Primo Piano
Forte l’astensionismo. Le prime pagine dei giornali diocesani
I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, sono allarmati dal forte astensionismo. "A urne chiuse l'affluenza si è fermata poco sopra al 50% – rilevano le testate della Fisc -: in media solo un elettore su due è andato a votare. Una vera emorragia di voti, davvero preoccupante".
O “Votanti in sciopero”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, sono allarmati dal forte astensionismo. “A urne chiuse l’affluenza si è fermata poco sopra al 50% – rilevano le testate della Fisc -: in media solo un elettore su due è andato a votare. Una vera emorragia di voti, davvero preoccupante”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: matrimoni gay, eutanasia, famiglia, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.L’astensionismo alle ultime elezioni. “Il trionfo dell’astensionismo è il dato più significativo di questa tornata elettorale”. È il pensiero che accomuna tutte le riflessioni dopo le elezioni in sette regioni italiane di domenica 31 maggio. Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), afferma: “Per l’Italia percentuali così basse di votanti sono la spia di una indifferenza cinica e disincantata, un misto di rabbia e rassegnazione, la pigrizia e l’incapacità di guardare e scegliere in mezzo alle varie proposte e ai vari candidati. Non c’è da fare un esagerato allarmismo, ma neppure rifugiarsi in qualche frase di rito nei talk-show e poi proseguire come se nulla fosse. Una società che sente sempre più lontane le sue istituzioni difficilmente può avviarsi su prospettive e sentieri positivi per il suo futuro”. Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), osserva: “Il terremoto elettorale è di magnitudo tale da non poter essere esorcizzato dalle motivazioni che facevano prevedere una scarsa affluenza alle urne. La fuga dalle urne incrina definitivamente il mito di un Paese, come l’Italia, dove la partecipazione è sempre stata tendenzialmente sopra la media europea”. In realtà, fa notare Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), “si trattava di elezioni regionali e comunali. Di candidati conosciuti, a cui capita di stringere la mano. Perché proprio in questo caso si è rimasti a casa? La verità è che regioni, province, comuni si sono rivelati talora assai inefficienti, salvaguardando propri interessi e privilegi. Le regioni, che fino all’altro ieri apparivano un fiore all’occhiello, si sono rivelate spendaccione. Molte ad esempio senza rendere efficiente la sanità, compito fondamentale affidato al potere regionale. L’astensione è la scelta di rinunciare alla democrazia volontariamente, perché tanto nulla cambia”. Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), commenta così i dati sull’astensionismo alle ultime elezioni regionali nelle Marche, dove ha votato solo il 49,78% degli aventi diritto: “Abbiamo la consapevolezza della delicatezza del momento storico che stiamo vivendo, ma finché guardandoci in faccia siamo l’uno lo specchio dell’altro riusciamo solo a lamentarci senza mettere in atto nessuna soluzione ai problemi che ci assillano. Amare le Marche significa lavorare per il futuro, per la sanità, per l’istruzione, per i servizi sociali con una particolare attenzione nei confronti dell’economia, delle infrastrutture, della viabilità, dei trasporti, della salvaguardia dell’ambiente e della tutela del territorio”. Sulle pagine di Montefeltro (San Marino-Montefeltro) il vescovo, monsignor Andrea Turazzi, ricorda l’appuntamento del 22 giugno, memoria del patrono dei politici, San Tommaso Moro quando, come lo scorso anno, si pregherà “per una politica ‘buona’”, per condividere “la consapevolezza che il momento presente richiede la partecipazione di tutti e il rifiuto di deleghe e fughe”. Anche Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), si occupa delle ultime elezioni regionali: “La vera vittoria è dell’astensione, che raggiunge ormai la metà degli aventi diritti al voto. E questa non è una bella notizia, perché significa un indebolimento della democrazia popolare: metà degli italiani non è stata interessata alle sorti delle regioni in cui si è votato; oppure ha perso fiducia nei partiti o, peggio ancora, nelle istituzioni. L’astensionismo così alto è un vulnus nella vita della comunità italiana: sta ad indicare un distacco preoccupante tra la gente e le sorti del Paese”. Eppure, afferma Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “ci hanno spiegato che la partecipazione del popolo è la base della democrazia (che non per niente significa ‘potere al popolo’). Senza questa partecipazione la democrazia rattrappisce. Il fatto che il fenomeno sia comune a tutto l’Occidente non lo normalizza, ma evidenzia ‘semplicemente’ che in tutti i Paesi atlantici la democrazia è in grave difficoltà”. Il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli) sottolinea: “In occasione del rinnovo dei consigli regionali del 31 maggio non c’è stata una sola formazione politica, anche fra le meno votate, che non abbia cantato vittoria. Nel nostro Paese, ad ogni elezione, tutti si sentono premiati, anche di fronte a risultati deludenti. Così vanno le cose, ma in questo modo vien meno la possibilità di una sana autocritica, necessaria in presenza di dati oggettivi”. Secondo Silvio Grilli, direttore del Cittadino (Genova), “le urne hanno fornito ai politici due serie ragioni per riflettere: l’astensionismo degli elettori, che ha raggiunto il 50%, indice chiarissimo di una grande sfiducia nell’apparato politico ad ogni livello di responsabilità; la memoria lunga dei cittadini nel ricordare e quindi giudicare chi governa; nell’esprimere il voto, infatti, hanno presentato il conto per le tante e devastanti alluvioni che non sono state previste o impedite”. Per Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), “anche se il dato più rilevante, sia a livello nazionale che a livello locale, risulta quello dell’astensionismo – con tutti gli interrogativi e i moniti che esso suscita -, le elezioni regionali di domenica scorsa hanno molte altre cose da dirci. Lo sbandierato 5-2 del Pd sugli avversari ha, in realtà, svelato ulteriormente le crepe interne di un partito che Renzi non riesce a controllare bene né in parlamento, né in periferia”. Da Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), un monito: “Gli eletti devono ogni giorno ricordare che stanno amministrando risorse non proprie, che in Italia assommano alla strabiliante cifra di 190 miliardi: spalmati su tutti gli italiani, segnano un costo medio di 3.124 euro a persona. Se tutto ciò non produce il bene comune – è stato detto – il sistema diventa un ‘mostro tentacolare’ che si prende pubbliche risorse e restituisce servizi non sempre all’altezza delle attese. L’augurio per tutti gli eletti che queste non siano deluse”. Anche Lorenzo Russo, direttore di Kaire (Ischia), sostiene, che ora, dopo le elezioni, “quello che la gente vuole è persone oneste, persone che siano in grado di affrontare e risolvere i problemi, non crearli”. Concorda Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo): “Vi è un punto importante per tutti e da sempre: l’onestà di chi governa. Troppi, troppi gli scandali ai quali abbiamo assistito ed assistiamo continuamente”. Deriva etica. Sul referendum in Irlanda sui matrimoni gay scrive Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche): “A proposito delle scene di euforia popolare delle folle in Irlanda e in altre piazze su si sono dilungati con evidente compiacenza i vari telegiornali di casa nostra, mio zio Giacomo mi ha fatto queste considerazioni: ‘Vorrei tanto vedere quante persone di qui ad un anno in Irlanda sono passate ad un matrimonio gay! Ho l’impressione che ci troviamo di fronte ad una ostentata etichetta che ora fa moda’”. Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), teme la prossima tappa: “All’indomani del referendum irlandese nel quale il Paese più cattolico d’Europa ha legalizzato i matrimoni omosessuali, Giuseppe De Rita, presidente del Censis intervistato dal quotidiano La Stampa si lascia andare a una previsione: ‘La prossima puntata della saga della soggettività, iniziata negli anni ’70, sarà l’eutanasia’”. Se questo è il clima che si respira, allora è salutata con gioia da Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), la “grande manifestazione per i bambini e per la famiglia”, che si terrà a Roma il 20 giugno. Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. “Rispetto al 2014 il numero di disoccupati in Italia è diminuito dello 0,5% (-17 mila) e il tasso di disoccupazione di mezzo punto percentuale, dal 13,5% al 13%, in Piemonte è rimasto fermo all’11,9%. Non è poco, sicuramente un motivo in più per impegnarsi perché tutti abbiamo la possibilità di ritrovare dignità, lavoro e relazioni nella nostra società, dalla città alla campagna, dai giovani agli adulti, dai migranti ai tanti esclusi della nostra società”, afferma Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino). La questione immigrazione al centro dell’editoriale di Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema): “Nell’Ue, che dovrebbe essere solidale per definizione, è in atto uno scontro che segnerà il suo futuro. Il tema dell’immigrazione e soprattutto il nodo degli ‘richiedenti asilo’ va a interferire infatti con il principio di sovranità nazionale degli Stati che dovrebbe essere superato dal ‘meccanismo obbligatorio’”. A Fossano si è svolto un incontro con la ballerina e pittrice Simona Aztori, come ricorda Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano): “Dopo un incontro con lei, si va oltre certi discorsi. Quelli sull’uguaglianza delle persone nelle differenze, sulla capacità di vivere nonostante le difficoltà, i discorsi su abilità, disabilità e diversabilità. Dopo averla incontrata ciò che resta è proprio ciò che c’è, molto prima di ciò che non c’è. Resta la bellezza della vita”. Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì), parla dei numerosi “testimoni, dietro l’angolo, in carne ed ossa, con i limiti di tutti, ma con sicuramente una marcia in più. Ce ne accorgiamo appieno forse solo quando scompaiono perché sopraggiunge la morte. Sono formidabili presenze di valore, che ci dicono la loro passione per il bene. Sono loro che ci rendono tutti più umani, tracciando una strada da non lasciare deserta od interrotta”. La Guida (Cuneo), invece, ironizza sull’uso di parole inglesi al posto dell’italiano, come “location” al posto di “luogo” o “scenario”. La Voce Alessandrina (Alessandria) ricorda l’emergenza pasta alla mensa della Caritas e la risposta generosa che ha permesso di raccogliere oltre cinque chili di pasta. La Vita Casalese (Casale Monferrato) ricorda che “venerdì alle ore 21 presso la sede del parco del Po di Viale Gramsci” è stato “proiettato il docufilm: ‘Ottopunti’” sul G8 di Genova. La Valsusa (Susa) evidenzia che sabato 30 maggio, il passaggio in Valle della ventesima tappa del 98° Giro d’Italia, la Saint Vincent-Sestriere, “ha calamitato l’attenzione di tutti i media e del mondo sportivo su questa ormai famosa ruga sulla carta geografica, come definì la Valsusa, ormai un quarto di secolo fa, monsignor Vittorio Bernardetto”. Una riflessione su Regioni e Unioni montane offre Pier Giovanni Trossero, direttore dell’Eco del Chisone (Pinerolo): “La Regione Piemonte si assuma le proprie responsabilità e rispetti gli impegni. Altrimenti fa solo un inutile polverone”. Il Biellese (Biella) mette in guardia: “Oltre un denunciato al giorno, per la precisione 397, nel corso del 2014 per truffe e furti nel Biellese”. Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. “Un viaggio di pace. Per aiutare i popoli del Vecchio Continente in quel cammino di riconciliazione che il trascorrere del tempo non può fare considerare scontato. In questo fine settimana, il 6 giugno, Papa Francesco si fa pellegrino a Sarajevo, nel cuore di quei Balcani che hanno segnato in maniera tragica l’ultimo secolo di storia europea”: lo ricorda Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina (Gorizia), in un editoriale ripreso anche dal Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio). All’Assemblea della Cei a maggio, “parlando ai vescovi delle Chiese in Italia, Papa Francesco” ha fra l’altro “sottolineato una missione”, “che ci riguarda come Chiesa ed è non cedere allo scoramento e muoverci contro corrente” per “essere testimoni gioiosi del Cristo Risorto per trasmettere gioia e speranza agli altri”: lo ricorda su Millestrade (Albano) il vescovo, monsignor Marcello Semeraro. L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) riprende una riflessione del Sir sul Corpus Domini: “Lungo le strade in cui esce il Corpus di Lui, ci sono i corpi che scandalizzano e vorremmo invece non vedere. I corpi dei naufragati della vita, i corpi buttati via. Quelli che ci impietosiscono sui barconi e poi ci infastidiscono agli incroci. I corpi della malora. Che non vorremmo sulla nostra strada. E quelli che occultiamo, che è meglio non vedere. I corpi che non sappiamo come fare”. La festa liturgica del beato Rolando Rivi e il Corpus Domini al centro dell’editoriale di Edoardo Tincani, direttore della Libertà (Reggio Emilia-Guastalla): “Queste tradizioni popolari, giovanissime come quella del beato Rolando o antiche come la processione eucaristica nella solennità del Corpus Domini, sono un patrimonio da continuare a valorizzare, custodendone anzitutto il legame con la liturgia e così salvaguardandone la ricchezza spirituale. Senza ostentazione, ma con intima adesione. In questo modo le processioni di questo periodo che dalla primavera ci traghetta in estate (e quante sagre e altre ricorrenze religiose ne danno occasione) diventano anche un fatto sociale, uno strumento di evangelizzazione”. Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) scrive su Papa Francesco: “Nella veduta di Papa Francesco la sfida della povertà chiede d’essere accolta nella propria esperienza di vita e d’essere posta a meta di un’epocale conversione ecclesiale: e qui l’argomentazione è di fede. Ma chiede anche di affrettare un rivolgimento politico mirato al riscatto degli ultimi e qui la proposta è laica”. Ricordando che “Papa Francesco afferma candidamente la sua preferenza della Chiesa intesa anzitutto e soprattutto come popolo”, Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), osserva: “Ce n’è a sufficienza per poter considerare l’ecclesiologia del Papa venuto dalla fine del mondo come un deciso ritorno al pensiero del Vaticano II, arricchito dalle riflessioni delle cinque conferenze generali dell’episcopato latino-americano. La strada è aperta, non rimane altro che percorrerla per intero”. Vittorio Croce, direttore della Gazzetta d’Asti (Asti), sottolinea come il Corpus Domini e il prossimo congresso eucaristico diocesano sono “un’occasione per mettere al centro l’eucaristia, al centro dell’attenzione vitale dei singoli e delle comunità”. Il Corriere Eusebiano (Vercelli) evidenzia che “non è stata solo una cerimonia formale quella di consegna a padre Enrico Masseroni della cittadinanza onoraria di Vercelli”. Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), ricorda che in estate è tempo di oratorio: “Le parrocchie della diocesi di Pavia sono pronte a spalancare le porte dei loro oratori per accogliere bambini e ragazzi. Le settimane dei Grest saranno dedicate al gioco e al piacere di stare insieme, ma segnate anche da momenti di riflessione e preghiera”. Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) ricorda che nei giorni scorsi c’è stato in diocesi il passaggio dei simboli della prossima Giornata mondiale della gioventù: “La croce di San Damiano e la statua della Madonna di Loreto in diocesi, ci richiamano all’essenzialità della Casa e del Pane”.