Attualità
Ecco una panacea per l’influenza
Allo studio un vaccino capace di impedire l’infezione dei più diversi tipi di virus.
Ogni anno, le stagionali epidemie d’influenza rappresentano una sfida ardua per i medici ricercatori impegnati nella preparazione del vaccino antinfluenzale. La difficoltà di approntare un rimedio efficace è dovuta alla spiccata capacità dei virus di mutare rapidamente il proprio “rivestimento” per ingannare il sistema immunitario dell’ospite (in questo caso l’essere umano). Un fenomeno biologico che, in alcuni casi, rischia di rendere inefficace (parzialmente o del tutto) l’azione del vaccino allestito per quel ceppo virale specifico. Ma finalmente, pare che le cose stiano cambiando. La creazione di un vaccino antinfluenzale generale, capace di impedire l’infezione dei più diversi tipi di virus (anche se mutanti), sembra infatti più vicina. La speranza di poter ottenere questa nuova “panacea” – che teoricamente potrebbe liberarci per sempre dalla fastidiosa e pericolosa influenza – è giustificata dai risultati di due studi indipendenti, l’uno condotto da un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health di Bethesda (Maryland), l’altro da un team di scienziati dello Scripps Research Institute (California) e del Janssen Center of Excellence for Immunoprophylaxis (Olanda), ricerche appena pubblicate rispettivamente su Science e su Nature Medecine.I vaccini antinfluenzali attualmente in uso, in genere, mirano a sviluppare anticorpi contro una proteina chiave dei virus, l’emoagglutinina (Ha), che permette loro di agganciarsi alle cellule dell’ospite. In particolare, l’obiettivo specifico è la parte della proteina, detta “testa”, che costituisce il sito di legame con la cellula. Ma purtroppo, nei virus, è proprio la testa della Ha a mutare frequentemente, creando di continuo nuovi ceppi virali. Ecco la ragione per cui ogni anno il vaccino antinfluenzale deve essere aggiornato.Per ovviare al problema, i due gruppi di ricercatori hanno invece provato ad agire sul cosiddetto “gambo” della Ha, ossia su quella parte della proteina che serv e da sostegno alla testa e che, a differenza di essa, è molto meno soggetta a mutazioni.Più in dettaglio – come descritto nello studio pubblicato su Nature Medicine -, Gary Nabel, Barney Graham e colleghi hanno creato un nuovo vaccino “a nanoparticelle”. I vaccini di questo tipo si caratterizzano per essere costituiti da un’impalcatura molecolare che, ad una estremità, è in grado di legarsi al virus, mentre all’estremità opposta ingloba un frammento di una proteina batterica che il sistema immunitario dell’ospite può facilmente riconoscere, scatenando la risposta difensiva dell’organismo.Il vaccino così ottenuto è stato quindi iniettato a delle cavie da laboratorio (topi e furetti) che, successivamente, sono state infettate con una dose letale del virus H5N1, responsabile della nota influenza aviaria. Risultato dell’esperimento? La maggioranza degli animali è sopravvissuta all’infezione del virus, così come è sopravvissuta la maggioranza dei topi anch’essi infettati con una dose letale di H5N1, ma ai quali erano stati somministrati anticorpi ricavati da altri topi precedentemente immunizzati.Il secondo gruppo di ricerca, coordinato da Antonietta Impagliazzo, è invece partito dalla ricostruzione della struttura del gambo della Ha del ceppo virale H1N1, responsabile dell’influenza suina. Essa è stata poi leggermente modificata, in modo da rendere più facile il suo legame con gli anticorpi del sistema immunitario dell’ospite. A partire da questo gambo modificato, Impagliazzo e colleghi sono riusciti a produrre un vaccino che, testato sui topi, ha mostrato una completa efficacia protettiva contro l’infezione di entrambi i ceppi virali influenzali, H1N1 e H5N1. Anche alcuni successivi test sulle scimmie, infettate con dosi non letali di virus, hanno dato buoni risultati, mostrando come anche in questi animali il nuovo vaccino sia in grado di ottenere una buona risposta immunitaria al ceppo H1N1, con una notevole riduzione dei sintomi ris petto agli esemplari non vaccinati.Ce n’è abbastanza per essere ottimisti sul futuro prossimo. Se questi esperimenti verranno confermati, oltre che sulle cavie, anche dalla sperimentazione clinica sull’uomo, presto (fra qualche anno) avremo a disposizione un’importante arma in più contro i temuti virus influenzali.