Ernesto Preziosi: per un nuovo impegno politico dei credenti

Abbiamo incontrato l'onorevole Ernesto Preziosi, deputato cattolico del Pd. La politica come la forma più alta di carità e le ultime "battaglie" dei cattolici.

“Una sola è la città, Argomenti per un rinnovato impegno dei credenti”. È questo il titolo del volume curato dall’onorevole Ernesto Preziosi, deputato del Pd, presentato nei giorni scorsi a Cosenza. Abbiamo intervistato Preziosi.

Onorevole, cosa significa parlare di un rinnovato impegno dei credenti?

Guardando la realtà con cui ci stiamo misurando nel nostro Paese, ci troviamo di fronte a una crisi anche grave, sociale, e della stessa democrazia nelle varie forme di partecipazione. Il crollo nella partecipazione alle elezioni è un tema molto delicato. In questa situazione tutti i cittadini sono chiamati a un nuovo impegno, e fra questi anche i cattolici, che hanno un motivo di fondo per impegnarsi, non legato a una ideologia, ma al loro stesso essere credenti in Cristo, e che per questo sono portati a sentirsi fratelli tra loro e responsabili del futuro.

Negli ultimi anni sono mutate diverse sensibilità e maturate nuove istanze sociali. Come è cambiato l’impegno dei cattolici in politica?

C’è meno nostalgia delle forme del passato. Negli anni scorsi molti, di fronte al disorientamento, molti erano portati a rimpiangere il passato e si diceva: ‘dobbiamo tornare indietro, quando avevamo un partito’. Oggi c’è meno nostalgia, perché ci si rende conto che per la situazione nuova che noi abbiamo occorrono degli strumenti nuovi. C’è la percezione e speriamo la capacità di mettere in atto nuove proposte, strutture, strumenti. In questo senso credo valga la pena dire che per i credenti il problema della politica non è tanto della presenza personale, ma soprattutto di elaborazione culturale. Dobbiamo essere capaci di ricavare dall’insegnamento del Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa e dal Magistero delle proposte di tipo politico sui grandi temi dell’agenda politica: il lavoro, l’assistenza, il welfare, la sanità, la casa. Da un lato, la gerarchia fa bene la sua parte, quella di illuminare le coscienze, mentre noi laici cristiani dobbiamo richiamare delle mediazioni storiche, facendo noi delle proposte di natura politica.

Tra i grandi temi recenti, quello delle unioni civili. Quale l’apporto dei cattolici al dibattito e quali risultati ha prodotto?

Dico tre cose: da un lato la delicatezza della situazione, che ha messo il luce come una larga parte dell’opinione pubblica sia superficiale nell’accostarsi a questo problema e non si renda conto della sua delicatezza. Una cosa sono i diritti individuali delle persone e che, per scelte personali, vivono le situazioni più diverse, e che possiamo garantire, ma altra cosa sono equiparare una unione omosessuale a un matrimonio eterosessuale. C’è stata una sottovalutazione anche dell’opinione pubblica nostra cattolica. In secondo luogo, dentro la dinamica parlamentare i credenti hanno segnalato che c’è una fatica che va superata: la mediazione va sì trovata, ma nel rispetto, ad esempio, dell’identità famiglia naturale, che va tutelata.  Abbiamo agito all’interno delle forze politiche, e questo ha portato anche a un accordo fra di noi. In terzo luogo, il dibattito non è finito, dobbiamo lavorare molto, con gli strumenti che abbiamo, anche con la stampa, per sensibilizzare su questo tema. Dobbiamo suonare un campanello d’allarme anche nelle nostre comunità parrocchiali.

Carità e solidarietà, quale legame?

Per noi credenti la politica è una forma di carità indispensabile, ma allo stesso tempo diversa dalla carità della Caritas, che aiuta il bisogno, l’emergenza, la devianza. Quando interveniamo su questi problemi con la politica usiamo una carità che interviene sulle motivazioni strutturali che determinano povertà, bisogno, integrazione. È l’impegno del politico credente.