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Francesca Falcone (UNICAL): Usura? Ecco perché è importante prevenire
L'intervista alla relatrice dell'incontro "Usura in contesti di dipendenza" organizzato dalla Caritas diocesana e tenutosi in Seminario.
La docente UNICAL Francesca Falcone è intervenuta sabato 8 ottobre all’incontro “Usura in contesti di dipendenza”, organizzato dalla Caritas diocesana nell’ambito del percorso formativo “Caritas50 in progress+uno”. L’incontro si è tenuto presso il Seminario diocesano. Abbiamo sentito Falcone.
Usura in contesti di dipendenza. Quali sono i contesti concreti a cui possiamo riferirci?
Rispetto alle dipendenze, il cui catalogo è in continua crescita, l’abuso di sostanze (tossicodipendenza) e il gioco d’azzardo (ludopatia) sono situazioni in cui le persone presentano un elevato rischio di compromissione finanziaria personale, che non solo ha delle ripercussioni evidenti in ambito familiare e lavorativo ma può arrivare a ricorrere all’usura quale soluzione apparentemente più facile e immediata nell’ottenere un prestito che va a ripianare i debiti accumulati. La persona che si trova in questa situazione non ammetterà facilmente di esserlo e, quindi, non prenderà mai l’iniziativa di denunciare; piuttosto continuerà a praticare piccoli o grandi furti o vivrà nel terrore della minaccia di subire un gravo danno per la sua vita. La richiesta di aiuto viene sempre da persone di riferimento che conoscono la situazione e le potenziali conseguenze e provano a ricorrere a quei contesti e quegli strumenti che potrebbero interrompere il meccanismo dell’usura. Denunciare l’usuraio, rivolgersi a servizi specialistici per affrontare il problema della dipendenza e a professionisti competenti per accedere a risorse economiche sono tre attività fondamentali all’interno di un più generale percorso terapeutico.
Episodi usurari si insinuano nelle maglie delle difficoltà di tanti. Cosa si può fare per prevenire?
Prevenzione. Prevenzione a 360 gradi, quindi, sia sul problema che sulle conseguenze che quel problema può comportare. Occorre che la prevenzione sia rivolta a bambini e adolescenti; lavorare nelle scuole e con le scuole, da questo punto di vita, è fondamentale. L’indagine condotta dal centro studi “Semi di melo” mostra dei dati impressionanti: l’età media dei consumatori di droghe tra i minori è 12 anni. A questo si aggiunge il dato impressionante sulla ludopatia: un’indagine commissionata dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e della adolescenza e dalla Società Italiana medici pediatri ha messo in evidenza che bambini e ragazzini fra i 10 e i 17 anni restano ammaliati dal gioco d’azzardo, dalle luci di videopoker e slot-machine, ma anche da gratta e vinci, superenalotto e scommesse di vario genere. È, quindi, un problema serio che non può che essere affrontato con un lavoro di prevenzione per fasce d’età, in contesti adeguati e con figure professionali specifiche.
Andando più nello specifico, cioè pensando a situazioni difficili in cui la persona a causa del gioco d’azzardo per esempio è a rischio di usura, una delle risorse più importanti affinché questo non avvenga è la rete di supporto della persona, familiari, amici, colleghi di lavoro che siano capaci di cogliere la portata del problema e di “accompagnare” la persona verso forme di sostegno economiche alternative che fungono da contrasto al circolo vizioso dell’usura – ad esempio il fondo anti usura che purtroppo spesso è una delle principali cause del suicidio.
Cosa fare invece, per quelle che sono le sue competenze, in caso di dipendenza conclamata?
Quando la dipendenza è evidente è importante, per un operatore o per un componente della rete primaria della persona, riuscire a creare una connessione tra il servizio specialistico e la persona. Il servizio specialistico, in questo caso, è il Ser.D (servizio per le dipendenze) in cui lavora un’équipe multidisciplinare composta da assistenti sociali, educatori professionali, medici, psicologi e infermieri professionali. Questo servizio prende in carico la persona con dipendenza e avvia un percorso terapeutico personalizzato volto a superare la condizione di dipendenza attraverso attività di cura e di riabilitazione. Naturalmente, la sfida, per chi si pone nel ruolo di mediatore tra servizio e persona, è far comprendere alla persona l’importanza di un percorso del genere, ma la persona a sua volta deve aver maturato un minimo di consapevolezza sulla prorpia situazione; diversamente sarà molto difficile avvicinarsi al servizio. Ricordiamo qui che nessuno può sostituirsi ai professionisti sopra citati; nel caso degli operatori o dei volontari, questi devono solo riconoscere i “sintomi” della dipendenza e possono farlo solo riconoscendone alcuni comportamenti attraverso l’osservazione attenta e l’ascolto attivo, per poi accompagnarli al servizio e sostenerli nel percorso.
Quanto è importante formare gli operatori Caritas?
Moltissimo. Uno sguardo “competente” fa sempre la differenza nell’identificazione anche precoce – delle situazioni problematiche e nell’accompagnamento delle, e nel supporto alle, persone in difficoltà. Gli operatori che lavorano con le vulnerabilità anche in contesti non istituzionalizzati e formali, come può essere considerata la Caritas rispetto al servizio sociale professionale del Comune, non possono essere, né essere considerati come, dei volontari senza competenze che offrono aiuto sulla sola base della compassione o del desiderio di dare maggiore significato alla propria vita. Questo perché l’aiuto deve essere “educato”. Intendo dire che i contenuti affettivi, emotivi, etici, culturali dell’aiutare di per sé non garantiscono esiti risolutivi ai problemi per i quali si è innescato l’aiuto; paradossalmente, possono produrre spesso conseguenze inattese o addirittura negative per chi doveva ottenerne un beneficio. Può anche accadere che chi vuole aiutare non sia in grado o abbastanza abile nel farlo, può non capire se e di che tipo di aiuto l’altro ha bisogno e dare un tipo di aiuto che non serve o che alla persona è addirittura di ostacolo o di danno. Per questo offrire una cassetta degli attrezzi a chiunque scelga di essere ‘operatore’ è importantissimo, si tratta di farlo in un modo che non solo sia efficace, ma soprattutto rispettoso della dignità e della libertà della persona.