Ecco chi è San Gregorio di Narek, il nuovo Dottore della Chiesa

Monaco del X secolo, fu un mistico straordinario

“Monaco, dottore degli Armeni, insigne per la dottrina, gli scritti e la scienza mistica”. Recita csì il Martirologio romano descrivendo la figura di San Gregorio di Narek, riconosciuto Dottore della Chiesa universale.

Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata, sabato 21 febbraio, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. A renderlo noto la Sala Stampa della Santa Sede. Nel corso della stessa udienza, “il Santo Padre ha confermato la sentenza affermativa della Sessione Plenaria dei Cardinali e Vescovi, Membri della Congregazione delle Cause dei Santi, circa il titolo di Dottore della Chiesa Universale che sarà prossimamente conferito a San Gregorio di Narek.

Gregorio di Narek fu un insigne teologo, poeta e scrittore religioso armeno. Tra le sue opere si annoverano un commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici (tra i quali uno in onore alla Madonna) ed una raccolta di 95 preghiere in forma poetica dette “Narek” dal nome del monastero ove visse. San Gregorio nacque molto probabilmente nel 950 nel piccolo villaggio di Narek in Armenia, da una famiglia di scrittori. Morta la madre mentre Gregorio era ancora in tenera età, suo padre Khosrov, divenuto in seguito arcivescovo, lo affidò insieme al fratello Giovanni alla cugina Anania di Narek, fondatrice della scuola e del villaggio. Ben presto fu ordinato sacerdote e divenne abate del monastero, dove condusse una vita piena di umiltà e carità, impregnata di lavoro e di preghiera, animato da un ardente amore per Cristo e la sua Madre Santissima. Gregorio fu un insigne teologo e uno dei più importanti poeti della letteratura armena. Tra le sue opere si annoverano un Commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici ed una raccolta di novantacinque preghiere in forma poetica dette “Narek”, dal nome del monastero in cui visse. Morì verso l’anno 1010 e venne sepolto nello stesso monastero. La sua tomba fu meta di pellegrinaggi sino ai tempi dei massacri perpetrati dai Turchi. Fedele alla tradizione della sua Chiesa, Gregorio fu un grande devoto della Vergine, e secondo la tradizione Maria gli sarebbe anche apparsa. Egli la cantò con accenti ispirati. Tra le sue composizioni sono degne di nota il “Discorso panegirico alla Beata Vergine Maria” e la Preghiera 80 intitolata “Dal fondo del cuore, colloquio con la Madre di Dio”. Nel discorso, che sembra ispirato dall’Inno Acatisto, Gregorio approfondì la dottrina dell’Incarnazione, traendone lo spunto per esaltare e cantare con tenera pietà e stile sublime, l’eccezionale dignità e la magnifica bellezza della Vergine Madre. La preghiera 80 è un’opera più matura del discorso. In essa il santo, sommerso da molti motivi di disperazione, espresse con amore ardente, la certezza di essere aiutato dalla Madre del Giudice. Gregorio di Narek morì nel 1003. La Chiesa Armena lo annovera tra i Dottori. La Chiesa latina anch’essa ne riconosce la santità definendolo “insigne per la dottrina, gli scritti e la scienza mistica”, come recita il Martirologio Romano ricordandolo al 27 febbraio.

* Da Santi e Beati