E’ l’ora della ricostruzione

Dobbiamo, come nel 1945, ritrovare lo spirito e l’abnegazione necessari per superare la drammatica esperienza che stiamo vivendo, per incamminarci da Nord a Sud, e da Sud a Nord, su una nuova strada maestra

Oggi, nell’avvicinarsi della ricorrenza del 75/o anniversario della Liberazione, quasi come il 25 aprile del 1945 abbiamo di fronte un paese in ginocchio, frustrato e demoralizzato, lontano dal cliché che lo descrive come la terra degli “spaghetti e del mandolino”, i 2 più noti ambasciatori dell’italianità nel mondo.

Eppure, proprio nel 75/o anniversario della liberazione, occorre che noi tutti, popolo, comunità e classe dirigente, ritroviamo, oltre lo stereotipo “italiani brava gente e poveri ma belli ”. quanto veniva scritto: “l’antico valor nell’italici cor non é ancora morto”.

Dobbiamo, come nel 1945, ritrovare lo spirito e l’abnegazione necessari per superare la drammatica esperienza che stiamo vivendo, per incamminarci da Nord a Sud, e da Sud a Nord, su una nuova strada maestra, superando, come il COVID19 ci obbliga a fare, “antichi vizi”, accentuando impegno e  ripristinando speranza per  la completa rinascita.

Il compito non sarà facile, e tutto non sarà come prima, considerato che il paese, dopo la triste vicenda vissuta, è mutato, provato da una emergenza che va oltre l’aspetto sanitario e riguarda anche gli assetti sociali ed economici della nostra comunità nazionale.

Oggi, a distanza di 75 anni dal 1945, i termini Resistenza e Liberazione assumono, oltre, il “significato semantico del termine”, il valore morale della volontà del riscatto per ricostruire un percorso che possa essere fondato sulla ritrovata identità nazionale cementata dalla drammatica vicenda vissuta e che , purtroppo, non é ancora terminata.

La ritrovata identità nazionale, per non essere sterile, deve essere supportata dalla solidarietà vera, quella applicata e non semplicemente dichiarata. E non possiamo fare a meno di sperare che questo avvenga anche nell’ormai prossima riunione del Consiglio d’Europa del 23 aprile, dove, per utilizzare la metafora calcistica del Ministro Gualtieri,l’ITALIA giocherà la sua partita più importante, così come l’EUROPA deciderà sul suo futuro  di Comunità unita e coesa.

Scriveva Sturzo, sia pure in un altro contesto storico, che quando un “popolo è terrorizzato, deve essere rassicurato, e la prima cosa da fare è dargli fiducia”. È questo oggi un monito che vale per i nostri governanti di ogni livello istituzionale ma anche per i governanti europei che hanno l’obbligo e il dovere di aiutare il nostro come gli altri paesi, favorendone la ripresa verso un futuro che oggi appare opaco ed offuscato dalle preoccupazioni quotidiane del nostro vivere civile seriamente compromesso non solo dagli aspetti medici connessi al covid19, ma anche dagli aspetti socio/economici innescati dall’emergenza sanitaria.

Papa Francesco, nella sua costante e generosa attenzione al mondo e alla nostra comunità nazionale, ci ha ricordato che la “vita non serve se non si serve”; ovviamente questo vale anche per la vita politica….Speriamo che Frau Merkel, unitamente ai suoi consiglieri, possano presto superare, ad iniziare dal 23 aprile, lo sterile atteggiamento di chiusura e di “tirchieria” non solo mentale, che finora hanno perseguito, non considerando che è giunta l’ora di ricostruire e di ripartire in comune e in maniera condivisa, evitando i comportamenti di effimera  “teutonica sicumera”

Occorre che l’Europa guardi più avanti, oltre l’orizzonte triste e drammatico di questi “giorni dolenti”, nella consapevolezza che quanto successo e succederà, sul piano sociale ed economico, non riguarda solo la “porzione italiana dell’Europa”, ma l’intero continente europeo e anche il mondo intero. In questa prospettiva vanno riscritte relazioni e rapporti internazionali, prendendo provvedimenti adatti alla situazione attraversata, non all’insegna dell’ immunità di gregge, tra l’altro non scientificamente pienamente accettata, ma piuttosto all’insegna dell’immunità di “comunità” per quanto ne dovrà conseguire sul piano  concreto della solidarietà.

L’auspicio è rappresentato, utilizzando una indimenticabile battuta di Anna Magnani nel film ROMA CITTA ‘ APERTA, “st ‘ inverno sembra che non debba finì mai”, che  questa “lunga notte” possa presto terminare ed essere sostituita, dopo la “notte materiale e del pensiero”, da una prospettiva di rinascita attraverso nuovi modelli economici e finanziari che possano limitare, se non eliminare, quelle “periferie esistenziali” che l’emergenza coronavirus ha, purtroppo, notevolmente ampliato.

La battuta resa celebre da Anni Magnani e’  identica per speranza e auspicio con l’altrettanto indimenticabile  frase di Eduardo DeFilippo “  a da passà a nuttata “, indicano, infatti,entrambe, desiderio ed aspirazione al miglioramento della nostra vicenda umana come comunità nazionale.

Fare oggi memoria del 25 aprile significa ed implica, per come è stato scritto, “ritornare sui passi per ritrovare le tracce di nuove vie per un futuro possibilmente migliore, in quanto la memoria conserva -sempre- i semi della speranza e del progetto”. Tanto per ritrovarci, come scriveva Don Primo Mazzolari, su Adesso,all’inizio della ricostruzione post –bellica,“come popolo con un uguale  ideale di bene comune”.

In questa prospettiva c’è bisogno, in Italia e in Europa, di una “rimodulazione della Politica”, accentuando, se non privilegiando, la solidarietà sociale e l’uguaglianza, ed evitando che crescano ulteriormente le fasce sociali già deboli e precarie, finalizzando l’azione dei Governi ad un miglioramento reale della qualità della vita seriamente intaccata dall’emergenza di questi giorni. 

Di questo comportamento e sensibilità, il nostro paese, così come nella primavera di 75 anni addietro, ha, oggi, necessità, considerato, a questo riguardo, come ha scritto, recentemente, il nostro Arcivescovo, Mons. Nole’ che “occorre recuperare il gusto del dialogo, della condivisione e della solidarietà e dell’aiuto reciproco”, poiché, come ci insegna il covid19, da soli, individualmente, non possediamo più la certezza assoluta “di essere i padroni del tempo”.

Il valore della Libertà ritrovata nel 1945, insieme alla solidarietà per fronteggiare l’emergenza attuale, e unitamente alla coesione e cooperazione fra Stati e Nazioni, restano e dovranno essere i punti-cardine di una strategia comune e condivisa per affrontare i prossimi anni con lo stesso impegno ideale che caratterizzò il periodo della ricostruzione morale e materiale del nostro paese dopo la seconda guerra mondale.