono anni che i Dirigenti Scolastici e gli Enti locali, in ogni Regione, lavorano per adeguare e apportare migliorie edilizie, attingendo a fondi strutturali. Da parte ministeriale, c’è sempre stata disponibilità a lavorare in sinergia per mettere le nostre scuole concretamente a norma concentrandosi, ad esempio, nell’effettuare opere che pongano in sicurezza gli edifici scolastici da eventuali fenomeni sismici e sulla sicurezza al genere. Se, invece, andiamo trattare il problema del divario Nord-Sud da un’altra prospettiva, bisogna dire che con l’emergenza COVID-19 sono emerse ‘crepe’: all’interno di un’offerta formativa che deve essere garantita a tutti, durante il lockdown e l’attivazione della didattica a distanza d’emergenza, le scuole di montagna hanno patito l’assenza di rete internet; anche in alcune aree della Calabria. Ciò ha generato problemi in termini di continuità didattica che non dipendono dalle Scuole, ma anche in questo caso, non si tratta di un problema che riguarda solo il Meridione. È nella memoria di tutti Giulio, il dodicenne di Pomano (in provincia di Scansano, in Toscana) che per avere il collegamento internet, doveva uscire fuori da casa, con banchetto e sedia, fare 1 km, per frequentare le lezioni.Inclusione scolastica: come si sta organizzando la scuola Calabria e i Dirigenti per garantire il diritto allo studio delle fasce di allievi più deboli?La scuola inizierà in presenza, a livello nazionale e calabrese, su volere della Ministra Lucia Azzolina, proprio per garantire una scuola “aperta a tutti”; durante la fase di sospensione delle attività didattiche in presenza e in pieno stato di emergenza, è stato difficile raggiungere gli allievi con difficoltà: non soltanto in caso di disabilità, ma anche a causa di condizioni socio-ambientali drastiche. In particolare, quando ci sono allievi con difficoltà psicologiche, per loro che hanno necessità di contatto fisico e di una relazione “uno a uno”, è stato davvero “un buco nero”. Si è lavorato tutta l’estate per mettere in sicurezza gli edifici scolastici e riallacciare il dialogo interrotto. In Calabria siamo in attesa di assegnazione di docenti di sostegno alle cattedre e all’allievo, inoltre si sta procedendo a rivedere, nelle singole scuole, il Piano dell’inclusione tenendo in considerazione le Linee Guida della Didattica Digitale Integrata. Tuttavia, non bisogna lasciare tutto sulle spalle della Scuola, in Calabria come in ogni altra Regione: è necessario che anche il terzo settore sia di supporto.
La scuola è al centro di ogni dibattito. Secondo lei, è un’opportunità?Senza dubbio, un aspetto positivo di questo periodo di pandemia è che si è tornati a parlare di scuola e di ulteriori investimenti. La scuola calabrese e, in generale, tutto il sistema scolastico italiano, ha dato prova di grande organizzazione garantendo il diritto allo studio, anche prima di provvedimenti normativi specifici, mantenendo il contatto con gli studenti grazie alle moderne tecnologie. Un altro aspetto positivo emerso in questi mesi sono le possibilità di una didattica integrata e la voglia di garantire, a tutti gli studenti anche in condizioni di emergenza, la possibilità di frequentare le lezioni e le scuole che hanno scelto, sia pubbliche sia paritarie.
C’è preoccupazione sulle ripercussioni in termini legali che potrebbero coinvolgere dirigenti scolastici e docenti. Percepisce questa preoccupazione?Di fatto, dirigenti e dei docenti hanno sempre avuto una responsabilità penale elevatissima: il nostro compito è sempre quello di fare rispettare le norme e contenute nel regolamento d’Istituto, che ora va aggiornato in risposta all’attuale contingenza. Naturalmente le famiglie, le scuole e gli studenti dovranno sottoscrivere il patto formativo di corresponsabilità. Siamo tutti consapevoli che bisogna agire con responsabilità e adottando una corretta profilassi. Certo, siamo pronti anche a un’eventuale chiusura totale. La questione tamponi: molti hanno sollevato la polemica che “i professori si sono rifiutati di farli”.
In Calabria quale è la situazione reale?Da noi c’è stata collaborazione tra l’Assessorato Regionale alla Sanità e i territori. I medici di base calabresi di Cosenza e Crotone hanno garantito subito l’invio dei kit oppure hanno indirizzato chi ne ha fatto richiesta alle strutture preposte. Alcuni Dirigenti hanno già calendarizzato con le aziende sanitarie un incontro per effettuare i test sierologici nelle scuole. Le altre province sono partite con un leggero ritardo, ma la possibilità del test è stata garantita.