Chiese di Calabria
Don Ernesto Piraino, dalla divisa di poliziotto all’abito talare
Ordinato dal Vescovo di San Marco un ex poliziotto. Ci racconta la sua storia di conversione e consapevolezza della chiamata di Cristo a seguirlo sulla via del sacerdozio.
“Se questa intervista può servire a sciogliere qualche cuore, facciamola”. Don Ernesto Piraino, della diocesi di San Marco Argentano – Scalea, 38 anni, è stato ordinato presbitero nei giorni scorsi da monsignor Leonardo Bonanno. La sua, una storia particolare.
Don Ernesto, possiamo avvicinare la tua storia proprio a quella di Dio con il popolo d’Israele? Un passo dopo l’altro per un incontro pieno?
Ciò che posso certamente dire è che il Signore è molto paziente con noi, pone un seme di vocazione nel cuore, e poi, da bravo agricoltore, aspetta con pazienza che germogli e inizi a portare frutto. Nel tempo non dimentica di coltivare il terreno e di innaffiare la pianticella, e se necessario di innestarla affinché da “sterile” diventi feconda. Con il popolo di Israele, ma direi con tutti i popoli della terra, di ogni tempo e luogo, il Suo “modus operandi” non è mai cambiato!
Stavi vivendo una vita diversa, con un’altra professione, ci racconti la tua storia?
Ho vissuto gli anni della mia adolescenza nel mio paese paterno, San Marco Argentano. Dopo il conseguimento della maturità classica, decisi di trasferirmi in Germania per vivere un’esperienza lavorativa nella città di Stoccarda, dopo alcuni mesi mi trasferii a Bergamo dove rimasi fino al 1999. Nel luglio di quell’anno, dopo l’esito positivo del concorso da Agente della Polizia di Stato, fui mandato a Campobasso per il primo corso di formazione. In seguito fui trasferito a Reggio Calabria, Brescia, Gela e infine Messina, dove sono rimasto fino allo scorso anno. Nel 2011 vinsi il concorso per Sovrintendente e nel 2016 quello per Ispettore. Nell’anno accademico 2001/2002 mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea della Calabria, per poi passare nel 2006/2207 alla facoltà di Teologia della Pontificia Università Salesiana di Messina, presso la quale conseguii la laurea quinquennale nel 2012 e la Specializzazione in Bioetica e Sessuologia nel 2014. Nel 2015 ho iniziato a lavorare su un progetto di Dottorato di Ricerca che spero di poter portare avanti nei prossimi anni.
Senza voler entrare nei particolari, ci sono state delle figure che ti hanno particolarmente accompagnato in questo cammino?
Nel mio percorso di discernimento hanno certamente avuto un ruolo decisivo i vari formatori che nel tempo si sono succeduti, in particolare il Vescovo e il padre spirituale, i quali, tra tutti, hanno rappresentato la voce dello Spirito Santo che si manifestava alla mia vita. Don Francesco Mottola, sacerdote calabrese morto in concetto di Santità alla fine degli anni 60, è stato e rimarrà un modello di sacerdote al quale guarderò sempre con ammirazione.
Un presbitero “maturo” cosa può dare al suo “gregge”?
Un presbitero è chiamato innanzitutto a dare la sua vita per il gregge, ed è quello che, nonostante i miei limiti, proverò a fare!
Quale la tua vocazione particolare?
Sono un prete “secolare”, la mia vocazione particolare è indubbiamente servire il Signore in mezzo alla sua gente. In questo servizio d’amore, un anelito del tutto particolare lo riservo all’Eucaristia e a Maria.
C’è un brano evangelico che racchiude la tua chiamata?
Ho sempre amato il brano che ci presenta le figure di Maria e Marta. Sulla risposta di Gesù a quest’ultima, “Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”, ho costruito il mio percorso vocazionale.