Cultura
È morto il “papà” di Zorba il gatto
Spagna: si è spento a Oviedo lo scrittore Luis Sepúlveda
Interessante, brillante, coraggioso. Tre fra i molti aggettivi che più di tutti hanno caratterizzato il genio creativo e la vita stessa dello scrittore, attivista, ambientalista d’origini cilene, Luis Sepúlveda, classe ’49, deceduto questa mattina a Oviedo, dopo aver contratto “il vil male” dei nostri giorni, che ci fa riempire pagine intere di una cronaca che non avremmo voluto mai raccontare. Sepúlveda, infatti, artista dalla vita avventurosa, di certo non poco costellata da fatti interessanti, è risultato positivo al COVID-19 di rientro dal Festival letterario “Pavoa de Varzim” in Portogallo, manifestazione a cui aveva preso parte accompagnato dalla moglie, la poetessa Carmen Yáñez, anche lei contagiata ma fortunatamente guarita. A ottobre 2020 l’artista avrebbe festeggiato il suo settantesimo compleanno.
Noto al mondo per i suoi meravigliosi scritti, come “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore“, Sepúlveda fu anche uno dei giovani coraggiosi che si ribellò alla dittatura di Pinochet; per questa ragione fu arrestato due volte, subì tortura e fu condannato all’esilio. Il dolore fisico non fiaccò il suo spirito passionale e indomito, né il suo genio letterario; anzi la sua vita in costante divenire, degna di un racconto di Salgari, gli diede la spinta per partorire opere letterarie di immenso valore educativo per lettori d’ogni età.
Il pubblico mondiale lo ha amato grazie alla pubblicazione di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” nel 1996 (trasposto anche da Enzo D’Alò in un film animato del ’98), che ha segnato con sogni di libertà e di bellezza, un’intera generazione di giovani di allora e oggi donne e uomini, che ne ricordano le singole parole e il linguaggio, a volte dolce, a volte forte, portandole scolpite nella propria memoria emotiva e culturale.
Un linguaggio semplice e al contempo profondo, come quando nel famoso dialogo tratto proprio dal romanzo sopra citato, a un certo punto l’umano chiese al gatto nero Zorba, capobanda di un’allegra combriccola di mici che popolavano il porto di Amsterdam e “padrino” di una trovatella-gabbianella: – “Bene, gatto. Ci siamo riusciti” – disse (l’umano) sospirando. – “Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante” – miagolò Zorba. – “Ah sì? E cosa ha capito?” – chiese l’umano. – “Che vola solo chi osa farlo – miagolò Zorba…”. Parole che senza alcun dubbio avrebbero potuto essere degne, di certo, anche di un racconto scritto dal colombiano Gabriel García Márquez, autore di “Cent’anni di solitudine”.