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Franca Melfi: nuovi robot per l’eccellenza

L’esperta in chirurgia toracica, che ha scelto l’Unical, spiega a PdV la strumentazione di alta precisione in arrivo sul nostro territorio
Franca Melfi, chirurgo toracico, esperto internazionale in chirurgia robotica, ha apportato il proprio contributo al XIX Convegno scientifico della Fondazione Lilli Funaro “Dall’intelligenza artificiale alla
chirurgia robotica”. Nell’occasione l’abbiamo intervistata.
Lei è arrivata qui non da moltissimo tempo, ha trovato un territorio pronto?
Io credo che ci sia un territorio pronto, da un certo punto di vista molto attivo e molto positivo. Questa è la percezione che ho avuto. Sicuramente la gente è desiderosa, secondo me, anche di una sorta di riscatto, per cui farò di tutto per dare questo contributo. Certamente c’è da lavorare perché il territorio ha bisogno comunque di una riorganizzazione. Siamo effettivamente in una fase riorganizzativa perché se si considera che l’Annunziata diventerà un’azienda ospedaliera universitaria sicuramente questo ci darà, per
me, un grande impulso.
Quali strumenti nuovi arriveranno sul nostro territorio?
Arriverà uno strumento, che è sempre una piattaforma robotica, un sistema robotico, però a differenza di quello che noi oggi utilizziamo, sarà diverso. Oggi noi abbiamo un robot con quattro piccoli bracci, quindi dobbiamo fare quattro incisioni, cioè quattro taglietti. Il nuovo sistema robotico ci permette di fare le stesse identiche cose ma con un unico taglio di due centimetri e sette. È una rivoluzione, al di là della materia di cui mi occupo io, che appunto è la robotica toracica, quindi tumore polmonare; lei provi a immaginare una donna che ha bisogno di un’intervento ginecologico, di fare un’incisione, o anche di un uomo che ha bisogno di una prostatectomia. Saremo in grado di offrire questo e saremo uno dei pochi centri a livello italiano, perché non ci sono tante macchine, quindi saremo, credo, o il quarto o il quinto centro.
Lei propone l’interazione uomo-macchina. Mi sovviene il concetto di umanizzazione delle cure. È possibile un’alleanza tra il naturale e l’artificiale?
L’interazione uomo-macchina credo che faccia parte integrante di questo percorso che noi stiamo facendo, perché riguarda soprattutto l’etica.
Si spieghi.
L’etica è fondamentale ed è un tema che va affrontato. Le faccio un esempio banale, che però non è un tanto banale: l’intelligenza artificiale molto spesso, soprattutto per quanto riguarda alcune aree, tipo la mia, si basa, anche a livello predittivo, per prevedere eventi avversi o la malignità o la benignità di una lesione, e questo noi oggi siamo in grado di farlo. Ma ha bisogno di dati. Il problema è che i dati sono dei pazienti. Quindi noi chirurghi dovremmo essere i tutori di questi dati e qui non c’è chiarezza ancora, nel senso che gli enti regolatori non hanno ancora definito chi è responsabile dei dati. L’altro elemento è che l’intelligenza artificiale va governata. Sentivo qualche settimana fa che c’è stato un fatto nel nostro territorio relativo ad alcuni ragazzini, che hanno praticamente messo il viso della loro compagna utilizzando il corpo di altri, e l’hanno mandato sui social. La tecnologia è andata molto avanti, molto velocemente, e purtroppo gli organismi europei sono più lenti.
L’intervista è stata pubblicata sul numero di Parola di Vita del 5 marzo