Attualità
Educare alla Pace e al Rispetto
La Giornata della memoria può e deve essere un punto di partenza.
E’ passata anche la “Giornata della memoria”, l’occasione annuale di ricordare quella immane tragedia della storia del mondo che è stata la Shoah, cioè lo sterminio pianificato degli ebrei (quasi 6 milioni di persone) da parte della Germania nazista. Sterminio cui si associa quello di altre categorie di “indesiderabili” per l’ideologia hitleriana, come i Rom e Sinti, i disabili e i malati di mente, gli oppositori o dissidenti politici e religiosi, gli omosessuali… Una terribile conta della morte che porta il totale di morti, secondo alcune fonti, addirittura a 17 milioni. Come noto, la Giornata, designata nel 2005 da una assemblea plenaria delle Nazioni unite, si celebra il 27 gennaio perché proprio in quel giorno, nel 1945, le truppe sovietiche arrivarono ai cancelli del simbolo più tragico e universalmente noto dello sterminio: il campo di Auschwitz, liberando i superstiti. Si fa risalire a quella data, dunque, la “scoperta” del terribile segreto che l’Europa conservava da qualche anno, da quando la “soluzione finale” studiata da Hitler e dai suoi sodali era stata messa diligentemente e con maniacale precisione in pratica. Rastrellamenti, trasferimenti, prigionia, esecuzioni, eliminazione dei cadaveri. I forni crematori in funzione, con la loro sinistra colonna di fumo, sono diventati il simbolo della lucida e criminale follia. Consumata, tra l’altro, a fianco della quotidiana vita di paesi e città, di cittadini – ma anche Stati – che parevano ignari di quello che stava accadendo appena fuori delle porte delle loro case. Con l’eccezione, va detto, di tanti che anche a costo della loro vita hanno fatto “resistenza”, ribellandosi fattivamente al male e soccorrendo i perseguitati. Ricordare la Shoah è importante “per non dimenticare”. Si tratta, in buona sostanza, di guardare in un vero e proprio buco nero della storia per evitare che possa ripetersi. “Auschwitz – ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ci interpella costantemente, ci costringe ogni volta a tornare sul ciglio dell’abisso e a guardarvi dentro, con gli occhi e la mente pieni di dolore e di rivolta morale”. Si capisce come sia importante che questo sguardo sia anche, se non soprattutto, quello delle nuove generazioni, degli studenti delle scuole, per i quali ogni anno si moltiplicano le iniziative e le testimonianze, oltre ai viaggi nei luoghi della memoria. Eppure proprio nelle scuole forse si può fare di più (e in tante realtà lo si fa). Andando oltre, cioè, a una sola “Giornata” che riassume tutta l’emozione e l’indignazione dell’umanità, che concentra il male e la reazione ad esso. Viviamo in un’epoca che propone continuamente situazioni drammatiche e di oppressione dell’uomo sull’uomo, dei popoli tra loro. Guerre, genocidi, sfruttamento, schiavitù. I mali della storia sono ricorrenti e oggi, in una società che ci abitua alla “leggerezza” virtuale, quasi alla immaterialità della realtà, il rischio di assuefazione e indifferenza è forse più forte che in passato. Allora diventa importante che un’occasione come la Giornata della memoria possa essere, nel ricordo dell’eccezionalità della storia, lo stimolo e il punto di partenza per un’attenzione sempre maggiore alla quotidianità, all’ordinario, capace di attivare, nella creatività delle nostre scuole, nuove consapevolezze e percorsi di educazione alla pace, al rispetto delle persone. E onorare, con l’impegno a costruire un’umanità migliore, le vittime di ieri e di oggi.