Economia. Calabria, oltre 180 mila giovani hanno fatto le valigie

Presentato, nella Sala De Cardona del Centro Direzionale, in Via Alfieri a Rende,  il XIV Rapporto BCC Mediocrati sull’economia cosentina. Il Rapporto fornisce una fotografia aggiornata delle principali caratteristiche e tendenze in nel sistema delle aziende locali accendendo i riflettori, quest’anno, sul fenomeno dei cosiddetti “cervelli in fuga” e sugli effetti che ne derivano per la nostra

È quanto accaduto negli ultimi 15 anni. E tra i laureati, la perdita di capitale umano è ancora più grave: quasi 60 mila sono emigrati con il 63,5% tra i più giovani. Duro j’accuse degli imprenditori: «La nostra regione offre poche opportunità e scarsa stabilità lavorativa. E la burocrazia soffoca le aspettative delle nuove generazioni mortificandone la meritocrazia». 

Giovane under 35 anni, prioritariamente di sesso maschile, preferibilmente laureato, meglio se con un dottorato di ricerca in tasca. È questo l’identikit prevalente del “cervello in fuga”, fenomeno crescente che oltre alle gravi conseguenze per le speranze di crescita del territorio calabrese genera anche costi sociali legati alla perdita delle risorse economiche impiegate per l’istruzione dei laureati che poi decidono di lasciare la Calabria.

Sul versante della congiuntura economica, l’indagine continuativa annuale mostra un 2017 caratterizzato da alcuni segnali di miglioramento congiunturali dopo la condizione di maggiore stabilità del biennio precedente.  Miglioramenti riscontrabili anche dalle previsioni degli imprenditori: nel 2018, l’indice di fiducia generale, con un valore pari a 98,5 punti, registra il suo picco massimo dal 2007. è il quadro che emerge dal consueto rapporto annuale sull’economia locale realizzato dall’Istituto Demoskopika per conto della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati. 

«Lo studio – dichiara il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino – evidenzia la ripresa di un preoccupante flusso migratorio alla ricerca di maggiori certezze prioritariamente sul versante occupazionale.  Una “mobilità forzata” che coinvolge soprattutto i nostri giovani che, non riuscendo a trovare un impiego adeguato alle proprie aspettative, capacità e titolo di studio, sono costretti ad emigrare. Una grave perdita economica e di capitale umano subita dalla Calabria, – spiega Nicola Paldino – causata da molteplici fattori ma certamente dall’insufficiente dotazione di capitale produttivo dell’area che ha determinato una carenza di domanda di lavoro. In questa direzione, la Banca di Credito Cooperativo è in prima linea, realizzando e promuovendo numerosi progetti di agevolazione finanziaria diretti a sostenere la nascita di imprese giovanili per trattenere, evitandone la fuga, – conclude il Presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino – le risorse umane e le energie migliori, vitali per la crescita e lo sviluppo del nostro territorio». 

«L’analisi dei dati – commenta il Direttore dell’istituto Demoskopika, Nino Floro – rileva un progressivo spostamento dell’incidenza del fenomeno dell’emigrazione verso fasce della popolazione a maggiore istruzione. Una tipologia di emigrazione, come ha evidenziato di recente anche la Commissione Europea, che non è configurabile come un caso di brain circulation, ossia di circolazione dei cervelli ma come brain drain, ossia drenaggio di cervelli, perché non compensata da una pari immigrazione di personale straniero qualificato in Italia, né formata da persone che si recano all’estero o in altre regioni per poi tornare alla propria terra di origine. Posizioni e condizioni lavorative non adeguate agli sforzi e al livello di istruzione conseguito, mancanza di prospettive di carriera, di sicurezza e stabilità del lavoro, scarso riconoscimento della professionalità, sistema poco meritocratico e scarse dotazioni infrastrutturali sono alcuni dei principali fattori – conclude Nino Floro – che contribuiscono a determinare la migrazione intellettuale». 

Scenari. Sono 406 mila i calabresi all’estero. Al 31 dicembre 2017 i calabresi residenti fuori dei confini nazionali sono 406 mila pari al 7,9% del dato complessivo italiano che, alla data di riferimento, è pari a 5,1 milioni iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE). Un dato che colloca la Calabria al sesto posto preceduta da 5 realtà regionali demograficamente più popolose: Sicilia con 756 mila residenti all’estero pari al 14,8% del totale nazionale, Campania con 496 mila cittadini (9,7%), Lombardia con 473 mila cittadini (9,2%) Lazio con 451 mila cittadini (8,8%) e Veneto con 407mila (8%). Anche rispetto alla popolazione totale residente nelle singole regioni italiane, quelle che subiscono maggiormente il fenomeno dell’emigrazione sono situate al Sud con la Calabria nelle posizioni di testa. In cima troviamo il Molise che vede all’estero un numero di corregionali pari al 28,4% della propria popolazione, la Basilicata con il 22,6% e la Calabria con il 20,7%, seguita dalla Sicilia con il 15%. 

Flussi migratori: 1 calabrese su 2 sceglie il Nord. Maggiore mobilità tra gli under 35. Dal 2002 al 2016 su un totale di 291.946 persone emigrate, la gran parte, l’84,2%, si è diretta verso altre regioni italiane (in totale 245.801) e il 15,8% verso l’estero (46.145). Considerando i trasferimenti interregionali oltre la maggioranza, il 58,9%, ha avuto come direttrice le regioni del Nord-Italia (144.767), il 25,5% il Centro (62.162), la rimanente parte nell’area Mezzogiorno (regioni del Sud 10% e Isole 5,7%, in totale ). Rispetto all’età, quasi due terzi dei flussi migratori interni ed esteri, il 62,4%, si colloca nelle le fasce più giovani fino ai 34 anni (in totale 182.262), il 27,1% ha interessato le classi 35-59 anni (79.251), mentre un consistenza minore (30.433) è relativa alle fasce di popolazione più anziana degli over 60 anni, il 10,4%.

 

Cervelli in fuga: 4 mila laureati all’anno lasciano la Calabria in cerca di gratificazione. Più della metà dei flussi di popolazione emigrata durante il periodo 2002-2016 (il 50,8%, in totale 148.267 persone) possiede un livello di istruzione medio-alto. Più precisamente, circa un quinto, ossia il 19,6% è in possesso di laurea o titolo universitario, in totale 57.215 persone (in media 3.814 per anno); il 31,2% possiede un diploma (91.052), mentre l’altra metà il 49,2% (143.679) presenta un basso grado di istruzione, ossia il 27,5% la licenza media e il 21,7% nessun titolo o licenza elementare. Analizzando in particolare, il sottoinsieme della persone più qualificate e istruite in possesso di laurea o titolo universitario, si nota degli oltre 46mila emigrati all’estero, il 12,8% (in totale 5.884) è in possesso di laurea, percentuale questa che sale al 20,9% (in totale 51.331) considerando i flussi regionali interni. Ma il dato più significativo riguarda ancora un volta l’età: quasi 2 laureati su 3, il 63,5% del totale, appartiene  alle fasce di età più giovani fino a 34 anni, in valore assoluto 36.358 persone. 

“Primati”: Calabria maglia nera per giovani che non lavorano a 5 anni dalla laurea.  È la Calabria con ben il 38% di laureati magistrali nel 2011, la realtà regionale a detenere il primato negativo dei giovani che a 5 anni dal conseguimento del titolo universitario ancora non lavorano. Un dato emerso analizzando l’ultima indagine dell’Istat Istat sulle condizione professionale dei laureati, confermando le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro da parte dei giovani, in particolare per i laureati che risiedono o dimorano nel Sud Italia. E, in testa per l’appunto, si colloca la Calabria seguita da tutte le altre regioni del Mezzogiorno: Molise (36,3%), Basilicata (35,3%), Sicilia (32,8%), Puglia (29,2%), Campania (28,4%), Sardegna (25%) e, infine, Abruzzo (22,7%). Quasi un analogo andamento trend si registra per i giovani che hanno conseguito una laurea triennale, in questo caso la Calabria è ultima in graduatoria insieme ad altre regioni del Sud, mentre in cima troviamo giovani residenti nelle regioni del Nord. 

Convinzioni: per 7 imprenditori su 10, fuga dei cervelli fenomeno molto grave.  L’opinione degli imprenditori, rispetto anche a tutti i settori di appartenenza, si può dire che è quasi unanime quando si parla di gravità e incidenza del fenomeno della fuga dei cervelli: oltre il 90% si trova d’accordo sul fatto che sia un problema rilevante; di questi, quasi un terzo, il 63,9%, è convinto che si tratti di un problema molto grave, diffuso e strutturale della nostra economia, e il 30,4% abbastanza grave ma dovuto principalmente agli andamenti economici e alla crisi. 

Costi sociali: fuga capitale umano qualificato genera un complessivo impoverimento. Quali sono le cause strutturali, secondo gli imprenditori, che incidono maggiormente sulla scelta dei giovani di espatriare o emigrare in altre regioni? C’è sicuramente la mancanza di opportunità di lavoro adeguate alle aspettative, capacità e titolo di studio dei giovani: è il 52,2% ad esserne convinto. A seguire, subito dopo, altre motivazioni strettamente legate alla prima, ossia la mancanza di sicurezza e stabilità del lavoro (48%) e le basse retribuzioni (33,9%). Ancora un imprenditore su quattro, è del parere che mancano le prospettive di carriera (25,5%), mentre quasi una stessa percentuale (23,3%), pone l’accento sulle tasse elevate e la burocrazia che rendono difficile fare impresa (23,3%). Un fenomeno che porta con se delle conseguenze preoccupanti per il sistema economico e sociale calabresi tra cui primeggiano, secondo il sistema imprenditoriale, il grave spreco di capitale umano giovanile qualificato (39,1%), la perdita di risorse economiche impiegate per la formazione dei giovani che poi emigrano lasciando la propria terra di origine (32,9%), il declino demografico e spopolamento dei territori (32,4%) e, infine, la perdita di competitività e trasferimento di forza lavoro a tutto vantaggio principalmente delle regioni del Nord (30,7%).