Cultura
En route, il ritorno di Jovanotti in Vaticano
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Nella Biblioteca apostolica vaticana un’esposizione dedicata alle imprese di viaggiatori e viaggiatrici di fine ‘800. Preludio della mostra affidato a Lorenzo Cherubini.
La Biblioteca apostolica vaticana “En Route” con tre artisti di fama internazionale: Jovanotti, Maria Grazia Chiuri (direttrice della Maison Dior) e Kristjana Williams con la collaborazione di Karish Maswali. Si tratta di una mostra che rivisita i viaggi del diplomatico italiano Cesare Poma e crea collage di mappe e composizioni che coniugano la cartografia storica e tradizionale con elementi immaginari e fantasy. L’installazione della Bav che mette in mostra un percorso laico, in uscita da sé, dalle proprie certezze, con interesse e passione per l’altro e per il mondo, attraverso una prospettiva cristiana e con l’aiuto di documenti e volumi delle proprie collezioni, potrà essere visitata a partire dal 15 febbraio fino al 31 dicembre. A Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, viaggiatore contemporaneo della mostra, è stata affidata la storia dei viaggi in giro per il mondo attraverso una narrazione fatta di ricordi personali, colonne sonore, diari di viaggio, disegni e libri. Ad accogliere il visitatore all’ingresso della Bav tre monumentali toran, realizzati da 55 artigiani. Il toran centrale celebra i viaggi di Lorenzo attraverso 31 paesi, ognuno rappresentato da una tradizione tessile unica, mentre gli altri due esposti sulle pareti laterali della sala, uniscono patrimonio musicale occidentale e indiano, riflettendo l’armonia tra suono e artigianato, attraverso fili vibranti e ritmi condivisi di umanità. Per l’artista italiano questa mostra “En route” è stata l’occasione per tornare in Vaticano, è stato un punto di partenza per la sua vita, come una casa da cui partire con grande onore ed emozione. Lorenzo Cherubini, figlio di un gendarme vaticano, è nato e cresciuto all’interno delle mura vaticane. È qui che ha trascorso tutta la sua infanzia con ricordi che ancora oggi vibrano il suo cuore. “Il mio babbo – ha raccontato Jovanotti durante la conferenza stampa di presentazione della mostra – ha lavorato in Vaticano per una vita, 55 anni, tutti e quattro i figli siamo nati a Porta Cavalleggeri, i vaccini, le visite mediche le facevamo come tutti al Fas, si andava alla farmacia vaticana, al Governatorato a comprare le scarpe, alla Nona a fare la spesa”. Una vita quella di Jovanotti intrecciata profondamente con il Vaticano, che ama definirsi “un bambino esploratore di questi luoghi impregnati di storia e di bellezza”. Tra i suoi posti del cuore la Galleria delle Mappe, dove “facevo di rincorsa delle grandi scivolate sul marmo del lungo corridoio dei musei vaticani”, ma tra i ricordi di Lorenzo bambino anche le esplorazioni nel cortile del Belvedere e in altri luoghi interni delle mura vaticane. “Queste esperienze vissute all’interno della Città del Vaticano hanno nutrito la mia fantasia e la mia passione per i viaggi, per le mappe, per le grandi esplorazioni e scoperte geografiche e per la grande storia di cui questo posto è impregnato fino all’ultimo sanpietrino” ha aggiunto l’artista. Un Jovanotti quello di oggi sopraffatto dalle emozioni perché come lui stesso ha raccontato suo papà sognava che uno dei suoi figli potesse avere una carriera in Vaticano, “una grande aspettativa delusa da tutti e quattro i figli, ma il mio ritorno e la mia presenza oggi a questa mostra mi fa pensare che niente succede a caso, e questo mi emoziona”. Di ritorno da un viaggio impegnativo, dodici lunghi e difficili mesi per il cantautore in seguito alla grave caduta in bicicletta che avvenne lo scorso anno a Santo Domingo, Jovanotti si trovava a casa per un recupero fisico intenso quando è stato contattato per far parte del progetto della mostra della Bav, e che ha accettato con grande entusiasmo. “Ho cercato di fare il mio lavoro nella mostra ponendomi con nessuna presunzione, non sono un artista che fa installazioni, non sono presente in nessuna galleria d’arte, non ho partecipato a nessuna mostra collettiva, sono un artista di spettacolo, la mia produzione è molto legata all’idea del viaggio e dell’esplorazione, mi considero un cercatore di sonorità, un esploratore di mondi sonori e musicali” ha spiegato alla stampa. L’idea di occupare l’ingresso della Bav è stata pensata da Lorenzo Cherubini come se fosse una bacheca di ricordi, di suggestioni. In apertura ha esposto la sua bicicletta con i bagagli con la quale ha girato mezzo mondo dal Karakorum al Pakistan, dalla Cina alla Nuova Zelanda, fino all’Argentina da cima a fondo, poi il Cile, quasi tutti i paesi dell’America latina. In esposizione oltre alla sua bici segue la chitarra, realizzata da un’artista argentina, e poi una palla da discoteca, “l’idea di entrare in Vaticano con una mirror ball – ha ammesso – mi entusiasmava già solo come idea”. Questa palla gigante del resto è un mappamondo dove gli specchietti dorati rappresentano la terra e quelli argentati gli oceani. Poi ci sono pagine di un suo “diario a posteriori”, “questa estate – ha raccontato – ho comprato un diario di bordo bianco e l’ho riempito di disegni che mi ricordavano i posti dove sono stato”. Cuore dell’installazione pop un viaggio sonoro fatto di suoni che ha sentito e realizzato come musicista nei suoi 58 anni di vita e 40 anni di dischi, “è un grande mix come se si fosse in sella di una bicicletta che passa attraverso paesaggi sonori, ci sono le mie canzoni riviste e rimaneggiate, ci sono paesaggi sonori che ho registrato con il mio cellulare, ci sono voci, ci sono i miei flussi di coscienza”. Perché tutto questo? “Non per nutrire il mio ego o per esporlo o per realizzare un’opera auto riferita, ma con l’intento di interpretare un ruolo che mi è piuttosto congeniale, quello del cavallo di Troia, ovvero di far venire in Vaticano persone che non sarebbero mai venute a visitare la Biblioteca apostolica. In questo modo conto di fargli un regalo perché si tratta di entrare in un luogo importante della nostra storia e di sentire percorrendo la strada che porta al Cortile del Belvedere il cuore battere per qualcosa che non conosceva prima in un mondo oggi sempre più minacciato dalle opportunità di non scoprire più nulla, perché il mondo degli algoritmi, in qualche modo, continua a proporci quello che già sappiamo e a lavorare sul fatto che tutto il nutrimento non è altro che una conferma di quello che già siamo e conosciamo. Invece – ha spiegato Jovanotti ai giornalisti – il senso del viaggio è quello di andare a scoprire quello che non siamo e quello che potremmo essere, quindi l’altro, le diverse culture, nuovi luoghi, lingue e meraviglie che il mondo ci offre a patto che noi decidiamo di andargli incontro, e non semplicemente di lasciarci invadere nella nostra immaginazione dal mondo ma fare un passo verso il mondo che poi è il senso vero del pellegrinaggio”. Questa mostra realizzata in occasione del Giubileo rappresenta un’opportunità di farsi pellegrini. “Per me ogni viaggio è un pellegrinaggio – ha sottolineato Cherubini -, ogni spostamento è sempre un ritorno, essere qui oggi in Vaticano è un ritorno nel luogo dove sono nato, dove ci sono le emozioni più intense della mia infanzia ma è anche una nuova partenza perché come si dice tutte le strade portano a Roma e di conseguenza tutte le strade partono da Roma”. E alla domanda dei giornalisti sul rapporto con la fede Jovanotti confessa che si entra in una zona di pudore estremo e scherzosamente dichiara “sarei più a mio agio fare uno spogliarello piuttosto che spogliare l’anima, rimango nella nuvola di una fede molto debole, molto altalenante, continuamente alla ricerca di segni e di conferme che arrivano e poi sfuggono”. Un viaggio, quello della fede di Lorenzo iniziato “tanto tempo fa da aspetti esteriori” perché il Vaticano per lui “non è mai stato un luogo dello spirito ma della bellezza, ho percepito la spiritualità in luoghi molto più defilati e nascosti. Da bambino questo era un luogo di meraviglie, di colori splendidi, di artisti meravigliosi, di paramenti che mi ricordavano un grande spettacolo con l’ingenuità degli occhi di un fanciullo, tutto era semplicemente meraviglia”. E sulla religione “è quanto di più umano ci contraddistingue, è il tentativo dell’uomo di trascendere l’umano e di sentirsi parte di qualcosa di più grande e misterioso traducendo tutto questo attraverso la vastità del mondo”. Un viaggio di rinascita come ripartenza quello di Jovanotti. Un’occasione per riflettere sul senso del giubileo “al ritorno di un’origine che è dentro di noi e che proietta verso il futuro”. E allora non ci resta che farci viandanti in questo Anno Santo perchè la Speranza è una virtù che cammina.
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