Cultura
Film al cinema per l’estate 2024
Di seguito suggeriamo la visione di alcuni film usciti quest’estate o di imminente uscita, molto attesi e con molta probabilità all’altezza delle aspettative del grande pubblico
Chi ha detto che la stagione calda sia fatta solo di ombrelloni, spiagge, piscine ed escursioni in montagna? Se c’è un settore che sta cercando in tutti i modi una ripresa, dopo il rallentamento e la crisi economica causati dalla pandemia, è proprio quello del cinema. Perché allora non trovare un po’ di relax sedendosi sulle comode poltrone delle sale cinematografiche o partecipando alle proiezioni pubbliche nelle piazze, organizzate per lo più in fascia serale, per gustare nuove e vecchie pellicole? Tra belle sorprese da non perdere e buone offerte di cui approfittare, tutti quanti possiamo dare il nostro contributo alla valorizzazione della “settima arte, che è capace di combinare elementi di tante arti creando un’esperienza unica, incomparabile, comunitaria e aggregante. Nata come potente fenomeno sociale, mediatico e culturale verso la fine del XIX secolo, grazie ai pionieri fratelli Lumière che proiettarono, nel 1895, una decina di film della durata di circa un minuto ciascuno nel Grand Café des Capucines a Parigi, la cinematografia connette spazio e tempo, propone storie nelle quali chiunque può sentirsi protagonista e suscita quella dose di piacere, che fa evadere dalla quotidianità. È tempo quindi di lasciarsi emozionare dalla magia delle immagini, che scorrono sul grande schermo e sono accompagnate dalla musica.
Alien: Romulus
Diretto da Fede Álvarez, il film, uscito nelle sale lo scorso 14 agosto, è il nuovo capitolo della leggendaria saga di successo “Alien”. Parla di un gruppo di giovani colonizzatori spaziali che, mentre sta scandagliando gli abissi di una stazione spaziale desolata, si imbatte nella forma di vita più paurosa e orribile presente nell’universo: uno xenomorfo. Il regista ha realizzato un prodotto superbo, che riprende lo stile dell’Alien di Ridley Scotto del 1979 e, allo stesso tempo, si àncora ad Alien – Scontro finale del 1986. La pellicola di Álvarez combina sapientemente il nuovo con gli elementi che hanno reso grande la saga. Troviamo, infatti, gli xenomorfi, i rimandi agli androidi e i riferimenti all’IA, ma anche una certa critica all’avidità capitalista, la presenza dell’horror fantascientifico, molta tensione, azione e sangue sparso. Il film tiene alta la suspense ed è indirizzato per lo più agli amanti del macabro, del truculento e dell’orripilante.
Cattivissimo Me 4
Al cinema dal 21 agosto, anche questa pellicola è un ulteriore sequel di un’altra fortunatissima saga, “Cattivissimo Me”, giunta al suo quarto capitolo. Diretto da Chris Renaud, il film ripropone il quadretto familiare costituito da Gru e Lucy, dalle figlie Margot, Edith e Agnes e dal primo figlio maschio Gru Jr. Il malvagio Maxime Le Mal evade dal carcere con la fidanzata Valentina e giura vendetta su Gru, il quale è costretto a scappare con i suoi familiari sperando di trovare il modo per fermare il villain. Questo cortometraggio d’animazione sa divertire e coinvolgere il pubblico, spiaccica sullo schermo un umorismo estemporaneo incarnato dalla parlata travolgente dei Minions, che colpiscono per la loro immediatezza e distolgono piacevolmente dalla storia principale, creando una sotto trama fatta di battute sensazionali e peripezie che fanno ridere.
Inside Out 2
A distanza di quasi dieci anni dall’uscita del primo capitolo, nel quale si parla di un intelligente viaggio nella mente di una ragazzina di nome Riley, questo sequel presente l’universo dell’adolescenza come qualcosa di sacro nel quale penetra la protagonista ormai tredicenne. È un film che parla delle emozioni primarie, antropomorfizzate come Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, che devono far fronte ai diversi eventi della vita, fino a quando non fanno la loro comparsa i sentimenti più complessi e maturi quali l’Ansia, l’Invidia, Ennui, l’Imbarazzo e la Nostalgia. Le emozioni che hanno segnato l’infanzia di Riley vengono emarginate e sostituite con altre. La protagonista deve allora relazionarsi con le persone per cercare di ritrovare sé stessa. La pellicola è un’ottima descrizione di ciò che vuol dire diventare adolescenti, con tutto ciò che ne consegue in termini di tempeste emotive, derive sentimentali, amori e delusioni scottanti, ma anche maturità e consapevolezza. L’idea alla base di questo prodotto della Pixar, co-prodotto con Walt Disney Pictures, è che siamo tutti eterodiretti da emozioni che controllano il nostro agire, seguendo un percorso che va dall’interiorità verso l’esteriorità (questo spiega il perché del titolo inglese “Inside Out”).
L’Innocenza
Prodotto in Giappone nel 2023 e in uscita nelle sale italiane il 22 agosto, “L’Innocenza” è un film drammatico nel quale il regista giapponese Hirokazu Koreeda sviluppa la storia del piccolo Minato, figlio di una madre single molto affettuosa impiegata in una stireria e orfano di padre. Il ragazzino cade vittima dell’eccessiva severità di un professore della sua scuola, mostrando atteggiamenti strani, silenziosi e riservati. Ben presto la madre Saori scopre che il comportamento di Minato dipende dalla difficile situazione vissuta da quest’ultimo a scuola. La madre allora ha uno scontro durissimo con la preside, da cui pretende spiegazioni. Man mano che la trama prende forma e consistenza, tra risse che si scatenano tra gli alunni e risposte che tradiscono qualcosa di più pesante, il problema si ingigantisce e la questione diventa pubblica. La sfida lanciata all’audience è quella di capire chi sia veramente innocente. Il titolo originale del film (Monster), forse, rende di più l’idea della dura dimensione psicologica all’interno della quale si muovono i personaggi. La storia ha quattro punti di vista divergenti e si contraddistingue per i suoi continui ribaltamenti. Affronta una varietà di temi: dalle fake news al moralismo, dal bullismo alla società giapponese. Cosa molto importante è che la pellicola indaga il confine di passaggio dall’infanzia all’adolescenza e il sentimento dell’amore. Il regista gioca molto sul racconto e sulle immagini, basandosi sull’essenzialità delle parole pronunciate senza aggiungere niente di superfluo.
Finché notte non ci separi
Commedia leggera e godibile, adatta alle richieste di relax e spensieratezza del periodo estivo, diretta da Riccardo Antonaroli e al cinema dal 29 agosto, segue le vicende di una coppia di sposi che si preparano alla loro prima notte di nozze. I due sperano di vivere una notte all’insegna del divertimento e della passione, ma si troveranno a dover fronteggiare incontri e sorprese per le strade di Roma, e a dover riflettere sul matrimonio, sull’amore e sui compromessi necessari affinché la vita coniugale possa crescere e fortificarsi. Il Belpaese riscopre le commedie romantiche che si inseriscono, a pieno titolo, nella tradizione inaugurata dalle rom-come americane. È un modo per non prendersi molto sul serio e per rimuginare sulla bontà dei rapporti che si vivono nella vita.
Invelle
Per i più esigenti alla ricerca di trame tutt’altro che scontate c’è “Invelle”, al cinema dal 29 agosto. Firmato da Simone Massi e presentato nella sezione “Orizzonti” alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2023, questo film d’animazione parla delle storie di tre bambini (Zelinda, Assunta e Icaro) provenienti dal mondo contadino e calati in diverse epoche del Novecento: 1918, 1943 e 1978. Essi attraversano le guerre mondiali e vivono gli anni di piombo, costretti a crescere velocemente per capire come va il mondo, come fa Zelinda, a cucirsi un vestito colorato per fingere che la guerra non esista, come fa Assunta, e a muoversi in contesti drammatici segnati, ad esempio, dall’attentato di Aldo Moro, come fa Icaro. La trama è tenuta insieme dalla storia di questi piccoli, la cui innocenza è messa a dura prova dalla vicissitudine dei tempi che corrono. Storia e microstoria o microstorie si intrecciano fra di loro, creando una complessa matassa che può essere sbrogliata solo “resistendo” ai drammi, “ricordando” il passato e “rivendicando” il proprio posto nel mondo. Il titolo stesso “Invelle”, in dialetto marchigiano, significa “in nessun posto”, quasi a voler intendere un “non luogo” abitato da memorie e persone anonime, che recano sulle loro pelli i segni degli orrori bellici, senza con ciò aver ricevuto medaglie né riconoscimenti storici. I quarantamila fotogrammi disegnati a mano sono raccontati da più voci tra cui quelle di Marco Baliani, Ascanio Celestini e Mimmo Cuticchio.