Droga, questione di legalità

Arresto di uno spacciatore in un liceo romano: proteste di alunni e genitori.

Verso la fine del mese di marzo, al liceo Virgilio di Roma i carabinieri hanno arrestato un 19enne per spaccio di droga, scatenando la furia degli studenti e anche dei genitori, che hanno duramente contestato la preside, accusata di aver instaurato un “clima di terrore”. L’attenzione si è subito spostata dal problema vero, molto concreto – la presenza di droga a scuola, lo spaccio e l’assunzione di stupefacenti da parte di ragazzi e ragazze all’interno dell’istituto scolastico – ad un altro, impalpabile, cioè il presunto “atteggiamento repressivo”. Colpisce, ma in fondo non più di tanto, il “sostegno” di genitori alla reazione di alcuni studenti contro la dirigente scolastica: come ad allontanare da sé i problemi e lo spauracchio della droga. Il guaio non sta in sé, nel consumo da parte dei più giovani, ma nel fatto che qualcuno lo porta alla luce.

Alla preside del Virgilio nei giorni scorsi è arrivata una telefonata del ministro Giannini “di conforto” e di sostegno. “E’ molto importante – ha commentato da dirigente scolastica – che le istituzioni non facciano mancare il loro appoggio per ribadire i principi di cittadinanza, sicurezza e legalità”. Perché sono questi principi cui mirava l’intervento di prevenzione al Virgilio. E sempre la preside spiega lo sconcerto di fronte alle contestazioni, quando sembrava che i genitori avrebbero dovuto essere contenti dell’arresto di uno spacciatore a scuola. Invece no. “C’è chi trasmette l’idea – ha considerato la preside – che consumare stupefacenti non sia dannoso e questa è una vera emergenza sociale, la droga tra i ragazzi è in aumento, altro che i fatterelli del Virgilio. Ma dei genitori difendono questi comportamenti violenti e dimenticano che la scuola è un’istituzione pubblica: è la prima forma di Stato con cui si entra in contatto, abbiamo una responsabilità etica, dobbiamo insegnare legalità e rispetto delle regole”. Concetti espressi anche da una presa di posizione netta dei docenti della scuola. Sulla diffusione delle droghe tra gli studenti arrivano poi i dati di uno studio dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa che non solo evidenzia il grande consumo di cannabis – dai dati risulta che nel 2014 ne ha utilizzata ben il 26% degli studenti, oltre 600mila, con un trend che parte dal 22% degli anni 2009-2012 e passa per il 25% del 2013 – ma anche la tendenza a consumare droghe “alla cieca”: sono infatti circa 54mila gli studenti delle scuole medie superiori, il 2,3% dei 15-19enni, nel 2014, che hanno assunto sostanze senza sapere cosa fossero. Un dato, questo, sottolineato in modo particolare dalla responsabile della ricerca, Sabrina Molinaro: “La novità dello studio, che ha coinvolto 30mila studenti di 405 istituti scolastici superiori italiani, riguarda proprio il numero significativo di ragazzi che utilizzano sostanze senza conoscerle né sapere quali effetti procurano”. Il quadro offerto dai ricercatori è inquietante, come il panorama di droghe usate dagli studenti: dalle classiche eroina (l’ha usata almeno una volta l’1,1% degli studenti nell’ultimo anno) e cocaina (2,6%) fino alle “smart drugs”, molto varie e poco tracciabili. In questa cornice i fatti del Virgilio non vanno sottovalutati. E fanno ripensare alla necessità di condivisione di intenti tra scuola e famiglie per non far finta di niente, per superare le paure che rendono ciechi. Si può fare. A volte anche grazie all’intervento, forse destabilizzante e sicuramente eccezionale, dei carabinieri.